La risposta al fabbisogno di servizi collettivi rappresenta un momento ineludibile nella costruzione del piano, ma il suo profilo tecnico ha prevalentemente generato (al più) uno dei capitoli della relazione, una (o più, ma non in molti casi) delle carte analitiche a corredo, una (ma non sempre) della tavole progettuali. Diverso adesso è in Lombardia, dove la Lr. 12/2005 ha sancito la specificità tecnica e procedimentale del «piano dei servizi» il quale, caso unico in Italia, risultando uno dei tre pilastri del nuovo «piano di governo del territorio» (insieme al «documento di piano» e al «piano delle regole») viene approvato con separata e autonoma deliberazione di consiglio. Di conseguenza, non sembrano più bastare al tema dei servizi i cinque soliti ingredienti sequenziali e, per la verità, un po’ ragionieristici: i) della verifica delle attrezzature in atto, ii) nei confronti delle necessità dei residenti, iii) per valorizzare i servizi erogati e/o per reperirne di nuovi, iv) rispetto agli ulteriori fabbisogni previsti v) nella strategia complessiva del piano, ma occorre invece valorizzare il nuovo ruolo che la legge lombarda attribuisce all’istituto del piano dei servizi alla luce dei parametri «qualità, fruibilità e accessibilità» per la popolazione residente e da insediare; ma non solo: non sta più di casa adesso in Lombardia la disinvolta spalmatura dei vincoli «di carta» tanto per far tornare i conti degli standard, o l’immotivata reiterazione per incapacità di espropriarli: sulla base del principio di sussidiarietà non decadono né configurano vincolo ablativo le previsioni che demandino al proprietario la diretta realizzazione di attrezzature e servizi, ovvero ne contemplino la facoltà in alternativa all’intervento pubblico e, per apporre al privato limitazioni preordinate all’esproprio, ne andrà comunque resa esplicita la sostenibilità dei costi. Come sarà, dunque, il nuovo piano dei servizi? Lo spieghiamo in questo libro e nel Cd in III di copertina, avvalendoci dell’esempio comunale di Giussano (Mi).
Fare il piano dei servizi. Dal vincolo di carta al programma delle attrezzature urbane
PAOLILLO, PIER LUIGI
2007-01-01
Abstract
La risposta al fabbisogno di servizi collettivi rappresenta un momento ineludibile nella costruzione del piano, ma il suo profilo tecnico ha prevalentemente generato (al più) uno dei capitoli della relazione, una (o più, ma non in molti casi) delle carte analitiche a corredo, una (ma non sempre) della tavole progettuali. Diverso adesso è in Lombardia, dove la Lr. 12/2005 ha sancito la specificità tecnica e procedimentale del «piano dei servizi» il quale, caso unico in Italia, risultando uno dei tre pilastri del nuovo «piano di governo del territorio» (insieme al «documento di piano» e al «piano delle regole») viene approvato con separata e autonoma deliberazione di consiglio. Di conseguenza, non sembrano più bastare al tema dei servizi i cinque soliti ingredienti sequenziali e, per la verità, un po’ ragionieristici: i) della verifica delle attrezzature in atto, ii) nei confronti delle necessità dei residenti, iii) per valorizzare i servizi erogati e/o per reperirne di nuovi, iv) rispetto agli ulteriori fabbisogni previsti v) nella strategia complessiva del piano, ma occorre invece valorizzare il nuovo ruolo che la legge lombarda attribuisce all’istituto del piano dei servizi alla luce dei parametri «qualità, fruibilità e accessibilità» per la popolazione residente e da insediare; ma non solo: non sta più di casa adesso in Lombardia la disinvolta spalmatura dei vincoli «di carta» tanto per far tornare i conti degli standard, o l’immotivata reiterazione per incapacità di espropriarli: sulla base del principio di sussidiarietà non decadono né configurano vincolo ablativo le previsioni che demandino al proprietario la diretta realizzazione di attrezzature e servizi, ovvero ne contemplino la facoltà in alternativa all’intervento pubblico e, per apporre al privato limitazioni preordinate all’esproprio, ne andrà comunque resa esplicita la sostenibilità dei costi. Come sarà, dunque, il nuovo piano dei servizi? Lo spieghiamo in questo libro e nel Cd in III di copertina, avvalendoci dell’esempio comunale di Giussano (Mi).File | Dimensione | Formato | |
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