Come parroco e responsabile giuridico della chiesa del Redentore in Rovereto, ho molto apprezzato il lavoro di Lucio Franchini, professore al Politecnico di Milano e appassionato studioso di cose locali, intento a mettere in luce alcune vestigia della storia roveretana, tra le quali appunto la quasi dimenticata chiesetta del Redentore di via della Terra. Come è noto essa è stata eretta nel 1654 a cura della Confraternita del Santissimo Sacramento; fu chiusa al culto nel 1784 per ordine dell’imperatore Giuseppe II che confiscò anche i beni della Confraternita stessa. È stata riaperta al culto nel 1802 (epoca napoleonica) sempre a cura della rinata Confraternita, che aveva come obiettivo statutario la promozione del culto pubblico dell’Eucarestia. Non è mai cosa buona ignorare secoli di storia e di devozione popolare, per cui va sinceramente apprezzato questo lavoro di recupero. Nonostante tutto la chiesa è tuttora benedetta e quindi luogo di culto a tutti gli effetti, benché negli ultimi anni sia stata utilizzata solo saltuariamente. Collocata su una via trafficata, non è favorito l’uso religioso sistematico come fu nel remoto e nel recente passato. Negli anni ’50 intere generazioni di studenti l’avevano scelta come sede delle loro riunioni e celebrazioni; successivamente fu valorizzata dalla Comunità parrocchiale di S. Marco come statio quaresimale, cioè punto di raccolta e di partenza di speciali processioni penitenziali legate particolarmente alle quattro tempora. Più recentemente, con intenti meno liturgici, ma pur sempre legati al sacro è stata utilizzata come sede di mostre a soggetto sacro per iniziativa di associazioni varie, come pure sede di mostre di artisti locali più qualificati. Negli anni ’90 la chiesa è stata arricchita di un grande affresco recuperato e riportato sulla parete sinistra del presbiterio al fine di salvarlo dal totale degrado. Mi auguro che il lavoro del professor Franchini possa contribuire a far rivivere un pezzo di storia roveretana e salvare dall’oblio questo edificio ancora caro alla Città.

Il Redentore. L'oratorio della Confraternita del Santissimo Sacramento in Rovereto

FRANCHINI, LUCIO
2004-01-01

Abstract

Come parroco e responsabile giuridico della chiesa del Redentore in Rovereto, ho molto apprezzato il lavoro di Lucio Franchini, professore al Politecnico di Milano e appassionato studioso di cose locali, intento a mettere in luce alcune vestigia della storia roveretana, tra le quali appunto la quasi dimenticata chiesetta del Redentore di via della Terra. Come è noto essa è stata eretta nel 1654 a cura della Confraternita del Santissimo Sacramento; fu chiusa al culto nel 1784 per ordine dell’imperatore Giuseppe II che confiscò anche i beni della Confraternita stessa. È stata riaperta al culto nel 1802 (epoca napoleonica) sempre a cura della rinata Confraternita, che aveva come obiettivo statutario la promozione del culto pubblico dell’Eucarestia. Non è mai cosa buona ignorare secoli di storia e di devozione popolare, per cui va sinceramente apprezzato questo lavoro di recupero. Nonostante tutto la chiesa è tuttora benedetta e quindi luogo di culto a tutti gli effetti, benché negli ultimi anni sia stata utilizzata solo saltuariamente. Collocata su una via trafficata, non è favorito l’uso religioso sistematico come fu nel remoto e nel recente passato. Negli anni ’50 intere generazioni di studenti l’avevano scelta come sede delle loro riunioni e celebrazioni; successivamente fu valorizzata dalla Comunità parrocchiale di S. Marco come statio quaresimale, cioè punto di raccolta e di partenza di speciali processioni penitenziali legate particolarmente alle quattro tempora. Più recentemente, con intenti meno liturgici, ma pur sempre legati al sacro è stata utilizzata come sede di mostre a soggetto sacro per iniziativa di associazioni varie, come pure sede di mostre di artisti locali più qualificati. Negli anni ’90 la chiesa è stata arricchita di un grande affresco recuperato e riportato sulla parete sinistra del presbiterio al fine di salvarlo dal totale degrado. Mi auguro che il lavoro del professor Franchini possa contribuire a far rivivere un pezzo di storia roveretana e salvare dall’oblio questo edificio ancora caro alla Città.
2004
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