Franca Helg ha operato come architetto a Milano dal 1945 al 1989. A vent’anni dalla scomparsa, il suo contributo al progetto moderno appare ormai delinearsi con precisione maggiore rispetto al passato, dopo che per decenni la valorizzazione del suo lavoro era rimasta sospesa all’interno di un’azione critica incentrata sulla figura di Franco Albini, col quale aveva condiviso un trentennale sodalizio professionale. Riconoscendo le affinità che lo legavano a Franca Helg, nonché il suo determinante contributo progettuale nell’arricchimento del linguaggio architettonico dello Studio, Albini ne aveva viceversa sottolineato più volte l’indipendenza per quanto riguardava l’attività culturale e l’insegnamento universitario, aspetto che riveste un’importanza nodale per inquadrare lo specifico apporto di Franca Helg alla comune attività professionale. All’interno della “Scuola Milanese”, Franca Helg ha infatti impersonato un ruolo strategico nel processo di rinnovamento dell’architettura tra l’astrattismo di Albini, con cui lavorava, e il pragmatismo di Lodovico Belgiojoso di cui era assistente all’università. Franca era l’artefice di un incessante e credibile dialogo tra cultura del progetto e professione sia attraverso l’insegnamento sia tramite i propri scritti che rimangono un inalienabile punto di vista autografo delle idee progettuali sostenute dallo Studio Albini-Helg. Franca Helg avrebbe nel tempo implementato le relazioni tra scritti e opere, queste ultime spesso riprese come paradigmi esplicativi di alcuni dei propri convincimenti e interessi culturali e progettuali. Dai suoi scritti emergono i lineamenti di un metodo di lavoro che travalica molti dei luoghi comuni finora alimentati da una critica disattenta o semplificata, in senso riduttivo, attorno ad alcune soluzioni formali ricorrenti nel linguaggio espressivo dello Studio. Il metodo maieutico utilizzato da Franca Helg nella didattica, che aveva come fine l’autonomia di uno sviluppo culturale che non voleva inculcare verità a priori, aveva come corrispettivi nella sua professione il progetto come “processo tentativo” e un netto distacco da un “razionalismo di maniera”. In un articolo su “Lotus” del 1978 così chiariva a questo proposito: “[…] l’appartenenza ad una scuola e ad una ideologia razionale non viene intesa come indicazione stilistica, ma come metodo per capire ogni volta la condizione ed il contesto del progetto e adeguare ragionevolmente (e va da sé, razionalmente) le proposte progettuali alle effettive concrete esigenze”. Il riconoscimento della componente interpretativa dell’operazione creativa denota in Franca Helg un orientamento pragmatico che considera i dati e il metodo come fondamento della conoscenza per operare in architettura e che accantona ogni forma di astrazione meramente concettuale. Il coordinamento tra le valenze della ricerca spaziale e formale e gli aspetti di controllo delle opzioni possibili risultano legati al suo spiccato interesse nei confronti della pratica del progetto e all’aggiornamento dei metodi costruttivi attraverso lo studio del dettaglio, tanto che in “Alcune riflessioni sull’esercizio della progettazione” (1981), Franca sosteneva: “L’esame delle possibilità costruttive potrà incidere sulle scelte tipologiche e viceversa. Questo primo sondaggio su elementi di dettaglio sarà temporaneamente sospeso per riesaminare a scala maggiore, alla luce delle indagini più minute, i problemi urbanistici, ambientali, spaziali e formali dell’insediamento complessivo”. Tra i numerosi progetti di Franco Albini e Franca Helg che l’hanno vista artefice in prima persona, rimangono di grande interesse alcune realizzazioni che, al di là di questo fatto pratico, mostrano risultati tra loro differenti in considerazione dei diversi temi e dei diversi contesti di applicazione: dalla sperimentazione di nuove tecnologie e materiali alla rielaborazione dei temi dell’architettura tradizionale; dal restauro architettonico al rinnovo urbano.

