Il sistema della mobilità e dei trasporti può essere visto ragionevolmente e contemporaneamente come una conseguenza e una funzione dell’uso del suolo: come da quasi mezzo secolo è stato osservato e dimostrato la distribuzione delle attività umane sul territorio genera e caratterizza la mobilità. La dimensione delle infrastrutture deriva dagli insediamenti; è parte essenziale delle condizioni generali per lo sviluppo sociale e economico, ma non è il fattore determinante della crescita economica: elemento necessario, ma non sufficiente, dunque. Diversi livelli operativi della pubblica amministrazione si preoccupano di fornire le idonee infrastrutture per sostenere la domanda di mobilità e per favorire il moltiplicarsi di relazioni con buona efficienza, ma per quanto la finalità possa essere quella di raggiungere soluzioni utili e praticabili rispetto alle problematiche presenti nei trasporti, questa non può essere perseguita soltanto attraverso un approccio empirico senza pianificazione e senza verifiche. Di fatto i diversi investimenti costituiscono prove, tentativi, parti in attuazione di strategie, ma purtroppo e non sempre sono disponibili analisi e verifiche convincenti di quanto è avvenuto, della bontà e dell’efficacia delle scelte, dell’efficienza degli strumenti con cui si è operato. In altre parole non sempre si dispone di informazioni veramente utili per indirizzare i comportamenti della pubblica amministrazione e dei pianificatori. In questo contesto si inseriscono due elementi importanti: l’istituzione dei Piani urbani del traffico e dei Piani di traffico della viabilità extraurbana e l’ampliamento dell’offerta tecnologica nel settore del controllo del traffico e delle soluzioni di centralizzazione del controllo. I due elementi, se combinati, richiedono comunque che per la costruzione di strumenti di supporto ai loro diversi aspetti operativi si operi per combinare teoria metodologia e manualistica, tre modi di vedere e organizzare il sapere disciplinare. A partire dalla consapevolezza che la definizione degli obiettivi, le procedure e le scelte tecniche derivate da queste esperienze e dalla loro revisione critica sarebbero assai diverse da quelle che potrebbero essere derivate dalle impressioni raccolte quotidianamente viaggiando per ragioni di lavoro o di studio o suggestionati dalla lettura dei giornali si è, quindi, mirato a ricostruire se non un quadro completo almeno un inquadramento e uno sviluppo dei temi che si sono ritenuti critici nella pianificazione del traffico da parte delle Pubbliche Amministrazioni. La questione centrale nella pianificazione e nell’organizzazione dei trasporti e nel controllo del traffico non sta solo, però, nell’evitare le suggestioni suggerite dall’emozione dell’esperienza quotidiana, quanto nel sapere combinare una visione locale con una visione ampia e territoriale capace di formulare strategie a medio e a lungo termine con aspetti tecnici e di qualità delle soluzioni particolari. Infatti, oltre a questa enorme differenza tra scelte suggestionate da accadimenti estemporanei o condizionate da emergenze, poco importa se apparenti o reali, e scelte derivate da un contesto di continua programmazione e verifica, esiste un altro aspetto critico che deriva dalla difficoltà di congiungere visioni locali e visioni a breve termine con inquadramenti generali e strategie a medio e lungo termine. L’organizzazione e la pianificazione nel campo del sistema della mobilità e dei trasporti richiama inevitabilmente l’altro settore della pianificazione territoriale e urbana, governato talvolta dai piani territoriali di coordinamento promossi da regioni e province, ma assai più frequentemente dai piani regolatori generali. La pianificazione del sistema della mobilità richiede però ancora di andare oltre l’orizzonte della singola soluzione tecnica e locale dell’infrastruttura, per arrivare a governare gli aspetti complessivi delle reti, degli uffici della pubblica amministrazione e dei livelli di governo, delle aziende di fornitura e manutenzione dei servizi e delle infrastrutture, poiché il nodo centrale del sistema della mobilità, come peraltro in tutta la questione territoriale, non consiste solo nell’eventuale dicotomia tra pianificazione e attuazione, ma coinvolge tutti gli altri aspetti della Pubblica Amministrazione, in quanto gestore dei servizi erogati. Solo in questa visione ampia e strategica sarà, infatti possibile capire la coerenza tra diverse azioni e la loro possibile efficacia nell’essere risolutrici dei problemi che erano stati individuati come prioritari. Basterà ricordare a questo proposito la complessità di gestione dei porti e dei trasporti marittimi, degli aeroporti e dei trasporti aerei, delle stazioni e del servizio ferroviario, del trasporto merci e dell’approvvigionamento urbano, fino a giungere ai trasporti municipali e alla loro connessione con tutto il resto del sistema territoriale: la ricchezza di un paese dipende dal livello qualitativo dei servizi e dall’entità dei costi che la collettività decide di sopportare. Tuttavia, una risposta seria e matura alla domanda di servizi, presuppone sia una notevole capacità di intervento su una molteplicità di elementi collegati e di