Tutto nasce da un ritratto-caricatura raffigurante un pacioso signore avanti negli anni, ritrovato nell’Archivio Piero Bottoni in una miscellanea di opere grafiche di vari autori. Oltre ai sapienti tratti a china su traccia a grafite, il disegno presenta pochi elementi espliciti utili all’identificazione. Fra questi, certamente importante, la firma: Pepin. Il ricorrere del nomignolo in alcune lettere e fotografie inviate a Bottoni e ad altri ha portato gli autori sulle tracce di Giuseppe Terragni e delle sue caricature apparse con quella firma sul quindicinale «La Zanzara», e quindi alla facile attribuzione. È stato quindi identificato il pacioso signore in Gaetano Moretti (1860-1938), maestro dell’eclettismo lombardo, progettista fra l’altro di quel capolavoro che è la Centrale Semenza di Trezzo sull’Adda (1906) e primo preside della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Pepin lo ha avuto come professore all’ultimo anno di corso, nel 1925-26: il disegno potrebbe risalire ad allora, proprio quando giungeva a conclusione anche il suo ciclo zanzaresco. Terragni conferma qui le sue straordinarie doti di disegnatore, capace di restituire in pochi tratti gli esiti di una fulminea e penetrante indagine psicologica. La ricerca dell’essenza di un carattere è tutt'uno con la scelta di prosciugare quanto possibile il segno, ma senza mai sacrificarne la forza vitale. Cosi vediamo il miglior Pepin cogliere la vacuità di taluni personaggi e la forza interiore di altri, con un atteggiamento comunque sempre penetrante e un forte interesse per la comune umanità. Oltre all'acquisizione di una straordinaria maestria, emerge nella traiettoria zanzaresca di Pepin l'accentuarsi negli ultimi anni della dimensione narrativa e il crescere di una straordinaria capacità affabulatoria. Il cantastorie ci regala allora rappresentazioni d'assieme che vengono anche ad assomigliare a bozzetti per messinscene. Si riaffaccia in questi quadri l'evocazione della tradizione popolare, richiamata anche nella coralità dell'azione e nella rivisitazione scherzosa della mescolanza di sacro e profano, di terreno e divino propria di quel mondo. C’è una relazione fra i disegni di Terragni per il foglio azzurro e la sua opera di architettura? L’esplorazione fisionomica e psicologica alla ricerca dei tratti peculiari degli individui e l’esercizio di catturarne l’essenza con il disegno costituiscono esperienze aurorali di cui il successivo lavoro di architetto si è sicuramente nutrito. Fra l'atteggiamento con cui Giuseppe Terragni elabora i ritratti caricaturali e l'atteggiamento con cui si dispone al progetto di architettura corre una profonda sintonia: simile è l'ansia di verità e il continuo ricominciamento.

Il «lapis zanzaresco» di Pepin. Giuseppe Terragni prima del progetto

CONSONNI, GIANCARLO;TONON, GRAZIELLA
2004-01-01

Abstract

Tutto nasce da un ritratto-caricatura raffigurante un pacioso signore avanti negli anni, ritrovato nell’Archivio Piero Bottoni in una miscellanea di opere grafiche di vari autori. Oltre ai sapienti tratti a china su traccia a grafite, il disegno presenta pochi elementi espliciti utili all’identificazione. Fra questi, certamente importante, la firma: Pepin. Il ricorrere del nomignolo in alcune lettere e fotografie inviate a Bottoni e ad altri ha portato gli autori sulle tracce di Giuseppe Terragni e delle sue caricature apparse con quella firma sul quindicinale «La Zanzara», e quindi alla facile attribuzione. È stato quindi identificato il pacioso signore in Gaetano Moretti (1860-1938), maestro dell’eclettismo lombardo, progettista fra l’altro di quel capolavoro che è la Centrale Semenza di Trezzo sull’Adda (1906) e primo preside della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Pepin lo ha avuto come professore all’ultimo anno di corso, nel 1925-26: il disegno potrebbe risalire ad allora, proprio quando giungeva a conclusione anche il suo ciclo zanzaresco. Terragni conferma qui le sue straordinarie doti di disegnatore, capace di restituire in pochi tratti gli esiti di una fulminea e penetrante indagine psicologica. La ricerca dell’essenza di un carattere è tutt'uno con la scelta di prosciugare quanto possibile il segno, ma senza mai sacrificarne la forza vitale. Cosi vediamo il miglior Pepin cogliere la vacuità di taluni personaggi e la forza interiore di altri, con un atteggiamento comunque sempre penetrante e un forte interesse per la comune umanità. Oltre all'acquisizione di una straordinaria maestria, emerge nella traiettoria zanzaresca di Pepin l'accentuarsi negli ultimi anni della dimensione narrativa e il crescere di una straordinaria capacità affabulatoria. Il cantastorie ci regala allora rappresentazioni d'assieme che vengono anche ad assomigliare a bozzetti per messinscene. Si riaffaccia in questi quadri l'evocazione della tradizione popolare, richiamata anche nella coralità dell'azione e nella rivisitazione scherzosa della mescolanza di sacro e profano, di terreno e divino propria di quel mondo. C’è una relazione fra i disegni di Terragni per il foglio azzurro e la sua opera di architettura? L’esplorazione fisionomica e psicologica alla ricerca dei tratti peculiari degli individui e l’esercizio di catturarne l’essenza con il disegno costituiscono esperienze aurorali di cui il successivo lavoro di architetto si è sicuramente nutrito. Fra l'atteggiamento con cui Giuseppe Terragni elabora i ritratti caricaturali e l'atteggiamento con cui si dispone al progetto di architettura corre una profonda sintonia: simile è l'ansia di verità e il continuo ricominciamento.
2004
Ronca Editore
9788875460075
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