Il primo caso studio di ecologia industriale nell'esperienza del sistema di Kalundborg. L’ecologia industriale rappresenta uno strumento concettuale il cui obiettivo è quello dell’emulazione di modelli derivati dagli ecosistemi naturali, promuovendo lo sviluppo di nuovi approcci alla ristrutturazioen eco-compatibile dei sistemi industriali. La nozione si articola su due elementi essenziali di definizione: (i) è un concetto che implica un approccio sistemico a cambiamenti nella produzione, utilizzazione e dismissione finale di beni, (ii) è un concetto che implica l’organizzazione di nuove interazioni tra le componenti strutturali del sistema industriale. A partire da queste basi questo contributo si propone di aprire tre possibili percorsi sulle implicazioni teoriche di una simile prospettiva: (i) la necessità di concepire lo sviluppo industriale sostenibile come un processo di co-adattamento tra sistemi naturali e artificiali; (ii) la necessità di costruire una adeguata definizione per la nozione di “ambiente” di un sistema produttivo. (iii) la possibilità di progettare interazioni innovative per produttori, consumatori e decompositori, quali componenti strutturali dell’ecosistema industriale. A partire dagli anni '70 la possibilità di ripensare l'organizzazione del sistema di produzione industriale emulando modelli derivati dallo studio degli ecosistemi naturali ha contribuito a mettere in risalto le caratteristiche salienti degli ecosistemi stessi. Ne è derivata l'attenzione privilegiata ad alcuni aspetti significativi, quali per esempio (Tibbs, 1993, p. 6): • il riconoscimento che nei sistemi naturali non esiste nulla di paragonabile ai rifiuti, se con questo si intende qualcosa che non può essere proficuamente assorbito da qualche parte del sistema; • le fonti di sostentamento di una specie derivano dall'eliminazione o dalla decadenza di un'altra; • la materia circola continuamente nel sistema ed è sottoposta ad incessanti trasformazioni; • i sistemi naturali sono dinamici e l'identità degli attori coinvolti è definibile solo in termini di processo. • un sistema naturale consente attività indipendente agli individui delle specie ma tutte le specie interagiscono e sono mantenute in equilibrio grazie alla cooperazione e alla competizione; • efficienza e produttività di un ecosistema sono in equilibrio con la sua resilienza; • ogni membro di un ecosistema realizza funzioni multiple. Le caratteristiche salienti degli ecosistemi sono convenzionalmente seprate in caratteristeriche inerenti I componenti strutturali e caratteristiche inrenti I processi. Un ecosistema è infatti composto da sei processi flussi di energia, catene alimentari, diversità biologica nel tempo e nello spazio, cicli geobiochimici, diversisifaicazione nel tempo e evoluzione, meccanismi di controllo omeostatico) e e di sei componenti strutturali (sostenze organiche, inorganiche, clima, organismi produttori, consumatori e decompositori). Sono queste le caratteristiche - le cui possibili analogie con alcuni processi industriali appaiono abbastanza intuibili - che in sintesi concorrono al funzionamento degli ecosistemi. I modelli derivabili dall’ecologia e sucettibili di estensione ai processi industriali presnetano una notevole soglia di semplificazione: la complessità del modello teroico originale appare in qualche modo impoverita e normlamente ricondotta alla descrizione semplificata dei flussi di materia e di energia. Di fatto, da almeno due decenni a questa parte, lo studio degli ecosistemi industriali ha significato essenzialmente l’organizzazione e l’ottimizzazione di questi flussi.

L'ecosistema industriale di Kalundborg

PIZZOCARO, SILVIA LUISA
1997-01-01

Abstract

Il primo caso studio di ecologia industriale nell'esperienza del sistema di Kalundborg. L’ecologia industriale rappresenta uno strumento concettuale il cui obiettivo è quello dell’emulazione di modelli derivati dagli ecosistemi naturali, promuovendo lo sviluppo di nuovi approcci alla ristrutturazioen eco-compatibile dei sistemi industriali. La nozione si articola su due elementi essenziali di definizione: (i) è un concetto che implica un approccio sistemico a cambiamenti nella produzione, utilizzazione e dismissione finale di beni, (ii) è un concetto che implica l’organizzazione di nuove interazioni tra le componenti strutturali del sistema industriale. A partire da queste basi questo contributo si propone di aprire tre possibili percorsi sulle implicazioni teoriche di una simile prospettiva: (i) la necessità di concepire lo sviluppo industriale sostenibile come un processo di co-adattamento tra sistemi naturali e artificiali; (ii) la necessità di costruire una adeguata definizione per la nozione di “ambiente” di un sistema produttivo. (iii) la possibilità di progettare interazioni innovative per produttori, consumatori e decompositori, quali componenti strutturali dell’ecosistema industriale. A partire dagli anni '70 la possibilità di ripensare l'organizzazione del sistema di produzione industriale emulando modelli derivati dallo studio degli ecosistemi naturali ha contribuito a mettere in risalto le caratteristiche salienti degli ecosistemi stessi. Ne è derivata l'attenzione privilegiata ad alcuni aspetti significativi, quali per esempio (Tibbs, 1993, p. 6): • il riconoscimento che nei sistemi naturali non esiste nulla di paragonabile ai rifiuti, se con questo si intende qualcosa che non può essere proficuamente assorbito da qualche parte del sistema; • le fonti di sostentamento di una specie derivano dall'eliminazione o dalla decadenza di un'altra; • la materia circola continuamente nel sistema ed è sottoposta ad incessanti trasformazioni; • i sistemi naturali sono dinamici e l'identità degli attori coinvolti è definibile solo in termini di processo. • un sistema naturale consente attività indipendente agli individui delle specie ma tutte le specie interagiscono e sono mantenute in equilibrio grazie alla cooperazione e alla competizione; • efficienza e produttività di un ecosistema sono in equilibrio con la sua resilienza; • ogni membro di un ecosistema realizza funzioni multiple. Le caratteristiche salienti degli ecosistemi sono convenzionalmente seprate in caratteristeriche inerenti I componenti strutturali e caratteristiche inrenti I processi. Un ecosistema è infatti composto da sei processi flussi di energia, catene alimentari, diversità biologica nel tempo e nello spazio, cicli geobiochimici, diversisifaicazione nel tempo e evoluzione, meccanismi di controllo omeostatico) e e di sei componenti strutturali (sostenze organiche, inorganiche, clima, organismi produttori, consumatori e decompositori). Sono queste le caratteristiche - le cui possibili analogie con alcuni processi industriali appaiono abbastanza intuibili - che in sintesi concorrono al funzionamento degli ecosistemi. I modelli derivabili dall’ecologia e sucettibili di estensione ai processi industriali presnetano una notevole soglia di semplificazione: la complessità del modello teroico originale appare in qualche modo impoverita e normlamente ricondotta alla descrizione semplificata dei flussi di materia e di energia. Di fatto, da almeno due decenni a questa parte, lo studio degli ecosistemi industriali ha significato essenzialmente l’organizzazione e l’ottimizzazione di questi flussi.
1997
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/529483
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