Abitare nella Torre Velasca

The Torre Velasca, completed in 1958 and preceded by a long design genesis (1950-55), represents a successful combination of new living requirements and Milanese urban culture, without pre-established references to a precise building type or historical moment: it captures and expresses the spirit of the city. Almost immediately, it is perceived in an ambivalent manner, sparking a heated international debate between renunciation of modernity and renewal, which, however, does not seem to concern the interior space or the design of the furnishings. In the collective memory it is the “giant house” sprung from the very material of the city, thanks to the icastic definition given in 1959 by Giuseppe Samonà , but it is also the ex novo invention, capable of generating the suggestion of a pre-existing environment, suggested by Gio Ponti in 1961: this apparent contrast between rootedness and innovation is also manifested by examining certain characteristics of the interior spaces.

La Torre Velasca, conclusa nel 1958 e preceduta da una lunga genesi progettuale (1950-55), rappresenta un riuscito connubio tra nuove esigenze dell’abitare e cultura urbana milanese, senza riferimenti prestabiliti a un preciso tipo edilizio o momento storico: capta ed esprime lo spirito della città. Quasi subito, essa viene percepita in maniera ambivalente, suscitando un acceso dibattito internazionale fra rinuncia alla modernità e rinnovamento che, però, non sembra riguardare lo spazio interno o il design dell’arredo. Nella memoria collettiva è la “casa gigante” scaturita dalla materia stessa della città, grazie all’icastica definizione data nel 1959 da Giuseppe Samonà , ma è anche l’invenzione ex novo, capace di generare la suggestione di un ambiente preesistente, suggerita da Gio Ponti nel 1961: questo apparente contrasto tra radicamento e innovazione si manifesta anche esaminando alcune caratteristiche degli spazi interni.