Il contributo indaga la relazione tra progettazione e partecipazione nell’adattamento al rischio, ricercando nell’attivazione di comunità un contributo a costruire luoghi resilienti. Attraverso una ricognizione sullo stato dell’arte si vuole evidenziare il superamento dell’approccio meramente tecnicistico a favore di pratiche partecipate quale strumento di preparedness per affrontare progettualmente anche le sfide esacerbate dal cambiamento climatico (CC). Questa complessa cornice – che ha visto anche ipotizzare la nascita di una nuova era per il pianeta e i suoi viventi – rende urgente una riflessione sul rapporto tra progettazione architettonica e gestione del rischio. In questi scenari si possono analizzare almeno tre parametri variabili, o figure principali, su cui poter intervenire progettualmente: 1) un evento perturbante esteso a larga scala, a cui occorrono azioni di prevenzione o mitigazione, 2) uno spazio esposto all’evento, generalmente un artefatto o territorio costruito dall’essere umano (un quartiere, un edificio o un brano di paesaggio) e 3) uno o più soggetti, ossia quelle figure agenti nello spazio esposto e che insieme ad esso subiscono l’evento (abitanti, comunità ed ecologie insediate). La progettazione di luoghi sicuri per una comunità non può risolversi unicamente attraverso requisiti prestazionali, si tratta di una realtà lungamente più complessa: per costruire resilienza, definita come la capacità di unsistema di accogliere uno shock e tornare a una condizione di equilibrio (Folke et al., 2010; Canepa, Piccardo, 2018) occorre contemplare la capacità di superamento dello shock da parte della comunità, non solo la resistenza dei luoghi. Si tratta quindi di dover ricercare non una soluzione tecnica per il ritorno ad uno stato precedente, bensì un processo trasformativo capace di superare la dicotomia «sapere tecnico vs conoscenza locale» (Pelling, 2011), in cui la comunità sappia porsi proattivamente. In questo, il progetto d’architettura è uno strumento possibile affinché la comunità stessa possa quantomeno comprendere la situazione di rischio e contribuire a costruire i propri luoghi sicuri. Il sistema di fattori concorrenti alla costruzione di luoghi resilienti necessita pertanto di considerare non soltanto analisi del rischio/ della vulnerabilità (utili alla conoscenza dell’evento perturbante) e i parametri per la realizzazione di luoghi sicuri (risorse disponibili e prestazioni necessarie); occorre che questi sappiano essere comunicati e compresi anche dalla terza figura descritta, i soggetti.

Costruire resilienza. La partecipazione in architettura nell’adattarsi al rischio | To Build Resilience. Architectural Participation in Risk Adaptation

Sartorio, Stefano
2025-01-01

Abstract

Il contributo indaga la relazione tra progettazione e partecipazione nell’adattamento al rischio, ricercando nell’attivazione di comunità un contributo a costruire luoghi resilienti. Attraverso una ricognizione sullo stato dell’arte si vuole evidenziare il superamento dell’approccio meramente tecnicistico a favore di pratiche partecipate quale strumento di preparedness per affrontare progettualmente anche le sfide esacerbate dal cambiamento climatico (CC). Questa complessa cornice – che ha visto anche ipotizzare la nascita di una nuova era per il pianeta e i suoi viventi – rende urgente una riflessione sul rapporto tra progettazione architettonica e gestione del rischio. In questi scenari si possono analizzare almeno tre parametri variabili, o figure principali, su cui poter intervenire progettualmente: 1) un evento perturbante esteso a larga scala, a cui occorrono azioni di prevenzione o mitigazione, 2) uno spazio esposto all’evento, generalmente un artefatto o territorio costruito dall’essere umano (un quartiere, un edificio o un brano di paesaggio) e 3) uno o più soggetti, ossia quelle figure agenti nello spazio esposto e che insieme ad esso subiscono l’evento (abitanti, comunità ed ecologie insediate). La progettazione di luoghi sicuri per una comunità non può risolversi unicamente attraverso requisiti prestazionali, si tratta di una realtà lungamente più complessa: per costruire resilienza, definita come la capacità di unsistema di accogliere uno shock e tornare a una condizione di equilibrio (Folke et al., 2010; Canepa, Piccardo, 2018) occorre contemplare la capacità di superamento dello shock da parte della comunità, non solo la resistenza dei luoghi. Si tratta quindi di dover ricercare non una soluzione tecnica per il ritorno ad uno stato precedente, bensì un processo trasformativo capace di superare la dicotomia «sapere tecnico vs conoscenza locale» (Pelling, 2011), in cui la comunità sappia porsi proattivamente. In questo, il progetto d’architettura è uno strumento possibile affinché la comunità stessa possa quantomeno comprendere la situazione di rischio e contribuire a costruire i propri luoghi sicuri. Il sistema di fattori concorrenti alla costruzione di luoghi resilienti necessita pertanto di considerare non soltanto analisi del rischio/ della vulnerabilità (utili alla conoscenza dell’evento perturbante) e i parametri per la realizzazione di luoghi sicuri (risorse disponibili e prestazioni necessarie); occorre che questi sappiano essere comunicati e compresi anche dalla terza figura descritta, i soggetti.
2025
OLTRERISCHIO. Dalla Resilienza all'Antifragilità: Architetture, Pratiche, Comunità | From Resilience to Antifragility: Architectures, Pratices, Communities
979-12-5644-136-5
Architettura, Comunità, Rischio, Resilienza, Partecipazione
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Descrizione: contributo nel volume "Oltrerischio" (a cura di E. Corradi)
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1299606
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