Más allá de la fundamental e irreductible diferencia entre el carácter finalista de la evolución biológica y el carácter intencional de la actividad humana, entre los procesos aleatorios que regulan las fuerzas naturales y el control directo ejercido sobre la esfera tecnológica, las ideas más generales sobre el isomorfismo entre biología y tecnología han sido objeto de investigación de campos disciplinarios heterogéneos que han desarrollado aspectos específicos de los mismos. Al di là della fondamentale e irriducibile differenza tra il carattere non finalistico dell'evoluzione biologica e quello intenzionale dell'attività umana, tra i processi stocastici che regolano le forze naturali e il diretto controllo operato sulla sfera tecnologica, le idee più generali sull'isomorfismo tra biologia e tecnologia hanno costituito l'oggetto di ricerca di campi disciplinari eterogenei, che ne hanno sviluppato specifici aspetti . Di tali studi alcuni sono solo relativamente conosciuti, com'è il caso dei contributi teorici sul concetto di progresso nei sistemi viventi e nei sistemi tecnologici. In questa direzione un primo approccio bio-tecnologico inaugurava nella metà degli anni Trenta, con gli studi dello zoologo tedesco Franz, l'utilizzazione dello studio comparativo per giungere ad una migliore comprensione dell'evoluzione biologica; in quel caso era stato in particolare introdotto il termine di progresso biotecnico, con il quale si definivano i miglioramenti strutturali e funzionali degli organismi che potevano essere misurati attraverso la loro efficienza. Il significato di progresso nei sistemi viventi e nella tecnologia sarebbe stato in seguito oggetto di specifica speculazione teorica in particolare nell'Unione Sovietica, a partire dagli anni Settanta, risultando negli studi sulle similitudini essenziali relative alle comuni tendenze verso la crescente complessità, l'aumento dell'autonomia, la progressiva affidabilità. Di ampia e articolata divulgazione hanno goduto invece gli studi svolti nel campo della bionica, dove la simulazione dei processi vitali ha rappresentato non più un approccio di natura puramente cognitiva ma un programma operativo, che consente di tradurre gli isomorfismi tra evoluzione organica e tecnologica in elementi di progettazione dell'artificiale. Alla base di questi diversi ambiti di ricerca, è leggibile tuttavia quella comune metodologia che consiste nel considerare un sistema biologico preso in esame come il prototipo da cui derivare un modello che viene successivamente interpretato nel progetto o nello studio di un sistema artificiale. Il progetto o l'interpretazione così derivati non sono intesi a fornire direttamente la fase risolutoria di un possibile avanzamento tecnologico. Infatti, una volta individuato un principio biologico che appare utile, esso fornisce solo uno schema orientativo, una sorta di impalcatura per la soluzione progettuale o concettuale. Si presume poi che gli sviluppi successivi e gli incrementi in una specifica direzione scientifica produrranno un sistema autonomo rispetto al sistema biologico originario da cui si era partiti. La biologia, che fra le scienze naturali per prima affronta il tema del progetto, offre in tal senso un apparato che si presenta straordinariamente ricco di strumenti concettuali: cambiamenti morfologici, comportamento di sistemi dinamici, trasmissione di informazioni, come anche i concetti di completezza, coerenza, correlazione, integrazione. La premessa indispensabile sta naturalmente nella conoscenza di quella porzione della biologia da cui trarre il modello, così da rendere possibile una procedura che implica una serie di fasi successive: la selezione del sistema biologico che può essere indagato in virtù della compatibilità con l'analogo artificiale; il processo di astrazione necessario a definire i limiti del sistema indagato; l'operazione di traduzione con la quale avviene la rappresentazione del modello. Dall'ultima di queste fasi è quindi possibile passare all'interpretazione del modello sulla base della costruzione di un sistema artificiale corrispondente e infine alla sua verifica. L'approccio analogico può inoltre dare luogo a positive retroazioni sul sistema preso come modello, e per estensione sul campo disciplinare cui appartiene, che a sua volta si può prestare a nuove interpretazioni. Ai campi di confronto fin qui descritti - biologia e tecnologia - si è quindi affiancata almeno una terza disciplina che dalla costruzione metaforica ha tratto sviluppi autonomi e rilevanti: l'economia. L'uso del termine "teoria evolutiva" applicata agli studi economici, in alternativa alle teorie ortodosse, è stato a sua volta il segno che le scienze naturali possono costituire la fonte di concetti chiave comuni a campi disciplinari diversi, perpetuando un approccio che ha un antecedente classico nella contaminazione tra il pensiero di Malthus e di Darwin. Contatti fecondi tra biologia e tecnologia hanno così dato l'avvio a elaborazioni che hanno investito sia le leggi del mutamento tecnologico che i modi attraverso i quali il divenire tecnologico ricade sulle implicazioni economiche. In una posizione difficilmente collocabile tra l'operatività della bionica e la formalizzazione delle teorie economiche 'evolutive', si colloca infine il campo di quegli studi speculativi che, senza godere dell'autonomia di un corpus unitario, possono essere ricondotti alla denominazione di darwinismo tecnologico: una denominazione che non è sicuramente indice dell'organicità dei contributi teorici che raccoglie - peraltro molto eterogenei - quanto di un approccio comune a rileggere, sulla base della metafora mutuata dalla teoria dell'evoluzione e traendone nuovi elementi di conoscenza, il modo in cui evolvono oggetti e sistemi artificiali. Proprio il significato e alcune possibili implicazioni di tale approccio costituiscono l'oggetto di analisi di questo scritto.

