Imago probabilis

(Incipit) Tra le sorprendenti prossimità metaforiche, fra esiti della sperimentazione scientifica e modi dell’elaborazione architettonica, quelle legate all’investigazione dei fenomeni luminosi sembrano rivestire vero e proprio carattere fondativo. Nella sua appassionata divulgazione dei principi dell’elettrodinamica quantistica, condotta in fiera polemica con le deduzioni einsteiniane, il premio Nobel Richard Feynman afferma che, escludendo la forza di gravità e la radioattività, lo studio dei fenomeni luminosi segna un passo decisivo nella "reductio ad unum" delle tradizionali teorie fisiche, risolvendosi la maggior parte degli accadimenti in specifiche interazioni fotoneelettrone, insomma in affascinanti quanto imprevedibili danze fra materia e luce, localmente intrecciate a ridosso del presente, avanti e indietro nel tempo. In che modo, allora, analoghe archetipiche prerogative fenomeniche possono riguardare l’architettura e il suo statuto figurativo, in quanto espressioni compiute della meccanica universale? (...).