L’agricoltura è la più importante attività umana produttrice di paesaggio. Si tratta di una attività che deve essere svolta con continuità ed è proprio la stabilità dell'insediamento, condizione ma anche conseguenza del lavoro dei campi, che consente la trasmissione nel tempo del lavoro incorporato nel territorio: attraverso le opere di colonizzazione iniziale e di manutenzione/miglioria successiva. L’agricoltore vedeva compensato il suo lavoro consumando in proprio o vendendo i prodotti della terra e il valore di questi prodotti incorporava in sé sia il lavoro che egli aveva svolto in quanto agricoltore, sia quello svolto in qualità di costruttore/manutentore del territorio. Con l’abbandono delle terre marginali e le trasformazioni agrarie di quelle più redditizie non si è modificato solo il paesaggio: monocolture, meccanizzazione agraria e antiparassitari e diserbanti, se hanno consentito un incremento della produttività, hanno comportato la distruzione o il degrado dei sistemi irrigui tradizionali, la rimozione di muri, siepi e alberate di confine, la parziale cancellazione della rete stradale campestre, il degrado di terrazzamenti, ecc. Questi fenomeni, insieme con l’abbandono di varietà colturali poco commerciabili e la forte riduzione delle zone umide, hanno comportato l’alterazione di ecosistemi storici e una forte riduzione della biodiversità. L'abbandono della montagna ha innescato processi di dissesto idrogeologico o messo in pericolo d’incendio ampie porzioni di territorio, mentre le aspettative di edificazione dei terreni nelle zone urbane hanno disincentivato qualsiasi opera di manutenzione o miglioramento fondiario. Occorre oggi tornare ad assegnare agli agricoltori, anche attraverso un riconoscimento economico, quel ruolo di manutentori del territorio e di custodi delle sue qualità paesaggistiche e naturali che un tempo essi esercitavano; questo non può essere realizzato riproponendo i modi di produzione antichi: occorre formare nuove figure professionali che siano capaci di gestire contemporaneamente gli aspetti ambientali, agronomici e paesistici del governo del territorio. Occorre anche una nuova assunzione di responsabilità da parte di tutte le scienze e le professioni che, direttamente o indirettamente, possono influire sulle condizioni dell’ambiente, della produzione agraria, del territorio, dell'architettura diffusa, delle opere infrastrutturali e del paesaggio.

Le paysage historique. Quelques problèmes de protection, de gestion et d’usage

BORIANI, MAURIZIO
2004-01-01

Abstract

L’agricoltura è la più importante attività umana produttrice di paesaggio. Si tratta di una attività che deve essere svolta con continuità ed è proprio la stabilità dell'insediamento, condizione ma anche conseguenza del lavoro dei campi, che consente la trasmissione nel tempo del lavoro incorporato nel territorio: attraverso le opere di colonizzazione iniziale e di manutenzione/miglioria successiva. L’agricoltore vedeva compensato il suo lavoro consumando in proprio o vendendo i prodotti della terra e il valore di questi prodotti incorporava in sé sia il lavoro che egli aveva svolto in quanto agricoltore, sia quello svolto in qualità di costruttore/manutentore del territorio. Con l’abbandono delle terre marginali e le trasformazioni agrarie di quelle più redditizie non si è modificato solo il paesaggio: monocolture, meccanizzazione agraria e antiparassitari e diserbanti, se hanno consentito un incremento della produttività, hanno comportato la distruzione o il degrado dei sistemi irrigui tradizionali, la rimozione di muri, siepi e alberate di confine, la parziale cancellazione della rete stradale campestre, il degrado di terrazzamenti, ecc. Questi fenomeni, insieme con l’abbandono di varietà colturali poco commerciabili e la forte riduzione delle zone umide, hanno comportato l’alterazione di ecosistemi storici e una forte riduzione della biodiversità. L'abbandono della montagna ha innescato processi di dissesto idrogeologico o messo in pericolo d’incendio ampie porzioni di territorio, mentre le aspettative di edificazione dei terreni nelle zone urbane hanno disincentivato qualsiasi opera di manutenzione o miglioramento fondiario. Occorre oggi tornare ad assegnare agli agricoltori, anche attraverso un riconoscimento economico, quel ruolo di manutentori del territorio e di custodi delle sue qualità paesaggistiche e naturali che un tempo essi esercitavano; questo non può essere realizzato riproponendo i modi di produzione antichi: occorre formare nuove figure professionali che siano capaci di gestire contemporaneamente gli aspetti ambientali, agronomici e paesistici del governo del territorio. Occorre anche una nuova assunzione di responsabilità da parte di tutte le scienze e le professioni che, direttamente o indirettamente, possono influire sulle condizioni dell’ambiente, della produzione agraria, del territorio, dell'architettura diffusa, delle opere infrastrutturali e del paesaggio.
2004
Le défi du paysage. Un projet pour l’agriculture
9782806734051
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