La fabbrica di Sant'Andrea è universalmente considerata il capolavoro di Leon Battista Alberti, eppure quanto vediamo oggi è frutto di un oneroso lavoro di completamento e ripristino condotto nel corso XVIII secolo. Completata con la cupola tardobarocca progettata da Filippo Juvarra ed edificata nel corso di un cinquantennio a partire dal 1732, la fabbrica, specialmente per gli interni, esibisce oggi la veste architettonica e decorativa pensata e voluta dall'architetto Paolo Pozzo per restituire alla basilica un aspetto albertiano mai esistito, frutto di una interpretazione personale e accademica del lessico tardo quattrocentesco. L'intervento di Pozzo ha infatti cancellato il completamento tardobarocco della fabbrica, avviato (prima di Juvarra) dal mai troppo considerato architetto bolognese Giuseppe Antonio Torri. Costui, discendente da una famiglia di costruttori e capomastri, allievo di Gian Giacomo Monti, fu ingaggiato per completare quanto i cantieri quattrocenteschi, cinquecenteschi e di primo Seicento avevano lasciato incompiuto. Avviati nuovamente i lavori, essi procedettero sotto di lui dal 1697 al 1704/10. Torri costruì le volte della crociera munendole di ampie lunette. Aprì grandi finestre rettangolari nelle testate di transetto e in controfacciata; demolì parzialmente il pronao cinquecentesco del transetto nord ed edificò la nuova testata ad arco del transetto meridionale. Ridefinì l’ordine architettonico e la trabeazione della crociera, costruì gli arconi di sostegno alla cupola da lui progettata, ma rimasta sulla carta. Progettò di estendere la nuova partitura architettonica alla navata quattrocentesca e di forarne la grande volta a botte mediante nuove lunette. L’intervento si arrestò e Paolo Pozzo si attivò per cancellarne ogni traccia e ricondurre l’edificio alla sua interpretazione del progetto albertiano. Il saggio, sulla scorta di documenti d’archivio, ripercorre le fasi dimenticate dei cantieri che, nel XVIII secolo, hanno trasformato e consegnato ai posteri il capolavoro albertiano nell’attuale assetto.
Da Torri alla cupola. Storia costruttiva della Basilica di Sant'Andrea fra 1696 e 1788
C. Togliani
2025-01-01
Abstract
La fabbrica di Sant'Andrea è universalmente considerata il capolavoro di Leon Battista Alberti, eppure quanto vediamo oggi è frutto di un oneroso lavoro di completamento e ripristino condotto nel corso XVIII secolo. Completata con la cupola tardobarocca progettata da Filippo Juvarra ed edificata nel corso di un cinquantennio a partire dal 1732, la fabbrica, specialmente per gli interni, esibisce oggi la veste architettonica e decorativa pensata e voluta dall'architetto Paolo Pozzo per restituire alla basilica un aspetto albertiano mai esistito, frutto di una interpretazione personale e accademica del lessico tardo quattrocentesco. L'intervento di Pozzo ha infatti cancellato il completamento tardobarocco della fabbrica, avviato (prima di Juvarra) dal mai troppo considerato architetto bolognese Giuseppe Antonio Torri. Costui, discendente da una famiglia di costruttori e capomastri, allievo di Gian Giacomo Monti, fu ingaggiato per completare quanto i cantieri quattrocenteschi, cinquecenteschi e di primo Seicento avevano lasciato incompiuto. Avviati nuovamente i lavori, essi procedettero sotto di lui dal 1697 al 1704/10. Torri costruì le volte della crociera munendole di ampie lunette. Aprì grandi finestre rettangolari nelle testate di transetto e in controfacciata; demolì parzialmente il pronao cinquecentesco del transetto nord ed edificò la nuova testata ad arco del transetto meridionale. Ridefinì l’ordine architettonico e la trabeazione della crociera, costruì gli arconi di sostegno alla cupola da lui progettata, ma rimasta sulla carta. Progettò di estendere la nuova partitura architettonica alla navata quattrocentesca e di forarne la grande volta a botte mediante nuove lunette. L’intervento si arrestò e Paolo Pozzo si attivò per cancellarne ogni traccia e ricondurre l’edificio alla sua interpretazione del progetto albertiano. Il saggio, sulla scorta di documenti d’archivio, ripercorre le fasi dimenticate dei cantieri che, nel XVIII secolo, hanno trasformato e consegnato ai posteri il capolavoro albertiano nell’attuale assetto.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
optimized_togliani_sant_andrea.pdf
Accesso riservato
:
Publisher’s version
Dimensione
1.28 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.28 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.