L'articolo esamina l'espressione "mimetica", "conservatrice" e "interattiva" delle chiusure trasparenti e uniformi applicate alla torre Vitro a Londra, progettata da John McAslan & Partners. L'architettura dell'involucro si presenta di delicata esecuzione, oltre la profusione degli inserimenti eccentrici contemporanei e delle articolazioni stilistiche (appartenenti a diversi periodi storici) nella City, proponendosi senza fronti o sezioni "posteriori" per tutti i lati: e l'immagine convenzionale del curtain wall è impiegata al fine di marcare la composizione prismatica sia dell'organismo sia del reticolo regolare dei telai, dal livello basamentale fino all'orditura completa dei prospetti. Contro gli eccessi semantici delle recenti esperienze rivolte alla esteriorità dei meccanismi prestazionali e costruttivi, delle interfacce ibride tra prodotti e materiali di diversa fattura tettonica, come anche delle intersezioni tra gli apparati di chiusura e le sofisticate apparecchiature di funzionamento, la torre Vitro attualizza la tradizione e il connubio "archetipico" tra la verticalità e le facciate continue. La configurazione che ne deriva rende visibili le "linee di forza" delle intelaiature, con la "rimozione" del peso e della massa insieme alla apparente "fragilità visiva", mentre l'elaborazione morfologica e tecnico-costruttiva si manifesta in forma effimera, in cui la "light architecture" dell'involucro torna a sostenere, come una "conquista", la "dematerializzazione" dei piani di facciata. L'afflato "archetipico" (nel processo di "mimesi" con gli stereotipi della tradizione) diviene proporzionale all'immediato svincolarsi percettivo dalla struttura, combinato all'espressione, oltre lo "scheletro" portante, aperta e fluida degli spazi adibiti a uffici.

Manifesto londinese alla cortina sospesa

NASTRI, MASSIMILIANO
2006-01-01

Abstract

L'articolo esamina l'espressione "mimetica", "conservatrice" e "interattiva" delle chiusure trasparenti e uniformi applicate alla torre Vitro a Londra, progettata da John McAslan & Partners. L'architettura dell'involucro si presenta di delicata esecuzione, oltre la profusione degli inserimenti eccentrici contemporanei e delle articolazioni stilistiche (appartenenti a diversi periodi storici) nella City, proponendosi senza fronti o sezioni "posteriori" per tutti i lati: e l'immagine convenzionale del curtain wall è impiegata al fine di marcare la composizione prismatica sia dell'organismo sia del reticolo regolare dei telai, dal livello basamentale fino all'orditura completa dei prospetti. Contro gli eccessi semantici delle recenti esperienze rivolte alla esteriorità dei meccanismi prestazionali e costruttivi, delle interfacce ibride tra prodotti e materiali di diversa fattura tettonica, come anche delle intersezioni tra gli apparati di chiusura e le sofisticate apparecchiature di funzionamento, la torre Vitro attualizza la tradizione e il connubio "archetipico" tra la verticalità e le facciate continue. La configurazione che ne deriva rende visibili le "linee di forza" delle intelaiature, con la "rimozione" del peso e della massa insieme alla apparente "fragilità visiva", mentre l'elaborazione morfologica e tecnico-costruttiva si manifesta in forma effimera, in cui la "light architecture" dell'involucro torna a sostenere, come una "conquista", la "dematerializzazione" dei piani di facciata. L'afflato "archetipico" (nel processo di "mimesi" con gli stereotipi della tradizione) diviene proporzionale all'immediato svincolarsi percettivo dalla struttura, combinato all'espressione, oltre lo "scheletro" portante, aperta e fluida degli spazi adibiti a uffici.
2006
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