Franca Helg: la visione pragmatica del progetto moderno

GALLIANI, PIERFRANCO
2007-01-01

Abstract

Franca Helg ha operato come architetto a Milano dal 1945 al 1989. A vent’anni dalla scomparsa, il suo contributo al progetto moderno appare ormai delinearsi con precisione maggiore rispetto al passato, dopo che per decenni la valorizzazione del suo lavoro era rimasta sospesa all’interno di un’azione critica incentrata sulla figura di Franco Albini, col quale aveva condiviso un trentennale sodalizio professionale. Riconoscendo le affinità che lo legavano a Franca Helg, nonché il suo determinante contributo progettuale nell’arricchimento del linguaggio architettonico dello Studio, Albini ne aveva viceversa sottolineato più volte l’indipendenza per quanto riguardava l’attività culturale e l’insegnamento universitario, aspetto che riveste un’importanza nodale per inquadrare lo specifico apporto di Franca Helg alla comune attività professionale. All’interno della “Scuola Milanese”, Franca Helg ha infatti impersonato un ruolo strategico nel processo di rinnovamento dell’architettura tra l’astrattismo di Albini, con cui lavorava, e il pragmatismo di Lodovico Belgiojoso di cui era assistente all’università. Franca era l’artefice di un incessante e credibile dialogo tra cultura del progetto e professione sia attraverso l’insegnamento sia tramite i propri scritti che rimangono un inalienabile punto di vista autografo delle idee progettuali sostenute dallo Studio Albini-Helg. Franca Helg avrebbe nel tempo implementato le relazioni tra scritti e opere, queste ultime spesso riprese come paradigmi esplicativi di alcuni dei propri convincimenti e interessi culturali e progettuali. Dai suoi scritti emergono i lineamenti di un metodo di lavoro che travalica molti dei luoghi comuni finora alimentati da una critica disattenta o semplificata, in senso riduttivo, attorno ad alcune soluzioni formali ricorrenti nel linguaggio espressivo dello Studio. Il metodo maieutico utilizzato da Franca Helg nella didattica, che aveva come fine l’autonomia di uno sviluppo culturale che non voleva inculcare verità a priori, aveva come corrispettivi nella sua professione il progetto come “processo tentativo” e un netto distacco da un “razionalismo di maniera”. In un articolo su “Lotus” del 1978 così chiariva a questo proposito: “[…] l’appartenenza ad una scuola e ad una ideologia razionale non viene intesa come indicazione stilistica, ma come metodo per capire ogni volta la condizione ed il contesto del progetto e adeguare ragionevolmente (e va da sé, razionalmente) le proposte progettuali alle effettive concrete esigenze”. Il riconoscimento della componente interpretativa dell’operazione creativa denota in Franca Helg un orientamento pragmatico che considera i dati e il metodo come fondamento della conoscenza per operare in architettura e che accantona ogni forma di astrazione meramente concettuale. Il coordinamento tra le valenze della ricerca spaziale e formale e gli aspetti di controllo delle opzioni possibili risultano legati al suo spiccato interesse nei confronti della pratica del progetto e all’aggiornamento dei metodi costruttivi attraverso lo studio del dettaglio, tanto che in “Alcune riflessioni sull’esercizio della progettazione” (1981), Franca sosteneva: “L’esame delle possibilità costruttive potrà incidere sulle scelte tipologiche e viceversa. Questo primo sondaggio su elementi di dettaglio sarà temporaneamente sospeso per riesaminare a scala maggiore, alla luce delle indagini più minute, i problemi urbanistici, ambientali, spaziali e formali dell’insediamento complessivo”. Tra i numerosi progetti di Franco Albini e Franca Helg che l’hanno vista artefice in prima persona, rimangono di grande interesse alcune realizzazioni che, al di là di questo fatto pratico, mostrano risultati tra loro differenti in considerazione dei diversi temi e dei diversi contesti di applicazione: dalla sperimentazione di nuove tecnologie e materiali alla rielaborazione dei temi dell’architettura tradizionale; dal restauro architettonico al rinnovo urbano.
2007
Luoghi e modernità. Pratiche e saperi dell’architettura
9788816407923
Composizione architettonica; processo progettuale; scuola milanese; Albini-Helg
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