ABSTRACT Ogni storia di progettazione partecipata è un processo di “grande impegno e fatica”, insegna De Carlo: implica produzione di materiali, impiego di tempo, energie e risorse apparentemente sovrabbondanti. La storia del Laboratorio Quartieri (LQ) a San Donato non fa eccezione. Nel LQ la costruzione di progetti per i quartieri attraverso workshop con gli abitanti ha prodotto depositi molteplici: conoscenza del contesto, discussione pubblica, forme di partecipazione democratica alle scelte di governo della città. Ciò è stato possibile percorrendo tre direzioni: costituendo una squadra di lavoro ibrida con competenze di progetto (tipiche di un approccio di town design) e competenze di ascolto e interazione (vicine alle tradizioni del town planning) che hanno operato in maniera sinergica e non secondo una logica sequenziale spesso inefficace; assumendo il progetto come uno strumento per l’interazione da sottoporre agli abitanti in forma interlocutoria e aperta; affrontando, infine, i temi della comprensibilità e della comunicazione delle ipotesi progettuali. Il principale obiettivo del LQ era di coinvolgere la società locale nella definizione di progetti da inserire nel Programma Triennale delle Opere Pubbliche. La conoscenza ordinaria, puntuale e dettagliata emersa ha fatto da sfondo ad altri tipi di sguardi alla scala urbana e/o sovra locale alla base degli strumenti urbanistici allora in fase di definizione (il Documento di Inquadramento delle Politiche Urbanistiche e il Piano di Governo del Territorio). La relazione tra differenti messe a fuoco ha consentito di verificare gli effetti di scelte strategiche sulle singole realtà locali e al contempo di allargare l’orizzonte dei progetti minuti per comprenderne la portata alla scala della città. I progetti del LQ hanno riguardato spazi pubblici ordinari e sono stati tradotti in prodotti differenti: norme e indirizzi alla progettazione nel Piano delle Regole e nel Piano dei Servizi; suggerimenti per orientare le scelte strategiche del Documento di Piano; progetti per il Programma Triennale delle Opere Pubbliche. Il LQ si è proposto come cerniera tra abitanti e progettisti del comune. L’esperienza, tuttavia, se da un lato ha funzionato, dall’altro ha messo in luce la necessità di affinare ulteriormente il rapporto con gli uffici tecnici comunali e i modi del loro coinvolgimento. Per trovare forme adeguate di trasferimento di conoscenza; per rendere ordinarie pratiche che per intensità, energie e mobilitazione sono state stra-ordinarie. Per garantire in definitiva che la sovrabbondanza dei materiali prodotti entro esperienze di progettazione partecipata “di grande impegno e fatica” si radichino anche nelle competenze tecniche degli uffici comunali.

Progettare con gli abitanti: questioni aperte di una esperienza di partecipazione

BRUZZESE, MARIA ANTONELLA
2008-01-01

Abstract

ABSTRACT Ogni storia di progettazione partecipata è un processo di “grande impegno e fatica”, insegna De Carlo: implica produzione di materiali, impiego di tempo, energie e risorse apparentemente sovrabbondanti. La storia del Laboratorio Quartieri (LQ) a San Donato non fa eccezione. Nel LQ la costruzione di progetti per i quartieri attraverso workshop con gli abitanti ha prodotto depositi molteplici: conoscenza del contesto, discussione pubblica, forme di partecipazione democratica alle scelte di governo della città. Ciò è stato possibile percorrendo tre direzioni: costituendo una squadra di lavoro ibrida con competenze di progetto (tipiche di un approccio di town design) e competenze di ascolto e interazione (vicine alle tradizioni del town planning) che hanno operato in maniera sinergica e non secondo una logica sequenziale spesso inefficace; assumendo il progetto come uno strumento per l’interazione da sottoporre agli abitanti in forma interlocutoria e aperta; affrontando, infine, i temi della comprensibilità e della comunicazione delle ipotesi progettuali. Il principale obiettivo del LQ era di coinvolgere la società locale nella definizione di progetti da inserire nel Programma Triennale delle Opere Pubbliche. La conoscenza ordinaria, puntuale e dettagliata emersa ha fatto da sfondo ad altri tipi di sguardi alla scala urbana e/o sovra locale alla base degli strumenti urbanistici allora in fase di definizione (il Documento di Inquadramento delle Politiche Urbanistiche e il Piano di Governo del Territorio). La relazione tra differenti messe a fuoco ha consentito di verificare gli effetti di scelte strategiche sulle singole realtà locali e al contempo di allargare l’orizzonte dei progetti minuti per comprenderne la portata alla scala della città. I progetti del LQ hanno riguardato spazi pubblici ordinari e sono stati tradotti in prodotti differenti: norme e indirizzi alla progettazione nel Piano delle Regole e nel Piano dei Servizi; suggerimenti per orientare le scelte strategiche del Documento di Piano; progetti per il Programma Triennale delle Opere Pubbliche. Il LQ si è proposto come cerniera tra abitanti e progettisti del comune. L’esperienza, tuttavia, se da un lato ha funzionato, dall’altro ha messo in luce la necessità di affinare ulteriormente il rapporto con gli uffici tecnici comunali e i modi del loro coinvolgimento. Per trovare forme adeguate di trasferimento di conoscenza; per rendere ordinarie pratiche che per intensità, energie e mobilitazione sono state stra-ordinarie. Per garantire in definitiva che la sovrabbondanza dei materiali prodotti entro esperienze di progettazione partecipata “di grande impegno e fatica” si radichino anche nelle competenze tecniche degli uffici comunali.
2008
partecipazione; laboratorio di quartiere; spazi pubblici; progetto
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