Le radici del simbolo affondano nei principi stessi dell’architettura. Ci occuperemo quindi del simbolo come manifestazione inconscia del pensiero. Secondo alcuni è l’essenza stessa della forma architettonica, presente fin dalla sua gestazione; per altri il simbolo nasce dopo che la forma si è definita attraverso parametri di vario genere, tra cui quello tettonico. In effetti, è impossibile stabilire una sequenza tra fattori interagenti all’interno di realtà complesse. La tesi che qui si intende sviluppare considera il fatto che, se architettura e simbolo appartengono alla stessa fenomenologia, la questione vera non è tanto il momento di nascita dell’architettura quanto la condizione mentale ad essa preposta. Qual era, per dire, l’habitus mentale del primo uomo che ha concepito l’architettura come cosa diversa dalla pura costruzione? Nella risposta è implicita la dimostrazione della tesi. Diversamente da William Morris, che definiva architettura ogni cambiamento prodotto dall’uomo sulla terra – definizione divenuta il fondamento dell’architettonica moderna – si può parlare di architettura quando l’atto del costruire sublima se stesso, passando dalla risposta a esigenze pratiche al rispecchiamento delle idealità sottese a una società di livello avanzato. In questo senso va valutato il ruolo del sentimento nel consentire all’uomo di instaurare un rapporto empatico con l’ambiente. Diventa allora importante risalire alle radici del pensiero, presenti nella nostra coscienza come permanenza dell’interpretazione del mondo sotto il segno dello stupore e della paura. Ragione-sentimento-metafisica sono le componenti fondamentali di uno sviluppo mentale che ha incominciato a produrre effetti significativi quando è stato indirizzato a piegare la casualità dell’esistenza verso un destino positivo. L’uomo ha capito ben presto che non bastava comprendere la natura per attutire l’impatto; occorreva anche celebrarla, intessere con lei un dialogo dalle caratteristiche subliminali. L’osservazione della natura ha indotto all’imitazione della natura, imprimendo al modo di ragionare primitivo un andamento ciclico. L’uomo è diventato capace di guardare oltre la fisiologia naturale nel fornire risposte dal valore consolatorio. Tra le grandi idee del passato quella della morte associata all’idea della rinascita ha innescato un processo di autogenerazione continua. L’accumularsi di elementi simbolici intorno allo spazio sacrale della tomba nasce quindi sotto il segno del teatro del mondo e imprime alla sepoltura la vettorialità di un punto di riferimento privilegiato, che ha il suo reciproco nella grande volta celeste. Il nucleo tombale primario si è proiettato all’esterno, disseminando l’intorno di presenze monolitiche che sono diventate le polarità territoriali umanizzanti una porzione del grande mondo dagli immensi confini. Questi aspetti del pensiero primitivo ebbero grande importanza nell’indirizzare l’umanità verso le prime opere di architettura. Uno dei soggetti che più hanno coinciso con l’organizzazione sociale è stato l’edificio religioso, un’invenzione tipologica legata all’idea del sacro, per la quale dove vita e di morte sono diventati termini simbiotici. La logica geometrica che governa il pensiero si è sposata con il processo organico dando vita a costruzioni simboliche che sono diventati degli archetipi formali. Ad esempio, la forma circolare ed emisferica della tomba anticipa di migliaia di anni la costruzione templare del Rinascimento; il corridoio di accesso alla cella, conformato in modo viscerale a somiglianza dell’utero materno, è evidenziato all’esterno da un ingresso concepito in termini magniloquenti, contornato da blocchi di pietra squadrata che hanno dato forma al primordiale portale trilitico. Espunta da significati pratici, l’operazione costruttiva si è caricata di idealità, liberando l’umanità dalla schiavitù della funzione nel progettare edifici destinati al nulla. In questo contesto si colloca la nascita dell’architettura. Probabilmente, non la casa ma il tempio ne è l’origine, intendendo per architettura la capacità del pensiero di rendersi indipendente dai bisogni materiali e produrre idee non strettamente legate alle esigenze pratiche.

