L'articolo esamina l'esecuzione relazionale, connettiva e materica dei sistemi di facciata applicati nel Gresham Street Office Building a Londra, progettato da Nicholas Grimshaw and Partners. Il Gresham Street Office Building si configura come opera di sensibile mediazione e di equilibrio insediativo, attraverso la definizione morfologica esterna che combina i diversi caratteri convergenti nel contesto. L'inserimento del Gresham Building manifesta la capacità di adeguarsi alla disposizione volumetrica e prospettica del tessuto urbano, proponendosi, secondo l'articolazione equilibrata dei corpi e delle sezioni perimetrali, all'interno delle improvvise giustapposizioni tra edifici antichi e contemporanei, tra percorsi medievali e moderni. La concezione geometrica, relazionale e percettiva seguita da Grimshaw si rivolge alla "mediazione" fisica, materiale e compositiva nei confronti della spazialità frammentaria, introversa oppure aperta: questo, secondo molteplici livelli di scala, innestando l'edificio nel tessuto caratterizzato da poche occasioni di luoghi fruibili pubblicamente. E tali condizioni affermano lo sviluppo planimetrico e morfo-tipologico dell'intervento, fino all'impiego delle chiusure trasparenti, osmotiche, dotate di componenti "ibridati" e attualizzati rispetto alla tradizione costruttiva, all'interno di un reticolo modulare. La poetica di Grimshaw dimostra come il singolo intervento architettonico, unitamente allo studio dell'involucro, possa divenire il fulcro di una nuova e immediata "centralità" nel contesto, ovvero il "meccanismo catalizzatore" della fruizione e della visione micro-urbana: questo, mediante l'impiego di un linguaggio elementare e riconoscibile delle superfici esterne che, comunque, non rinuncia alle suggestioni di forme evocative e scenografiche anche tra i caratteri della "città stratificata". La costruzione nell'insieme e gli apparati di orditura e di chiusura esterni sostengono le affinità, piuttosto che le differenze, tra contenuti ed espressioni spesso disparate; l'edificio e i sistemi di involucro assumono, in modo globale, i princìpi della "sostenibilità" e dell'integrazione ambientale, la definizione di una architettura allo stesso tempo omogenea e aperta al luogo (in termini fruitivi e visivi), l'adozione di componenti e di pezzi per le facciate in grado di radunare gli stilemi archetipici della cultura materiale e i canoni dell'innovazione tecnico-produttiva.

I 10 piani della "casa degli alberi"

NASTRI, MASSIMILIANO
2006-01-01

Abstract

L'articolo esamina l'esecuzione relazionale, connettiva e materica dei sistemi di facciata applicati nel Gresham Street Office Building a Londra, progettato da Nicholas Grimshaw and Partners. Il Gresham Street Office Building si configura come opera di sensibile mediazione e di equilibrio insediativo, attraverso la definizione morfologica esterna che combina i diversi caratteri convergenti nel contesto. L'inserimento del Gresham Building manifesta la capacità di adeguarsi alla disposizione volumetrica e prospettica del tessuto urbano, proponendosi, secondo l'articolazione equilibrata dei corpi e delle sezioni perimetrali, all'interno delle improvvise giustapposizioni tra edifici antichi e contemporanei, tra percorsi medievali e moderni. La concezione geometrica, relazionale e percettiva seguita da Grimshaw si rivolge alla "mediazione" fisica, materiale e compositiva nei confronti della spazialità frammentaria, introversa oppure aperta: questo, secondo molteplici livelli di scala, innestando l'edificio nel tessuto caratterizzato da poche occasioni di luoghi fruibili pubblicamente. E tali condizioni affermano lo sviluppo planimetrico e morfo-tipologico dell'intervento, fino all'impiego delle chiusure trasparenti, osmotiche, dotate di componenti "ibridati" e attualizzati rispetto alla tradizione costruttiva, all'interno di un reticolo modulare. La poetica di Grimshaw dimostra come il singolo intervento architettonico, unitamente allo studio dell'involucro, possa divenire il fulcro di una nuova e immediata "centralità" nel contesto, ovvero il "meccanismo catalizzatore" della fruizione e della visione micro-urbana: questo, mediante l'impiego di un linguaggio elementare e riconoscibile delle superfici esterne che, comunque, non rinuncia alle suggestioni di forme evocative e scenografiche anche tra i caratteri della "città stratificata". La costruzione nell'insieme e gli apparati di orditura e di chiusura esterni sostengono le affinità, piuttosto che le differenze, tra contenuti ed espressioni spesso disparate; l'edificio e i sistemi di involucro assumono, in modo globale, i princìpi della "sostenibilità" e dell'integrazione ambientale, la definizione di una architettura allo stesso tempo omogenea e aperta al luogo (in termini fruitivi e visivi), l'adozione di componenti e di pezzi per le facciate in grado di radunare gli stilemi archetipici della cultura materiale e i canoni dell'innovazione tecnico-produttiva.
2006
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