Una metafora darwiniana. Objectes, sistems artificials i mutacions technologiques en una perspectiva evolutiva

PIZZOCARO, SILVIA LUISA
1994-01-01

Abstract

Más allá de la fundamental e irreductible diferencia entre el carácter finalista de la evolución biológica y el carácter intencional de la actividad humana, entre los procesos aleatorios que regulan las fuerzas naturales y el control directo ejercido sobre la esfera tecnológica, las ideas más generales sobre el isomorfismo entre biología y tecnología han sido objeto de investigación de campos disciplinarios heterogéneos que han desarrollado aspectos específicos de los mismos. Al di là della fondamentale e irriducibile differenza tra il carattere non finalistico dell'evoluzione biologica e quello intenzionale dell'attività umana, tra i processi stocastici che regolano le forze naturali e il diretto controllo operato sulla sfera tecnologica, le idee più generali sull'isomorfismo tra biologia e tecnologia hanno costituito l'oggetto di ricerca di campi disciplinari eterogenei, che ne hanno sviluppato specifici aspetti . Di tali studi alcuni sono solo relativamente conosciuti, com'è il caso dei contributi teorici sul concetto di progresso nei sistemi viventi e nei sistemi tecnologici. In questa direzione un primo approccio bio-tecnologico inaugurava nella metà degli anni Trenta, con gli studi dello zoologo tedesco Franz, l'utilizzazione dello studio comparativo per giungere ad una migliore comprensione dell'evoluzione biologica; in quel caso era stato in particolare introdotto il termine di progresso biotecnico, con il quale si definivano i miglioramenti strutturali e funzionali degli organismi che potevano essere misurati attraverso la loro efficienza. Il significato di progresso nei sistemi viventi e nella tecnologia sarebbe stato in seguito oggetto di specifica speculazione teorica in particolare nell'Unione Sovietica, a partire dagli anni Settanta, risultando negli studi sulle similitudini essenziali relative alle comuni tendenze verso la crescente complessità, l'aumento dell'autonomia, la progressiva affidabilità. Di ampia e articolata divulgazione hanno goduto invece gli studi svolti nel campo della bionica, dove la simulazione dei processi vitali ha rappresentato non più un approccio di natura puramente cognitiva ma un programma operativo, che consente di tradurre gli isomorfismi tra evoluzione organica e tecnologica in elementi di progettazione dell'artificiale. Alla base di questi diversi ambiti di ricerca, è leggibile tuttavia quella comune metodologia che consiste nel considerare un sistema biologico preso in esame come il prototipo da cui derivare un modello che viene successivamente interpretato nel progetto o nello studio di un sistema artificiale. Il progetto o l'interpretazione così derivati non sono intesi a fornire direttamente la fase risolutoria di un possibile avanzamento tecnologico. Infatti, una volta individuato un principio biologico che appare utile, esso fornisce solo uno schema orientativo, una sorta di impalcatura per la soluzione progettuale o concettuale. Si presume poi che gli sviluppi successivi e gli incrementi in una specifica direzione scientifica produrranno un sistema autonomo rispetto al sistema biologico originario da cui si era partiti. La biologia, che fra le scienze naturali per prima affronta il tema del progetto, offre in tal senso un apparato che si presenta straordinariamente ricco di strumenti concettuali: cambiamenti morfologici, comportamento di sistemi dinamici, trasmissione di informazioni, come anche i concetti di completezza, coerenza, correlazione, integrazione. La premessa indispensabile sta naturalmente nella conoscenza di quella porzione della biologia da cui trarre il modello, così da rendere possibile una procedura che implica una serie di fasi successive: la selezione del sistema biologico che può essere indagato in virtù della compatibilità con l'analogo artificiale; il processo di astrazione necessario a definire i limiti del sistema indagato; l'operazione di traduzione con la quale avviene la rappresentazione del modello. Dall'ultima di queste fasi è quindi possibile passare all'interpretazione del modello sulla base della costruzione di un sistema artificiale corrispondente e infine alla sua verifica. L'approccio analogico può inoltre dare luogo a positive retroazioni sul sistema preso come modello, e per estensione sul campo disciplinare cui appartiene, che a sua volta si può prestare a nuove interpretazioni. Ai campi di confronto fin qui descritti - biologia e tecnologia - si è quindi affiancata almeno una terza disciplina che dalla costruzione metaforica ha tratto sviluppi autonomi e rilevanti: l'economia. L'uso del termine "teoria evolutiva" applicata agli studi economici, in alternativa alle teorie ortodosse, è stato a sua volta il segno che le scienze naturali possono costituire la fonte di concetti chiave comuni a campi disciplinari diversi, perpetuando un approccio che ha un antecedente classico nella contaminazione tra il pensiero di Malthus e di Darwin. Contatti fecondi tra biologia e tecnologia hanno così dato l'avvio a elaborazioni che hanno investito sia le leggi del mutamento tecnologico che i modi attraverso i quali il divenire tecnologico ricade sulle implicazioni economiche. In una posizione difficilmente collocabile tra l'operatività della bionica e la formalizzazione delle teorie economiche 'evolutive', si colloca infine il campo di quegli studi speculativi che, senza godere dell'autonomia di un corpus unitario, possono essere ricondotti alla denominazione di darwinismo tecnologico: una denominazione che non è sicuramente indice dell'organicità dei contributi teorici che raccoglie - peraltro molto eterogenei - quanto di un approccio comune a rileggere, sulla base della metafora mutuata dalla teoria dell'evoluzione e traendone nuovi elementi di conoscenza, il modo in cui evolvono oggetti e sistemi artificiali. Proprio il significato e alcune possibili implicazioni di tale approccio costituiscono l'oggetto di analisi di questo scritto.
1994
Teorie evolutive dell'artificiale; Evoluzione degli artefatti
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