A quasi quarant’anni dall’estinzione del Gran Prix de Rome e della grande stagione dei pensionnaires disegnatori d’archeologia, che per più di un secolo e mezzo avevano portato avanti quell’opera interpretativa dei resti avviata dagli architetti rinascimentali, Villa Adriana torna al centro di una articolata riflessione sulle questioni che l’antico, la rovina, la memoria e la loro interpretazione pongono alla realtà attuale dell’architettura progettata e, nello specifico delle problematiche affrontate in questo seminario, al concetto “moderno” del museo e delle sue forme e strutture. Il gran teatro dell’architettura, voluto dall’imperatore Adriano come sfondo della propria vita privata e costruito tra il 117 ed il 138 a.C. registra una nuova fase di interesse scientifico e di studio a livello internazionale, tale da estrarla, quasi a forza, da quella condizione, comune a quasi tutte le rovine architettoniche oggi, di grande natura morta, fissata nella mente degli studiosi di storia dell’architettura e dell’arte dalle restituzioni settecentesche e mai più mutata fino ad oggi.
IL "GRAN TEATRO" DELL'ARCHEOLOGIA
BASSO PERESSUT, GIAN LUCA;CALIARI, PIER FEDERICO MAURO
2005-01-01
Abstract
A quasi quarant’anni dall’estinzione del Gran Prix de Rome e della grande stagione dei pensionnaires disegnatori d’archeologia, che per più di un secolo e mezzo avevano portato avanti quell’opera interpretativa dei resti avviata dagli architetti rinascimentali, Villa Adriana torna al centro di una articolata riflessione sulle questioni che l’antico, la rovina, la memoria e la loro interpretazione pongono alla realtà attuale dell’architettura progettata e, nello specifico delle problematiche affrontate in questo seminario, al concetto “moderno” del museo e delle sue forme e strutture. Il gran teatro dell’architettura, voluto dall’imperatore Adriano come sfondo della propria vita privata e costruito tra il 117 ed il 138 a.C. registra una nuova fase di interesse scientifico e di studio a livello internazionale, tale da estrarla, quasi a forza, da quella condizione, comune a quasi tutte le rovine architettoniche oggi, di grande natura morta, fissata nella mente degli studiosi di storia dell’architettura e dell’arte dalle restituzioni settecentesche e mai più mutata fino ad oggi.File | Dimensione | Formato | |
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