Come è noto, nella primavera del 1787 Thomas Jefferson compie un breve viaggio nel Nord Italia. Una manciata di giorni appena, dal 14 aprile al 1 maggio, in cui l’allora Ambasciatore della giovane nazione americana a Parigi esplorò il territorio e le città del Piemonte, della Lombardia e della Liguria. Jefferson già dal 1760 aveva dimostrato grande interesse per l’architettura, cimentandosi in prima persona nella progettazione della villa di Monticello. Ma nonostante solo pochi giorni di viaggio lo separassero da Venezia, o dalle opere di Andrea Palladio, tra le maggiori fonti di ispirazione della sua opera di architetto, la sua maggiore attenzione fu dedicata a risaie e vigneti, alle macchine e ai metodi di produzione e di irrigazione. Non un breve Grand Tour, il suo, come in effetti ci si sarebbe aspettati dall’architetto dilettante impegnato nella scrittura di una “dichiarazione d’indipendenza” dell’architettura americana, ma una vera e propria spedizione scientifica mirata principalmente a individuare i prodotti esportabili oltreoceano, a verificare la qualità delle materie prime, le caratteristiche del clima, i costi di produzione. Una missione che egli riteneva necessaria per lo sviluppo di una giovane nazione, con terre ancora incontaminate, e che potremmo definire, in alcuni aspetti, anticipatoria della grande spedizione verso il “lontano ovest” di Lewis e Clark (1804-1806) e caldeggiata dallo stesso Jefferson. Il diario è fitto di annotazioni relative alla produzione agricola. È sarà proprio verso la fine del viaggio, nelle ultime tappe lungo la costa ligure, che avvenne la “scoperta” del Mediterraneo da parte di Jefferson.
La scoperta del Mediterraneo di un viaggiatore della Virginia: Thomas Jefferson in Italia (1787)
LOI
2024-01-01
Abstract
Come è noto, nella primavera del 1787 Thomas Jefferson compie un breve viaggio nel Nord Italia. Una manciata di giorni appena, dal 14 aprile al 1 maggio, in cui l’allora Ambasciatore della giovane nazione americana a Parigi esplorò il territorio e le città del Piemonte, della Lombardia e della Liguria. Jefferson già dal 1760 aveva dimostrato grande interesse per l’architettura, cimentandosi in prima persona nella progettazione della villa di Monticello. Ma nonostante solo pochi giorni di viaggio lo separassero da Venezia, o dalle opere di Andrea Palladio, tra le maggiori fonti di ispirazione della sua opera di architetto, la sua maggiore attenzione fu dedicata a risaie e vigneti, alle macchine e ai metodi di produzione e di irrigazione. Non un breve Grand Tour, il suo, come in effetti ci si sarebbe aspettati dall’architetto dilettante impegnato nella scrittura di una “dichiarazione d’indipendenza” dell’architettura americana, ma una vera e propria spedizione scientifica mirata principalmente a individuare i prodotti esportabili oltreoceano, a verificare la qualità delle materie prime, le caratteristiche del clima, i costi di produzione. Una missione che egli riteneva necessaria per lo sviluppo di una giovane nazione, con terre ancora incontaminate, e che potremmo definire, in alcuni aspetti, anticipatoria della grande spedizione verso il “lontano ovest” di Lewis e Clark (1804-1806) e caldeggiata dallo stesso Jefferson. Il diario è fitto di annotazioni relative alla produzione agricola. È sarà proprio verso la fine del viaggio, nelle ultime tappe lungo la costa ligure, che avvenne la “scoperta” del Mediterraneo da parte di Jefferson.| File | Dimensione | Formato | |
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