Il contributo focalizza l’attenzione sull’attività giovanile di Libero Cecchini, architetto, laureatosi nel 1944 al Politecnico di Milano. In particolare si fa riferimento all’incarico di redazione del Piano di Ricostruzione di Volargne (1945), dove Cecchini ha occasione di confrontarsi con un caso-studio “urbano” estremamente delicato che, viste le immani distruzioni verificatesi, richiede un intervento rapido ed efficace, che tenga conto di una serie di fattori resisi impellenti e prioritari. Lo studio preparatorio per il Piano diviene un vero e proprio laboratorio di ricerca in cui Cecchini si circonda di numerosi collaboratori del posto, guidati tutti da un forte senso di appartenenza al luogo e dalla volontà comune di redigere uno strumento che garantisca la “rinascita” del Paese, in un’ottica però di “programmazione globale” di sviluppo dell’intera valle. Il Piano intende operare secondo una priorità degli interventi, partendo dalla ricostruzione dei tetti, per consentire il ricovero degli abitanti, oltre a considerare la necessità di dare occupazione e di far sì che si utilizzino materiali e tecniche locali: dunque ricostruzione di quanto andato distrutto, integrazione con nuovi edifici, realizzazione di nuove abitazioni e di nuovi servizi, creazione di piazze e punti di ritrovo, oltre alla soluzione dei problemi legati alla circolazione veicolare. Tutti interventi nei quali è possibile rintracciare le linee di ricerca che l’Architetto porterà avanti negli anni successivi e che tuttora costituiscono i criteri informatori della sua opera, strettamente connessi agli insegnamenti di Gazzola.
Un giovane “allievo” di Gazzola: Libero Cecchini e la ricostruzione di Volargne
SIMONELLI, RAFFAELLA
2009-01-01
Abstract
Il contributo focalizza l’attenzione sull’attività giovanile di Libero Cecchini, architetto, laureatosi nel 1944 al Politecnico di Milano. In particolare si fa riferimento all’incarico di redazione del Piano di Ricostruzione di Volargne (1945), dove Cecchini ha occasione di confrontarsi con un caso-studio “urbano” estremamente delicato che, viste le immani distruzioni verificatesi, richiede un intervento rapido ed efficace, che tenga conto di una serie di fattori resisi impellenti e prioritari. Lo studio preparatorio per il Piano diviene un vero e proprio laboratorio di ricerca in cui Cecchini si circonda di numerosi collaboratori del posto, guidati tutti da un forte senso di appartenenza al luogo e dalla volontà comune di redigere uno strumento che garantisca la “rinascita” del Paese, in un’ottica però di “programmazione globale” di sviluppo dell’intera valle. Il Piano intende operare secondo una priorità degli interventi, partendo dalla ricostruzione dei tetti, per consentire il ricovero degli abitanti, oltre a considerare la necessità di dare occupazione e di far sì che si utilizzino materiali e tecniche locali: dunque ricostruzione di quanto andato distrutto, integrazione con nuovi edifici, realizzazione di nuove abitazioni e di nuovi servizi, creazione di piazze e punti di ritrovo, oltre alla soluzione dei problemi legati alla circolazione veicolare. Tutti interventi nei quali è possibile rintracciare le linee di ricerca che l’Architetto porterà avanti negli anni successivi e che tuttora costituiscono i criteri informatori della sua opera, strettamente connessi agli insegnamenti di Gazzola.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.