connessioni logiche, una grande capacità di coordinamento e di visione strategica, doti che senza dubbio richiamano la pianificazione, la programmazione e la gestione con efficienza. Nello stesso tempo, la gestione dei servizi non può non esigere quantità opportuna e idonea qualificazione degli addetti. Scioperi e disservizi, ritardi e costi elevati in confronto agli altri paesi sviluppati comportano forti penalità rispetto a altri paesi. A proposito di tutto questo, e non solo questo, emergono altri temi che seppure con voci diverse compongono il cruciale argomento della gestione del servizio, le cui modalità possono garantire allo stesso modo il successo dell’opera o la sua inutilità. Tuttavia, privilegiare l’obiettivo dell'aspetto fisico della costruzione e trasformazione delle reti della mobilità, come strumento unico per giungere a migliorare i livelli di servizio e di esercizio del servizio stesso, significa non essere consci che l’oggetto del piano non è limitato all’opera fisica e che non si può fare a meno dell'organizzazione del lavoro, perché proprio questo in realtà è un potente vincolo, capace di condizionare tutto il progetto di trasformazione: gratificare il lavoro, promuovere la mobilità nel lavoro, addestrare il personale per elevare le qualificazioni, abbassare la fatica fisica, informatizzare il processo produttivo, aumentare la produttività: quanti decisori siedono al tavolo dei trasporti disposti a modificare i propri obiettivi per garantire finalità generali? Quale può essere la funzione e il ruolo delle organizzazioni sindacali di fronte ad un processo di trasformazione rispetto al proprio compito tradizionale di difesa del posto di lavoro e del salario? Quali garanzie devono essere chieste e quali punti di accordo si possono trovare tra il dilemma di difesa dello stato attuale e quello di rinnovamento delle condizioni attuali dei servizi definibili pubblici per la loro qualità intrinseca e non per la tipologia dell'ente erogatore? Conseguire il miglioramento della produttività aziendale e permettere la concorrenzialità dei modi di trasporto senz'altro vuol dire attuare radicali trasformazioni, tramite operazioni certo non indolori, ma che sono comunque necessarie se si vuole modificare la realtà dei trasporti in Italia e cogliere l'occasione attuale di transizione del settore industriale e della struttura sociale unitamente alle necessità di realizzare un sistema realmente integrato di trasporti.

Pianificazione dei Trasporti e Gestione del Traffico. Seconda edizione

MARESCOTTI, LUCA PIERO;MUSSONE, LORENZO
2008-01-01

Abstract

Il sistema della mobilità e dei trasporti può essere visto ragionevolmente e contemporaneamente come una conseguenza e una funzione dell’uso del suolo: come da quasi mezzo secolo è stato osservato e dimostrato la distribuzione delle attività umane sul territorio genera e caratterizza la mobilità. La dimensione delle infrastrutture deriva dagli insediamenti; è parte essenziale delle condizioni generali per lo sviluppo sociale e economico, ma non è il fattore determinante della crescita economica: elemento necessario, ma non sufficiente, dunque. Diversi livelli operativi della pubblica amministrazione si preoccupano di fornire le idonee infrastrutture per sostenere la domanda di mobilità e per favorire il moltiplicarsi di relazioni con buona efficienza, ma per quanto la finalità possa essere quella di raggiungere soluzioni utili e praticabili rispetto alle problematiche presenti nei trasporti, questa non può essere perseguita soltanto attraverso un approccio empirico senza pianificazione e senza verifiche. Di fatto i diversi investimenti costituiscono prove, tentativi, parti in attuazione di strategie, ma purtroppo e non sempre sono disponibili analisi e verifiche convincenti di quanto è avvenuto, della bontà e dell’efficacia delle scelte, dell’efficienza degli strumenti con cui si è operato. In altre parole non sempre si dispone di informazioni veramente utili per indirizzare i comportamenti della pubblica amministrazione e dei pianificatori. In questo contesto si inseriscono due elementi importanti: l’istituzione dei Piani urbani del traffico e dei Piani di traffico della viabilità extraurbana e l’ampliamento dell’offerta tecnologica nel settore del controllo del traffico e delle soluzioni di centralizzazione del controllo. I due elementi, se combinati, richiedono comunque che per la costruzione di strumenti di supporto ai loro diversi aspetti operativi si operi per combinare teoria metodologia e manualistica, tre modi di vedere e organizzare il sapere disciplinare. A partire dalla consapevolezza che la definizione degli obiettivi, le procedure e le scelte tecniche derivate da queste esperienze e dalla loro revisione critica sarebbero assai diverse da quelle che potrebbero essere derivate dalle impressioni raccolte quotidianamente viaggiando per ragioni di lavoro o di studio o suggestionati dalla lettura dei giornali si è, quindi, mirato a ricostruire se non un quadro completo almeno un inquadramento e uno sviluppo dei temi che si sono ritenuti critici nella pianificazione del traffico da parte delle Pubbliche Amministrazioni. La questione centrale nella pianificazione e nell’organizzazione