Il volume si configura come una riflessione sulla lettura del territorio contemporaneo. Il genere non è nuovo e si inscrive in un filone di studi che, negli anni recenti, ha assegnato particolare importanza alla descrizione delle nuove configurazioni insediative che caratterizzano ampie parti del territorio europeo. Invadenti per le dimensioni, imprevedibili per i modi di sviluppo e i ritmi d'uso, complicati per la natura dei processi che ne erano all'origine, sfuggenti per il moltiplicarsi dei significati simbolici che vi si attribuivano, tali cambiamenti sembravano infatti, agli occhi di molti studiosi, produrre una nuova condizione urbana che, scompaginando il concetto stesso di città e i rapporti tra individuo e spazio, richiedeva revisioni sostanziali dei modi di osservazione. Si è trattato di un ritorno al territorio che ha stabilito uno scarto significativo rispetto alla più consolidata tradizione analitica degli studi urbani e che si accompagnava d’altro canto alla più generale critica delle sequenze logiche sulle quali si era fondato il progetto urbanistico moderno. Consapevoli delle difficoltà e dei limiti di ogni esercizio che cerchi di leggere il territorio, i contributi che compongono il volume si configurano come dei resoconti di alcune "cose viste" muovendosi su diversi fronti, adottando "viste" diverse. Da un lato si è ritenuto che questo avvicinamento al territorio dovesse rimettere al centro le “cose”, che fosse necessario posare lo sguardo sugli oggetti più vicini ristabilendo per questa via un rapporto con altri livelli di realtà. La configurazione materiale è diventata così un campo di tracce da decodificare che alludono anche ai soggetti, ai desideri, ai conflitti, alle ambiguità che sempre stanno nascosti nei segni fisici. “Vedere” le cose, fare concreta esperienza della città, significava riesercitarsi nelle capacità di “ascolto”, cercare nella materialità dello spazio i provvisori segnali della dimensione più inafferrabile del vissuto. Più in particolare, questo riavvicinamento al territorio ha portato a riscoprire l'ordinario, il banale, gli spazi "normali", a considerare la città come l'esito di una sommatoria di atti consuetudinari e correnti, a rileggere alcuni contributi e tradizioni di ricerca in parte accantonate. Su questo sfondo, il volume si organizza lungo due percorsi, esplorando "situazioni territoriali" e "specie di spazi". Da un lato si è trattato di raccontare puntualmente i caratteri di un territorio per far emergere specificità e differenze rispetto ad un panorama sempre più dominato dalla somiglianza. Una porzione del territorio delle Marche (la valle del fiume Tronto), ben si è prestata a questa osservazione plurale, attenta alle forme e ai modi di costruzione, alle preferenze degli abitanti e ai cambiamenti in atto, alla storia lunga e alla contingenza. Parallelamente si è trattato di misurarsi con un certo grado di generalizzazione, di risalire da alcuni dei materiali più diffusi nello spazio contemporaneo a dei suoi modi di essere ricorrenti, di tentare di dire in cosa si deposita concretamente quella omologazione che più volte viene richiamata come la cifra caratterizzante dei paesaggi contemporanei. In tal senso si è orientata la seconda parte del libro, mettendo al centro della attenzione i territori della casa unifamiliare, le forme e i principi degli spazi produttivi, le configurazioni e le pratiche d’uso degli spazi commerciali. Ogni lettura dello spazio si inventa facendola, non ha alla base un sapere codificato. Le "cose viste" durante queste ricognizioni sul territorio sono state così restituite in modi diversi, mettendo alla prova non solo gli oggetti, ma anche la peculiarità delle “lenti” e delle forme espositive da adottare. Una indagine sulle “cose” e sui “luoghi” dunque, ma anche una riflessione su come si radica e si evolve la nuova condizione urbana in cui siamo immersi e su come, per poterla immaginare al futuro, occorra riuscire nuovamente a “vedere”.

