Il saggio evidenzia le principali implicazioni del dibattito contemporaneo sulla conservazione dell’architettura moderna e le prospettive aperte dalle strategie della Conservazione Programmata. In particolare l’esperienza acquisita da DOCO- MOMO nel corso del tempo mostra come la teoria della conservazione architet- tonica del XX secolo sia molto evoluta negli ultimi 20 anni; i più recenti contri- buti evidenziano come le problematiche legate alla conservazione non possano essere ridotte alla discussione dei soli problemi tecnici perché le modalità con cui 44 si conserva e si restaura non possono mai essere separate dalle ragioni per cui lo si fa, di conseguenza non ci si deve focalizzare esclusivamente sul ‘come’ si conser- va, ma anche sul ‘perché’ è necessario farlo. A ciò si deve aggiungere che il Modernismo è oggi concepito come un movimento artistico, architettonico e cul- turale molto più articolato nelle sue espressioni e la conservazione dei suoi pro- dotti non può essere disgiunta dai contesti politici, sociali ed economici della società contemporanea che lo reinterpreta. Una delle problematiche che suscita ancora una volta interessanti interrogativi è la conservazione dei moderni materiali da costruzione che implica impreviste implicazioni teoretiche. L’impossibile conservazione del Moderno senza cure costanti mette in discussione i tradizionali processi del restauro. Una manutenzio- ne regolare potrebbe essere certamente la migliore strategia per la conservazione degli edifici anche dal punto di vista del loro significato culturale, ma sulla teoria e sulle pratiche della manutenzione è necessario chiarire le implicazioni teoreti- che e pratiche. Richiamare il concetto di ‘manutenzione preventiva’ per queste architetture è impossibile, a causa della natura ‘inaffidabile’ del patrimonio storico che origina un profondo gap metodologico tra qualsiasi processo di manutenzione di origine industriale e cosa è considerato ‘patrimonio’ da tutelare. Allo stesso modo ogni ‘manutenzione a guasto’ porta alla perdita di autenticità. La Conservazione Programmata chiede invece di spostarsi dall’idea di far guarire alla strategia di dare attenzione: una sfida culturale piuttosto che tecnologica. Non è la ricerca di prestazioni che rimangano sempre uguali ma è il volere che evolvano insieme con il contesto culturale e sociale. In sostanza l’attuale concezione della conservazione – come conservazione programmata e integrata – comprende le nozioni di compatibilità e sostenibilità, identità dinamiche e co-evoluzione del costruito che si accompagna ai bisogni di coloro che lo abitano. I più avanzati studi sul patrimonio culturale architettonico discutono quindi l’idea di un sistema aperto che non corrisponda solo ai monumenti ma ad un più ampio contesto eco- nomico, culturale e di valori etici. La Conservazione Programmata pone in discussione ruolo e metodi del tradizio- nale progetto di restauro: da singolo evento straordinario ad un insieme di attivi- tà dirette a preservare l’autenticità e a governare le trasformazioni. A fronte di promettenti esperienze internazionali, una diffusa applicazione di questi principi è ancora molto problematica. Se da un lato sconta la difficoltà di una strategia di lungo periodo dall’altro si deve registrare la mancanza di una edu- cazione adeguata in amministrazioni pubbliche come in comunità locali. I mec- canismi partecipativi sono fondamentali, tanto quanto l’importanza che deve essere riconosciuta alla conoscenza: solo dalla conoscenza può venire la cura e per la Conservazione è più che mai necessario gettare ponti verso le scienze eco- nomiche, cognitive e sociali.
On the edge of modern heritage conservation
CANZIANI, ANDREA
2009-01-01
Abstract
Il saggio evidenzia le principali implicazioni del dibattito contemporaneo sulla conservazione dell’architettura moderna e le prospettive aperte dalle strategie della Conservazione Programmata. In particolare l’esperienza acquisita da DOCO- MOMO nel corso del tempo mostra come la teoria della conservazione architet- tonica del XX secolo sia molto evoluta negli ultimi 20 anni; i più recenti contri- buti evidenziano come le problematiche legate alla conservazione non possano essere ridotte alla discussione dei soli problemi tecnici perché le modalità con cui 44 si conserva e si restaura non possono mai essere separate dalle ragioni per cui lo si fa, di conseguenza non ci si deve focalizzare esclusivamente sul ‘come’ si conser- va, ma anche sul ‘perché’ è necessario farlo. A ciò si deve aggiungere che il Modernismo è oggi concepito come un movimento artistico, architettonico e cul- turale molto più articolato nelle sue espressioni e la conservazione dei suoi pro- dotti non può essere disgiunta dai contesti politici, sociali ed economici della società contemporanea che lo reinterpreta. Una delle problematiche che suscita ancora una volta interessanti interrogativi è la conservazione dei moderni materiali da costruzione che implica impreviste implicazioni teoretiche. L’impossibile conservazione del Moderno senza cure costanti mette in discussione i tradizionali processi del restauro. Una manutenzio- ne regolare potrebbe essere certamente la migliore strategia per la conservazione degli edifici anche dal punto di vista del loro significato culturale, ma sulla teoria e sulle pratiche della manutenzione è necessario chiarire le implicazioni teoreti- che e pratiche. Richiamare il concetto di ‘manutenzione preventiva’ per queste architetture è impossibile, a causa della natura ‘inaffidabile’ del patrimonio storico che origina un profondo gap metodologico tra qualsiasi processo di manutenzione di origine industriale e cosa è considerato ‘patrimonio’ da tutelare. Allo stesso modo ogni ‘manutenzione a guasto’ porta alla perdita di autenticità. La Conservazione Programmata chiede invece di spostarsi dall’idea di far guarire alla strategia di dare attenzione: una sfida culturale piuttosto che tecnologica. Non è la ricerca di prestazioni che rimangano sempre uguali ma è il volere che evolvano insieme con il contesto culturale e sociale. In sostanza l’attuale concezione della conservazione – come conservazione programmata e integrata – comprende le nozioni di compatibilità e sostenibilità, identità dinamiche e co-evoluzione del costruito che si accompagna ai bisogni di coloro che lo abitano. I più avanzati studi sul patrimonio culturale architettonico discutono quindi l’idea di un sistema aperto che non corrisponda solo ai monumenti ma ad un più ampio contesto eco- nomico, culturale e di valori etici. La Conservazione Programmata pone in discussione ruolo e metodi del tradizio- nale progetto di restauro: da singolo evento straordinario ad un insieme di attivi- tà dirette a preservare l’autenticità e a governare le trasformazioni. A fronte di promettenti esperienze internazionali, una diffusa applicazione di questi principi è ancora molto problematica. Se da un lato sconta la difficoltà di una strategia di lungo periodo dall’altro si deve registrare la mancanza di una edu- cazione adeguata in amministrazioni pubbliche come in comunità locali. I mec- canismi partecipativi sono fondamentali, tanto quanto l’importanza che deve essere riconosciuta alla conoscenza: solo dalla conoscenza può venire la cura e per la Conservazione è più che mai necessario gettare ponti verso le scienze eco- nomiche, cognitive e sociali.File | Dimensione | Formato | |
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