Olanda. Torre di monolocali a basso costo. Periferia di Delft. Composizione abitanti: immigrati coreani, giapponesi, africani, arabi, giovani ricercatori, studenti erasmus in permanenza temporanea, manovali con damiglie numerose e mogli a casa... 14 piano: Ali Said, come altri, vive in un monolocale di 35 mq con moglie e tre figli: il corridoio di accesso agli alloggi diventa la “pista ciclebile”dei bimbi, che evidentemente non hanno spazio per giocare a casa... 7 piano: solo studenti erasmus: questo stesso spazio diventa disimpegno lounge con divani, tappeti, abatjour e manifesti alle pareti, in cui incontrarsi a chiacchierare o ascoltar musica... Questo frammento di vita quotidiana in un quartiere olandese di edilizia a basso costo, comune per altro a molte realtà urbane europee, apre a un ventaglio di considerazioni. Alcune appartengono alle “discipline del sociale” (antropologia psicologia ecc), altre al nostro lavoro di architetti impegnati nella configurazione morfologica dell`assetto spaziale. Le ricerche sul sociale proiettano sul corpo fisico della città e del territorio ipotesi di gestione attraverso la “governance”dei fenomeni alle diverse scale, sino a proporre idee di trasformazione degli scenari urbani. Spesso si ha anche la convinzione che il progetto possa essere direttamente plasmato da queti apparati. Le altre ricerche, tradizionalmente legate alla pratica architettonica, spesso vivono nella convizione che un`opportuna progettazione spaziale possa da sola correggere problematiche per ordine sociale, attribuendo all`architettura una forte responsabilità nei processi di trasformazione. Entrambe sono visioni fuorvianti: oggi la ricerca architettonica più interessante è quella che, consapevole dei cambiamenti in atto nell`abitare riferito a tutte le classi di reddito, riesce a sedimentare nelle determinazioni morfologiche i nuovi significati cercando di spostare, seppur di poco, alcuni postulati che spesso si danno per acquisiti. La qualità formale dell`architettura, considerata spesso incopatibile con i vincoli e le norme poste dall`housing sociale, in molti casi è patrimonio di opere eccellenti, pensiamo all`edificio per appartamenti Gifu Kitagata di K. Sejima (Motuso, Sejima (Motuso, Giappone, 1994/1998), alla Goldstein Siedlung a Francoforte di Frank O. Gehry, ma anche a progettisti non siglati da grandi firme , come testimoniano ad esempio alcuni ottimi progetti destinati espressamente al social housing per la municipalità di Barcellona.

Housing sociale: flessibilità e serialità

CECCHI, RAFFAELLO
2007-01-01

Abstract

Olanda. Torre di monolocali a basso costo. Periferia di Delft. Composizione abitanti: immigrati coreani, giapponesi, africani, arabi, giovani ricercatori, studenti erasmus in permanenza temporanea, manovali con damiglie numerose e mogli a casa... 14 piano: Ali Said, come altri, vive in un monolocale di 35 mq con moglie e tre figli: il corridoio di accesso agli alloggi diventa la “pista ciclebile”dei bimbi, che evidentemente non hanno spazio per giocare a casa... 7 piano: solo studenti erasmus: questo stesso spazio diventa disimpegno lounge con divani, tappeti, abatjour e manifesti alle pareti, in cui incontrarsi a chiacchierare o ascoltar musica... Questo frammento di vita quotidiana in un quartiere olandese di edilizia a basso costo, comune per altro a molte realtà urbane europee, apre a un ventaglio di considerazioni. Alcune appartengono alle “discipline del sociale” (antropologia psicologia ecc), altre al nostro lavoro di architetti impegnati nella configurazione morfologica dell`assetto spaziale. Le ricerche sul sociale proiettano sul corpo fisico della città e del territorio ipotesi di gestione attraverso la “governance”dei fenomeni alle diverse scale, sino a proporre idee di trasformazione degli scenari urbani. Spesso si ha anche la convinzione che il progetto possa essere direttamente plasmato da queti apparati. Le altre ricerche, tradizionalmente legate alla pratica architettonica, spesso vivono nella convizione che un`opportuna progettazione spaziale possa da sola correggere problematiche per ordine sociale, attribuendo all`architettura una forte responsabilità nei processi di trasformazione. Entrambe sono visioni fuorvianti: oggi la ricerca architettonica più interessante è quella che, consapevole dei cambiamenti in atto nell`abitare riferito a tutte le classi di reddito, riesce a sedimentare nelle determinazioni morfologiche i nuovi significati cercando di spostare, seppur di poco, alcuni postulati che spesso si danno per acquisiti. La qualità formale dell`architettura, considerata spesso incopatibile con i vincoli e le norme poste dall`housing sociale, in molti casi è patrimonio di opere eccellenti, pensiamo all`edificio per appartamenti Gifu Kitagata di K. Sejima (Motuso, Sejima (Motuso, Giappone, 1994/1998), alla Goldstein Siedlung a Francoforte di Frank O. Gehry, ma anche a progettisti non siglati da grandi firme , come testimoniano ad esempio alcuni ottimi progetti destinati espressamente al social housing per la municipalità di Barcellona.
2007
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