“Ingegneri sotto pena di morte”, così Michelet definiva gli abitanti della Bassa Lombardia e fra questi anche i Mantovani, che, all’indomani dell’Unità d’Italia, seppero distingersi nell’ambito del dibattito nazionale su bonifica, irrigazione e navigazione, ossia sull’uso razionale della risorsa idraulica in Pianura Padana. La maggioranza di essi proveniva da famiglie della borghesia agraria, eredi dello studio puntuale del territorio condotto dai periti agrimensori sin dai secoli passati. La tardiva istituzione nel 1781 di una vera e propria scuola mantovana per la formazione di tecnici deputati al controllo del territorio, affidata all’abate e matematico Gioseffo Mari, ebbe comunque il merito di costituire il primo nucleo di professionisti i cui eredi, spesso per tradizione familiare, ebbero possibilità di studiare nei principali atenei dell’Italia Settentrionale, con predilezione per quello ticinese. Il saggio restituisce i nomi di molti di questi tecnici dimenticati, ponendo in risalto le carriere di coloro che più di altri si prodigarono nell’ambito del Comitato Mantovano per la Navigazione Interna, costituito nel 1905 e propugnatore per un quarantennio dell’idea del trasporto fluviale.
Tecnici, ingegneri e navigazione nel Mantovano fra XIX e XX secolo
TOGLIANI, CARLO
2009-01-01
Abstract
“Ingegneri sotto pena di morte”, così Michelet definiva gli abitanti della Bassa Lombardia e fra questi anche i Mantovani, che, all’indomani dell’Unità d’Italia, seppero distingersi nell’ambito del dibattito nazionale su bonifica, irrigazione e navigazione, ossia sull’uso razionale della risorsa idraulica in Pianura Padana. La maggioranza di essi proveniva da famiglie della borghesia agraria, eredi dello studio puntuale del territorio condotto dai periti agrimensori sin dai secoli passati. La tardiva istituzione nel 1781 di una vera e propria scuola mantovana per la formazione di tecnici deputati al controllo del territorio, affidata all’abate e matematico Gioseffo Mari, ebbe comunque il merito di costituire il primo nucleo di professionisti i cui eredi, spesso per tradizione familiare, ebbero possibilità di studiare nei principali atenei dell’Italia Settentrionale, con predilezione per quello ticinese. Il saggio restituisce i nomi di molti di questi tecnici dimenticati, ponendo in risalto le carriere di coloro che più di altri si prodigarono nell’ambito del Comitato Mantovano per la Navigazione Interna, costituito nel 1905 e propugnatore per un quarantennio dell’idea del trasporto fluviale.File | Dimensione | Formato | |
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