In un suo scritto del principio degli anni Ottanta, attorno all'immagine della cacciata di Adamo dall'Eden delineata nel trattato del Filarete, Giancarlo De Carlo elabora una definizione assai precisa della relazione che chiama l'architettura a confrontarsi con la nozione di paesaggio. La prospettiva è quella inaugurata da William Morris (una figura così centrale nel pensiero di De Carlo, che sin dagli anni Quaranta ne aveva ripreso l'insegnamento), che propone per l'architettura una dimensione dell'etica intrinsecamente legata al luogo, richiamando la responsabilità degli uomini nei confronti della terra che essi abitano trasformandola. Una prospettiva che si alimenta di quell'attenzione tutta Italiana che il gruppo di giovani architetti raccoltosi attorno a Mario Pagano aveva dedicato, sin dalla fine degli anni Trenta, all'architettura rurale, mostrando come l'architettura individui i propri spazi in contesti in cui, in un complesso intreccio di azioni e reazioni, la Natura incontra la Storia, le Culture e le Tecniche. A partire da questo passaggio inaugurale (tra guerra e ricostruzione), il contributo si propone di ripercorrere quel personale percorso di ricerca che condurrà De Carlo ad affrontare la questione della relazione tra architettura e paesaggio simultaneamente sul piano della riflessione teorica e sul terreno della pratica del progetto e della costruzione, in contesti (Urbino principalmente) di volta in volta affrontati come campi di sperimentazione per una ricerca che continuamente tende a superare i propri vincoli, per "tendere ad altro".
È tempo di girare il cannocchiale. Giancarlo De Carlo e il paesaggio
PROTASONI, SARA
2007-01-01
Abstract
In un suo scritto del principio degli anni Ottanta, attorno all'immagine della cacciata di Adamo dall'Eden delineata nel trattato del Filarete, Giancarlo De Carlo elabora una definizione assai precisa della relazione che chiama l'architettura a confrontarsi con la nozione di paesaggio. La prospettiva è quella inaugurata da William Morris (una figura così centrale nel pensiero di De Carlo, che sin dagli anni Quaranta ne aveva ripreso l'insegnamento), che propone per l'architettura una dimensione dell'etica intrinsecamente legata al luogo, richiamando la responsabilità degli uomini nei confronti della terra che essi abitano trasformandola. Una prospettiva che si alimenta di quell'attenzione tutta Italiana che il gruppo di giovani architetti raccoltosi attorno a Mario Pagano aveva dedicato, sin dalla fine degli anni Trenta, all'architettura rurale, mostrando come l'architettura individui i propri spazi in contesti in cui, in un complesso intreccio di azioni e reazioni, la Natura incontra la Storia, le Culture e le Tecniche. A partire da questo passaggio inaugurale (tra guerra e ricostruzione), il contributo si propone di ripercorrere quel personale percorso di ricerca che condurrà De Carlo ad affrontare la questione della relazione tra architettura e paesaggio simultaneamente sul piano della riflessione teorica e sul terreno della pratica del progetto e della costruzione, in contesti (Urbino principalmente) di volta in volta affrontati come campi di sperimentazione per una ricerca che continuamente tende a superare i propri vincoli, per "tendere ad altro".File | Dimensione | Formato | |
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