Lo spazio pubblico da anni è al centro di un rinnovato interesse da parte di operatori e istituzioni. La pandemia ha mostrato il valore dello spazio pubblico di prossimità e il dramma della sua assenza; occupazioni del suolo pubblico e usi diversi rendono lo spazio pubblico sempre più un luogo “conteso” tra diverse popolazioni; gli attori della rigenerazione urbana ne riconoscono in maniera esplicita il valore sociale ed economico negli interventi di trasformazione; le pubbliche amministrazioni ricorrono sempre più frequentemente a interventi “dal basso” temporanei e a costi minimi. Tutto ciò richiama la necessità di una definizione ampia, articolata, situata e contestuale di “qualità” dello spazio pubblico, al di là della dimensione formale e materiale. In particolare, rimarca l’importanza della gestione dello spazio pubblico - di come è manutenuto, amministrato e animato - cosa che sempre più spesso non è di competenza della sola pubblica amministrazione ma di attori diversi. Questo aspetto sollecita una attenta riflessione sul profilo dei soggetti coinvolti (associazioni, cittadini, operatori privati), sui modi e strumenti di ingaggio (patti, convezioni), sulle implicazioni su usi e tipi di spazi, sulla dimensione publicness. In altre parole, sulla relazione tra qualità del progetto di spazio pubblico e qualità della sua gestione nel tempo. Con queste premesse, il paper analizza le forme di collaborazione nel caso di Piazze Aperte a Milano, avanza considerazioni in merito alle condizioni alla base di tale collaborazione, riflette su come ha influito sulla narrazione dello spazio pubblico, sulle opportunità che ha offerto per costruire qualità urbana e sui potenziali rischi sul lungo periodo.

La dimensione collaborativa nella costruzione e gestione dello spazi pubblico. Il caso di Piazze Aperte a Milano

A. Bruzzese
2025-01-01

Abstract

Lo spazio pubblico da anni è al centro di un rinnovato interesse da parte di operatori e istituzioni. La pandemia ha mostrato il valore dello spazio pubblico di prossimità e il dramma della sua assenza; occupazioni del suolo pubblico e usi diversi rendono lo spazio pubblico sempre più un luogo “conteso” tra diverse popolazioni; gli attori della rigenerazione urbana ne riconoscono in maniera esplicita il valore sociale ed economico negli interventi di trasformazione; le pubbliche amministrazioni ricorrono sempre più frequentemente a interventi “dal basso” temporanei e a costi minimi. Tutto ciò richiama la necessità di una definizione ampia, articolata, situata e contestuale di “qualità” dello spazio pubblico, al di là della dimensione formale e materiale. In particolare, rimarca l’importanza della gestione dello spazio pubblico - di come è manutenuto, amministrato e animato - cosa che sempre più spesso non è di competenza della sola pubblica amministrazione ma di attori diversi. Questo aspetto sollecita una attenta riflessione sul profilo dei soggetti coinvolti (associazioni, cittadini, operatori privati), sui modi e strumenti di ingaggio (patti, convezioni), sulle implicazioni su usi e tipi di spazi, sulla dimensione publicness. In altre parole, sulla relazione tra qualità del progetto di spazio pubblico e qualità della sua gestione nel tempo. Con queste premesse, il paper analizza le forme di collaborazione nel caso di Piazze Aperte a Milano, avanza considerazioni in merito alle condizioni alla base di tale collaborazione, riflette su come ha influito sulla narrazione dello spazio pubblico, sulle opportunità che ha offerto per costruire qualità urbana e sui potenziali rischi sul lungo periodo.
2025
Cantieri, Atti della XXVI Conferenza Nazionale SIU Nuove ecologie territoriali. Coabitare mondi che cambiano
978-88-99237-70-7
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