L’architettura è disciplina corale: molte sono le competenze che si compongono nella sua realizzazione e rendono possibile quella “armonia fra tutte le membra [...], per modo che non sia possibile aggiungere o togliere o cambiare nulla se non in peggio”, di cui scrive già Alberti. Nessuno può, solo, dispiegarle tutte; è inevitabile comporre un gruppo che, nella relazione tra esperienze, dia forma alla complessità e sia capace più di con-cinere, cantare insieme, armonizzarsi, che di con-cinnare, prepararsi in modo adeguato alla maniera albertiana. E le relazioni sono a volte ordinarie, diffusamente sperimentate, a volte inedite nell’avvicinare mondi apparentemente lontani. L’architettura parla a chi le sia avvicina con parole fatte di forme materiali, in una lingua che ognuno può intendere, capace di fargli sentire uno spazio come suo proprio: in questo, relazioni atipiche, con discipline che aiutano a delineare i lineamenti del contesto anche culturale in cui il progetto prende forma, prendono senso e forza. Letteratura, cinema, teatro, contribuiscono a disegnare rappresentazioni della realtà per come è e sue proiezioni in vista di un futuro da indirizzare; contribuiscono a progettare, “gettare avanti” uno sguardo capace di materializzarsi in luoghi e forme nuove. Se ne può portare ad esempio un insieme di interventi, architetture e interni realizzati da italiani negli Stati Uniti del secondo dopoguerra, e un progetto di ricerca, Transatlantic Transfers, che verifica come molto di quanto successo sarebbe stato impensabile se non si fossero armonizzati contributi diversissimi per la natura dei loro promotori (politici, culturali, diplomatici e commerciali, ...) e per il mezzo con cui sono stati trasferiti (cose, architetture e interni, oggetti, film e testi, abiti e accessori, o eventi, sfilate, conferenze, presentazioni di libri, ...). Un coro di voci, ognuna col suo timbro e la sua intensità, rese armoniche da uno scopo condiviso, promuovere l’Italia, la sua cultura e produzione, e in un insieme di realizzazioni che ne disegnano una forma e ne rappresentano l’identità.
Tra con-cinere e con-cinnare. Accoppiamenti giudiziosi o relazioni pericolose nel progetto di Interni?
M. Averna
2024-01-01
Abstract
L’architettura è disciplina corale: molte sono le competenze che si compongono nella sua realizzazione e rendono possibile quella “armonia fra tutte le membra [...], per modo che non sia possibile aggiungere o togliere o cambiare nulla se non in peggio”, di cui scrive già Alberti. Nessuno può, solo, dispiegarle tutte; è inevitabile comporre un gruppo che, nella relazione tra esperienze, dia forma alla complessità e sia capace più di con-cinere, cantare insieme, armonizzarsi, che di con-cinnare, prepararsi in modo adeguato alla maniera albertiana. E le relazioni sono a volte ordinarie, diffusamente sperimentate, a volte inedite nell’avvicinare mondi apparentemente lontani. L’architettura parla a chi le sia avvicina con parole fatte di forme materiali, in una lingua che ognuno può intendere, capace di fargli sentire uno spazio come suo proprio: in questo, relazioni atipiche, con discipline che aiutano a delineare i lineamenti del contesto anche culturale in cui il progetto prende forma, prendono senso e forza. Letteratura, cinema, teatro, contribuiscono a disegnare rappresentazioni della realtà per come è e sue proiezioni in vista di un futuro da indirizzare; contribuiscono a progettare, “gettare avanti” uno sguardo capace di materializzarsi in luoghi e forme nuove. Se ne può portare ad esempio un insieme di interventi, architetture e interni realizzati da italiani negli Stati Uniti del secondo dopoguerra, e un progetto di ricerca, Transatlantic Transfers, che verifica come molto di quanto successo sarebbe stato impensabile se non si fossero armonizzati contributi diversissimi per la natura dei loro promotori (politici, culturali, diplomatici e commerciali, ...) e per il mezzo con cui sono stati trasferiti (cose, architetture e interni, oggetti, film e testi, abiti e accessori, o eventi, sfilate, conferenze, presentazioni di libri, ...). Un coro di voci, ognuna col suo timbro e la sua intensità, rese armoniche da uno scopo condiviso, promuovere l’Italia, la sua cultura e produzione, e in un insieme di realizzazioni che ne disegnano una forma e ne rappresentano l’identità.| File | Dimensione | Formato | |
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