La redazione di «Casabella»: miti, simulacri e realtà

From March 1982 to February 1996, Jean-Louis Cohen was a very active member of the “external editorial team” of “Casabella” magazine under the direction of Vittorio Gregotti. Not only did he publish thirty-eight contributions covering a wide range of topics and types of articles, but he also used his extraordinary ability to engage a very large network of architects, authors and collaborators, not only from France. This essay analyses Cohen's significant contribution and his commitment as a historian who was fully supportive of Gregotti's project to conceive “Casabella” as a partisan magazine, focused on critical dialogue between architecture, urban planning, design and history. So important to his training as an architect-intellectual and militant critic, “Casabella” was used by Cohen as a privileged platform to express critical, and sometimes decidedly controversial, positions on the architectural and historiographical debate of the period, but also to promote and disseminate the results of new lines of historical research that he would continue to cultivate in the following decades.

Da marzo 1982 a febbraio 1996 Jean-Louis Cohen è stato un membro molto attivo della “redazione esterna” della rivista “Casabella” sotto la direzione di Vittorio Gregotti. Non solo pubblicò trentotto contributi con una grande diversità sia nei temi affrontati, sia nei tipi di articoli, ma impegnò anche la sua straordinaria capacità di coinvolgere una rete molto ampia di architetti, autori e collaboratori, non solo francesi. Questo saggio analizza il significativo contributo di Cohen e il suo impegno come storico del tutto solidario con il progetto gregottiano di concepire “Casabella” come una rivista di tendenza, centrata sul dialogo critico tra architettura, urbanistica, progettazione e storia. Così importante per la sua formazione di architetto-intellettuale e di critico militante, “Casabella” fu usata da Cohen come una tribuna privilegiata per esplicitare posizioni critiche, e tavolta decisamente polemiche, sulla produzione architettonica e storiografica del periodo, ma anche per promuovere e disseminare gli esiti di nuovi filoni di ricerca storica che avrebbe continuato a coltivare nei decenni successivi.