Il saggio, che sintetizza la relazione presentata a un ‘Colloque de Cerisy’ sul tema “Les trois sources de la ville-campagne” tenutosi dal 20 al 27 settembre 2004, ragiona sulle radici culturali di lungo periodo del processo di urbanizzazione diffusa in Italia. In particolare, sottolinea come a partire dall’Unità d’Italia fino alla caduta del fascismo, tendenze alla concentrazione urbana e strategie anti-urbane hanno spesso convissuto, assecondando un progetto di ingegneria sociale molto articolato e spesso contradditorio. Dal secondo dopoguerra, la pianificazione urbanistica, influenzata dalle proposte culturali del Movimento Moderno, ha privilegiato la città ‘verticale e compatta’ e una decisa adozione di strumenti regolativi: ma con risultati spesso modesti, da imputare principalmente al peso della rendita fondiaria e alla debolezza del contesto politico amministrativo locale. La dispersione insediativa degli ultimi venti anni, e l’elevatissimo consumo di suolo periurbano che ne è derivato, è ricondotta alla estesa deregulation urbanistica attuata recentemente sia nella legislazione regionale che nella pianificazione urbanistica comunale. I suoi effetti in ambito economico, sociale e ambientale vengono valutati criticamente. Di questo fenomeno relativamente recente si pongono in evidenza gli elementi di continuità storica di lungo periodo nella costruzione della relazioni fra ‘città’ e ‘campagna’ nel Belpaese.
L’étalement urbain en Italie entre Villettopoli et délégitimation de l’urbanisme
GIBELLI, MARIA CRISTINA
2006-01-01
Abstract
Il saggio, che sintetizza la relazione presentata a un ‘Colloque de Cerisy’ sul tema “Les trois sources de la ville-campagne” tenutosi dal 20 al 27 settembre 2004, ragiona sulle radici culturali di lungo periodo del processo di urbanizzazione diffusa in Italia. In particolare, sottolinea come a partire dall’Unità d’Italia fino alla caduta del fascismo, tendenze alla concentrazione urbana e strategie anti-urbane hanno spesso convissuto, assecondando un progetto di ingegneria sociale molto articolato e spesso contradditorio. Dal secondo dopoguerra, la pianificazione urbanistica, influenzata dalle proposte culturali del Movimento Moderno, ha privilegiato la città ‘verticale e compatta’ e una decisa adozione di strumenti regolativi: ma con risultati spesso modesti, da imputare principalmente al peso della rendita fondiaria e alla debolezza del contesto politico amministrativo locale. La dispersione insediativa degli ultimi venti anni, e l’elevatissimo consumo di suolo periurbano che ne è derivato, è ricondotta alla estesa deregulation urbanistica attuata recentemente sia nella legislazione regionale che nella pianificazione urbanistica comunale. I suoi effetti in ambito economico, sociale e ambientale vengono valutati criticamente. Di questo fenomeno relativamente recente si pongono in evidenza gli elementi di continuità storica di lungo periodo nella costruzione della relazioni fra ‘città’ e ‘campagna’ nel Belpaese.File | Dimensione | Formato | |
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