Il progetto interpreta il sito come un campus in cui la disposizione libera del costruito su un unico suolo esalti lo spazio fra le cose assieme alle cose stesse. L’insieme considerato è quello più vasto compreso tra le vie Ovada, S. Vigilio e Voltri. L’ordine urbano è costruito per accostamento di diversi tipi di insediamenti il cui poché fa parte di un gioco strategico tra rigidezza del tracciato (Via Ovada) e configurazione “libera” del parco. A nord un limite preciso lega il progetto alla regola dei tracciati urbani mentre il margine sud dell’area è un confine casuale ed impreciso disegnato unicamente da ragioni di accessibilità viabilistica. L’idea di campus favorisce la configurazione per accostamento tra nuovo e l'esistente liberando il progetto dalla ricerca di una continuità sintattica. Dell’ esistente l’Ospedale San Paolo, dal forte impatto volumetrico, fa da principale referente. Il parco si apre in forma d’albero verso via Ovada delimitando due campi di intervento: sul primo si fronteggiano un edificio residenziale di altezza variabile e il centro servizi per formare uno spazio connesso al percorso principale del Parco; sul secondo un ulteriore edificio residenziale con una figura asimmetrica a U delimita percettivamente alcuni degli spazi del Parco; l'edificio sollevandosi su pilotis permette la visione reciproca da Via Ovada verso il Parco e dal parco verso via Ovada. Il Parco è pensato come uno “spazio dinamico” organizzato per vaste aree tali da permettere variabilità d'uso. I servizi si dispongono nel nucleo previsto sulla via Ovada connesso al percorso principale del Parco e al di sotto della residenza a U al piano terra dei pilotis. E' prevista una struttura di servizio legata all'attività del Koala (associazione Onlus ospitata dall'ospedale San Paolo) che si occupa della cura dell'autismo e della dislessia dell'infanzia. La composizione sociale eterogenea e instabile degli abitanti che vivono i nuovi edifici di edilizia sociale stimola la ricerca progettuale sull'alloggio come spazio “dinamico”, aperto alle sempre più rapide variazioni nel tempo della domanda abitativa, e alla flessibilità dello spazio interno alle singole unità in modo da poter soddisfare esigenze in continuo mutamento. Più che differenziare l'offerta tipologica secondo sistemi codificati o nuovi codici, l'orientamento è stato quello di predisporre unità di superficie minime, dotate di pareti attrezzate per gli impianti, intervallate da spazi calibrati in modo tale da poter essere aggregati o sottratti all'una o all'altra unità in modi sempre diversi o configurarsi autonomamente come spazi intermedi. Abbiamo studiato l'intervallo fra elementi fissi (muri tecnici), in modo da divenire spazio di riconfigurazione possibile dell’aggregazione per unità come previsto. Non pianta libera indifferenziata quindi, ma alternanza di spazi fissi attrezzati e spazi dinamici a disposizione. Ossatura strutturale e layout impiantistico si intrecciano offrendo un supporto a questo tipo di aggregazioni instabili. Per quanto riguarda gli spazi accessori e gli spazi collettivi abbiamo ipotizzato spazi attrezzati comunque disponibili a una molteplicità di usi: sono gli abitanti stessi a occuparli cogliendone potenzialità sempre nuove, come riflesso della instabile, eterogenea composizione dei nuclei familiari in continuo divenire o più in generale degli abitanti all'interno dell'aggregazione condominiale.

Via Ovada

CECCHI, RAFFAELLO;LIMA, VINCENZA
2006-01-01

Abstract

Il progetto interpreta il sito come un campus in cui la disposizione libera del costruito su un unico suolo esalti lo spazio fra le cose assieme alle cose stesse. L’insieme considerato è quello più vasto compreso tra le vie Ovada, S. Vigilio e Voltri. L’ordine urbano è costruito per accostamento di diversi tipi di insediamenti il cui poché fa parte di un gioco strategico tra rigidezza del tracciato (Via Ovada) e configurazione “libera” del parco. A nord un limite preciso lega il progetto alla regola dei tracciati urbani mentre il margine sud dell’area è un confine casuale ed impreciso disegnato unicamente da ragioni di accessibilità viabilistica. L’idea di campus favorisce la configurazione per accostamento tra nuovo e l'esistente liberando il progetto dalla ricerca di una continuità sintattica. Dell’ esistente l’Ospedale San Paolo, dal forte impatto volumetrico, fa da principale referente. Il parco si apre in forma d’albero verso via Ovada delimitando due campi di intervento: sul primo si fronteggiano un edificio residenziale di altezza variabile e il centro servizi per formare uno spazio connesso al percorso principale del Parco; sul secondo un ulteriore edificio residenziale con una figura asimmetrica a U delimita percettivamente alcuni degli spazi del Parco; l'edificio sollevandosi su pilotis permette la visione reciproca da Via Ovada verso il Parco e dal parco verso via Ovada. Il Parco è pensato come uno “spazio dinamico” organizzato per vaste aree tali da permettere variabilità d'uso. I servizi si dispongono nel nucleo previsto sulla via Ovada connesso al percorso principale del Parco e al di sotto della residenza a U al piano terra dei pilotis. E' prevista una struttura di servizio legata all'attività del Koala (associazione Onlus ospitata dall'ospedale San Paolo) che si occupa della cura dell'autismo e della dislessia dell'infanzia. La composizione sociale eterogenea e instabile degli abitanti che vivono i nuovi edifici di edilizia sociale stimola la ricerca progettuale sull'alloggio come spazio “dinamico”, aperto alle sempre più rapide variazioni nel tempo della domanda abitativa, e alla flessibilità dello spazio interno alle singole unità in modo da poter soddisfare esigenze in continuo mutamento. Più che differenziare l'offerta tipologica secondo sistemi codificati o nuovi codici, l'orientamento è stato quello di predisporre unità di superficie minime, dotate di pareti attrezzate per gli impianti, intervallate da spazi calibrati in modo tale da poter essere aggregati o sottratti all'una o all'altra unità in modi sempre diversi o configurarsi autonomamente come spazi intermedi. Abbiamo studiato l'intervallo fra elementi fissi (muri tecnici), in modo da divenire spazio di riconfigurazione possibile dell’aggregazione per unità come previsto. Non pianta libera indifferenziata quindi, ma alternanza di spazi fissi attrezzati e spazi dinamici a disposizione. Ossatura strutturale e layout impiantistico si intrecciano offrendo un supporto a questo tipo di aggregazioni instabili. Per quanto riguarda gli spazi accessori e gli spazi collettivi abbiamo ipotizzato spazi attrezzati comunque disponibili a una molteplicità di usi: sono gli abitanti stessi a occuparli cogliendone potenzialità sempre nuove, come riflesso della instabile, eterogenea composizione dei nuclei familiari in continuo divenire o più in generale degli abitanti all'interno dell'aggregazione condominiale.
2006
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