Cose/viste.Letture di territori

MERLINI, CHIARA
2009-01-01

Abstract

Il volume si configura come una riflessione sulla lettura del territorio contemporaneo. Il genere non è nuovo e si inscrive in un filone di studi che, negli anni recenti, ha assegnato particolare importanza alla descrizione delle nuove configurazioni insediative che caratterizzano ampie parti del territorio europeo. Invadenti per le dimensioni, imprevedibili per i modi di sviluppo e i ritmi d'uso, complicati per la natura dei processi che ne erano all'origine, sfuggenti per il moltiplicarsi dei significati simbolici che vi si attribuivano, tali cambiamenti sembravano infatti, agli occhi di molti studiosi, produrre una nuova condizione urbana che, scompaginando il concetto stesso di città e i rapporti tra individuo e spazio, richiedeva revisioni sostanziali dei modi di osservazione. Si è trattato di un ritorno al territorio che ha stabilito uno scarto significativo rispetto alla più consolidata tradizione analitica degli studi urbani e che si accompagnava d’altro canto alla più generale critica delle sequenze logiche sulle quali si era fondato il progetto urbanistico moderno. Consapevoli delle difficoltà e dei limiti di ogni esercizio che cerchi di leggere il territorio, i contributi che compongono il volume si configurano come dei resoconti di alcune "cose viste" muovendosi su diversi fronti, adottando "viste" diverse. Da un lato si è ritenuto che questo avvicinamento al territorio dovesse rimettere al centro le “cose”, che fosse necessario posare lo sguardo sugli oggetti più vicini ristabilendo per questa via un rapporto con altri livelli di realtà. La configurazione materiale è diventata così un campo di tracce da decodificare che alludono anche ai soggetti, ai desideri, ai conflitti, alle ambiguità che sempre stanno nascosti nei segni fisici. “Vedere” le cose, fare concreta esperienza della città, significava riesercitarsi nelle capacità di “ascolto”, cercare nella materialità dello spazio i provvisori segnali della dimensione più inafferrabile del vissuto. Più in particolare, questo riavvicinamento al territorio ha portato a riscoprire l'ordinario, il banale, gli spazi "normali", a considerare la città come l'esito di una sommatoria di atti consuetudinari e correnti, a rileggere alcuni contributi e tradizioni di ricerca in parte accantonate. Su questo sfondo, il volume si organizza lungo due percorsi, esplorando "situazioni territoriali" e "specie di spazi". Da un lato si è trattato di raccontare puntualmente i caratteri di un territorio per far emergere specificità e differenze rispetto ad un panorama sempre più dominato dalla somiglianza. Una porzione del territorio delle Marche (la valle del fiume Tronto), ben si è prestata a questa osservazione plurale, attenta alle forme e ai modi di costruzione, alle preferenze degli abitanti e ai cambiamenti in atto, alla storia lunga e alla contingenza. Parallelamente si è trattato di misurarsi con un certo grado di generalizzazione, di risalire da alcuni dei materiali più diffusi nello spazio contemporaneo a dei suoi modi di essere ricorrenti, di tentare di dire in cosa si deposita concretamente quella omologazione che più volte viene richiamata come la cifra caratterizzante dei paesaggi contemporanei. In tal senso si è orientata la seconda parte del libro, mettendo al centro della attenzione i territori della casa unifamiliare, le forme e i principi degli spazi produttivi, le configurazioni e le pratiche d’uso degli spazi commerciali. Ogni lettura dello spazio si inventa facendola, non ha alla base un sapere codificato. Le "cose viste" durante queste ricognizioni sul territorio sono state così restituite in modi diversi, mettendo alla prova non solo gli oggetti, ma anche la peculiarità delle “lenti” e delle forme espositive da adottare. Una indagine sulle “cose” e sui “luoghi” dunque, ma anche una riflessione su come si radica e si evolve la nuova condizione urbana in cui siamo immersi e su come, per poterla immaginare al futuro, occorra riuscire nuovamente a “vedere”.
2009
Maggioli
9788838744068
territorio contemporaneo; descrizione; situazioni insediative; spazi produttivi; spazi commerciali; abitazione
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