L’analisi del milieu newyorchese tra la crisi del ’29 e l’immedia- to dopo-guerra restituisce uno scenario professionale inatteso, dove i confini tra diversi rami della cultura tenica e orizzonti professionali e istituzionali spesso si sovrappongono e le vicende dell’architettura paiono contrassegnate dalla tensione tra architetti e tecnici, aprendo ai temi dell’autonomia disciplinare, della responsabilità e del ruolo sociale del progettista nel New Deal rooseveltiano. Muovendo da una figura atipica “a cavallo di due continenti”, che si sottrae ai canoni International Style cui alcune letture l’hanno relegato, il libro si concentra sul ruolo che l’architetto svizzero William Lescaze (1896-1969) svolge nella definizione dei “lineamenti” del social housing newyorchese e nel percorso che segna l’incontro tra la modernità europea e una scena americana ancora profondamente legata all’eredità locale. Dalla critica condizione iniziale di émigré fino al coinvolgimento all’interno di processi decisionali e apparati burocratici, la vicenda professionale coincide con la graduale accettazione di forme e modelli europei, che entrano progressivamente a far parte del linguaggio istituzionale adottato a New York per l’abitazione sociale fino al secondo dopoguerra. Incrociando fonti archivistiche inedite provenienti da due campi disciplinari, housing e architettura, da sempre separati nella storiografia americana, il libro mette in luce alcune problematiche legate a un aspetto dell’architettura oggi di estrema attualità.
William Lescaze, un architetto europeo nel New Deal.
G. Caramellino
2010-01-01
Abstract
L’analisi del milieu newyorchese tra la crisi del ’29 e l’immedia- to dopo-guerra restituisce uno scenario professionale inatteso, dove i confini tra diversi rami della cultura tenica e orizzonti professionali e istituzionali spesso si sovrappongono e le vicende dell’architettura paiono contrassegnate dalla tensione tra architetti e tecnici, aprendo ai temi dell’autonomia disciplinare, della responsabilità e del ruolo sociale del progettista nel New Deal rooseveltiano. Muovendo da una figura atipica “a cavallo di due continenti”, che si sottrae ai canoni International Style cui alcune letture l’hanno relegato, il libro si concentra sul ruolo che l’architetto svizzero William Lescaze (1896-1969) svolge nella definizione dei “lineamenti” del social housing newyorchese e nel percorso che segna l’incontro tra la modernità europea e una scena americana ancora profondamente legata all’eredità locale. Dalla critica condizione iniziale di émigré fino al coinvolgimento all’interno di processi decisionali e apparati burocratici, la vicenda professionale coincide con la graduale accettazione di forme e modelli europei, che entrano progressivamente a far parte del linguaggio istituzionale adottato a New York per l’abitazione sociale fino al secondo dopoguerra. Incrociando fonti archivistiche inedite provenienti da due campi disciplinari, housing e architettura, da sempre separati nella storiografia americana, il libro mette in luce alcune problematiche legate a un aspetto dell’architettura oggi di estrema attualità.| File | Dimensione | Formato | |
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