dei trasporti e nel controllo del traffico non sta solo, però, nell’evitare le suggestioni suggerite dall’emozione dell’esperienza quotidiana, quanto nel sapere combinare una visione locale con una visione ampia e territoriale capace di formulare strategie a medio e a lungo termine con aspetti tecnici e di qualità delle soluzioni particolari. Infatti, oltre a questa enorme differenza tra scelte suggestionate da accadimenti estemporanei o condizionate da emergenze, poco importa se apparenti o reali, e scelte derivate da un contesto di continua programmazione e verifica, esiste un altro aspetto critico che deriva dalla difficoltà di congiungere visioni locali e visioni a breve termine con inquadramenti generali e strategie a medio e lungo termine. L’organizzazione e la pianificazione nel campo del sistema della mobilità e dei trasporti richiama inevitabilmente l’altro settore della pianificazione territoriale e urbana, governato talvolta dai piani territoriali di coordinamento promossi da regioni e province, ma assai più frequentemente dai piani regolatori generali. La pianificazione del sistema della mobilità richiede però ancora di andare oltre l’orizzonte della singola soluzione tecnica e locale dell’infrastruttura, per arrivare a governare gli aspetti complessivi delle reti, degli uffici della pubblica amministrazione e dei livelli di governo, delle aziende di fornitura e manutenzione dei servizi e delle infrastrutture, poiché il nodo centrale del sistema della mobilità, come peraltro in tutta la questione territoriale, non consiste solo nell’eventuale dicotomia tra pianificazione e attuazione, ma coinvolge tutti gli altri aspetti della Pubblica Amministrazione, in quanto gestore dei servizi erogati. Solo in questa visione ampia e strategica sarà, infatti possibile capire la coerenza tra diverse azioni e la loro possibile efficacia nell’essere risolutrici dei problemi che erano stati individuati come prioritari. Basterà ricordare a questo proposito la complessità di gestione dei porti e dei trasporti marittimi, degli aeroporti e dei trasporti aerei, delle stazioni e del servizio ferroviario, del trasporto merci e dell’approvvigionamento urbano, fino a giungere ai trasporti municipali e alla loro connessione con tutto il resto del sistema territoriale: la ricchezza di un paese dipende dal livello qualitativo dei servizi e dall’entità dei costi che la collettività decide di sopportare. Tuttavia, una risposta seria e matura alla domanda di servizi, presuppone sia una notevole capacità di intervento su una molteplicità di elementi collegati e di connessioni logiche, una grande capacità di coordinamento e di visione strategica, doti che senza dubbio richiamano la pianificazione, la programmazione e la gestione con efficienza. Nello stesso tempo, la gestione dei servizi non può non esigere quantità opportuna e idonea qualificazione degli addetti. Scioperi e disservizi, ritardi e costi elevati in confronto agli altri paesi sviluppati comportano forti penalità rispetto a altri paesi. A proposito di tutto questo, e non solo questo, emergono altri temi che seppure con voci diverse compongono il cruciale argomento della gestione del servizio, le cui modalità possono garantire allo stesso modo il successo dell’opera o la sua inutilità. Tuttavia, privilegiare l’obiettivo dell'aspetto fisico della costruzione e trasformazione delle reti della mobilità, come strumento unico per giungere a migliorare i livelli di servizio e di esercizio del servizio stesso, significa non essere consci che l’oggetto del piano non è limitato all’opera fisica e che non si può fare a meno dell'organizzazione del lavoro, perché proprio questo in realtà è un potente vincolo, capace di condizionare tutto il progetto di trasformazione: gratificare il lavoro, promuovere la mobilità nel lavoro, addestrare il personale per elevare le qualificazioni, abbassare la fatica fisica, informatizzare il processo produttivo, aumentare la produttività: quanti decisori siedono al tavolo dei trasporti disposti a modificare i propri obiettivi per garantire finalità generali? Quale può essere la funzione e il ruolo delle organizzazioni sindacali di fronte ad un processo di trasformazione rispetto al proprio compito tradizionale di difesa del posto di lavoro e del salario? Quali garanzie devono essere chieste e quali punti di accordo si possono trovare tra il dilemma di difesa dello stato attuale e quello di rinnovamento delle condizioni attuali dei servizi definibili pubblici per la loro qualità intrinseca e non per la tipologia dell'ente erogatore? Conseguire il miglioramento della produttività aziendale e permettere la concorrenzialità dei modi di trasporto senz'altro vuol dire attuare radicali trasformazioni, tramite operazioni certo non indolori, ma che sono comunque necessarie se si vuole modificare la realtà dei trasporti in Italia e cogliere l'occasione attuale di transizione del settore industriale e della struttura sociale unitamente alle necessità di realizzare un sistema realmente integrato di trasporti.
2008
Il Rostro
9788873650409
Pianificazione dei trasporti, Territorio, Regolazione del traffico, Semaforizzazione
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