La questione simbolica in architettura

BOIDI, SERGIO
2004-01-01

Abstract

Le radici del simbolo affondano nei principi stessi dell’architettura. Ci occuperemo quindi del simbolo come manifestazione inconscia del pensiero. Secondo alcuni è l’essenza stessa della forma architettonica, presente fin dalla sua gestazione; per altri il simbolo nasce dopo che la forma si è definita attraverso parametri di vario genere, tra cui quello tettonico. In effetti, è impossibile stabilire una sequenza tra fattori interagenti all’interno di realtà complesse. La tesi che qui si intende sviluppare considera il fatto che, se architettura e simbolo appartengono alla stessa fenomenologia, la questione vera non è tanto il momento di nascita dell’architettura quanto la condizione mentale ad essa preposta. Qual era, per dire, l’habitus mentale del primo uomo che ha concepito l’architettura come cosa diversa dalla pura costruzione? Nella risposta è implicita la dimostrazione della tesi. Diversamente da William Morris, che definiva architettura ogni cambiamento prodotto dall’uomo sulla terra – definizione divenuta il fondamento dell’architettonica moderna – si può parlare di architettura quando l’atto del costruire sublima se stesso, passando dalla risposta a esigenze pratiche al rispecchiamento delle idealità sottese a una società di livello avanzato. In questo senso va valutato il ruolo del sentimento nel consentire all’uomo di instaurare un rapporto empatico con l’ambiente. Diventa allora importante risalire alle radici del pensiero, presenti nella nostra coscienza come permanenza dell’interpretazione del mondo sotto il segno dello stupore e della paura. Ragione-sentimento-metafisica sono le componenti fondamentali di uno sviluppo mentale che ha incominciato a produrre effetti significativi quando è stato indirizzato a piegare la casualità dell’esistenza verso un destino positivo. L’uomo ha capito ben presto che non bastava comprendere la natura per attutire l’impatto; occorreva anche celebrarla, intessere con lei un dialogo dalle caratteristiche subliminali. L’osservazione della natura ha indotto all’imitazione della natura, imprimendo al modo di ragionare primitivo un andamento ciclico. L’uomo è diventato capace di guardare oltre la fisiologia naturale nel fornire risposte dal valore consolatorio. Tra le grandi idee del passato quella della morte associata all’idea della rinascita ha innescato un processo di autogenerazione continua. L’accumularsi di elementi simbolici intorno allo spazio sacrale della tomba nasce quindi sotto il segno del teatro del mondo e imprime alla sepoltura la vettorialità di un punto di riferimento privilegiato, che ha il suo reciproco nella grande volta celeste. Il nucleo tombale primario si è proiettato all’esterno, disseminando l’intorno di presenze monolitiche che sono diventate le polarità territoriali umanizzanti una porzione del grande mondo dagli immensi confini. Questi aspetti del pensiero primitivo ebbero grande importanza nell’indirizzare l’umanità verso le prime opere di architettura. Uno dei soggetti che più hanno coinciso con l’organizzazione sociale è stato l’edificio religioso, un’invenzione tipologica legata all’idea del sacro, per la quale dove vita e di morte sono diventati termini simbiotici. La logica geometrica che governa il pensiero si è sposata con il processo organico dando vita a costruzioni simboliche che sono diventati degli archetipi formali. Ad esempio, la forma circolare ed emisferica della tomba anticipa di migliaia di anni la costruzione templare del Rinascimento; il corridoio di accesso alla cella, conformato in modo viscerale a somiglianza dell’utero materno, è evidenziato all’esterno da un ingresso concepito in termini magniloquenti, contornato da blocchi di pietra squadrata che hanno dato forma al primordiale portale trilitico. Espunta da significati pratici, l’operazione costruttiva si è caricata di idealità, liberando l’umanità dalla schiavitù della funzione nel progettare edifici destinati al nulla. In questo contesto si colloca la nascita dell’architettura. Probabilmente, non la casa ma il tempio ne è l’origine, intendendo per architettura la capacità del pensiero di rendersi indipendente dai bisogni materiali e produrre idee non strettamente legate alle esigenze pratiche.
2004
Sul simbolo. Confronti e riflessioni all’inizio del millennio
8887995753
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/247031
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