L’architettura in fusione dalla ghisa al ferro al cemento. / Architecture in casting, from cast iron to iron to concrete.

The invention of iron in the new nomadic architecture of engineers has its origins in the cast iron forms of the early 19th century, well before its evolution and transformation towards modern steel carpentry. The problem of the new aesthetics and the role of ornament was grafted onto this thematic knot, an aspect that was already well present in the early industrial and decorative arts. However, this ancestral aesthetic, of the “cast” form, original and somewhat mythical in relation to modern architectural conception, persists as a legacy in different and more complex forms. It still resists in the post-World War II period and to some extent to this day, in the steel frames of the architectures of the new “crystal palaces” or in the reinforced concrete “cast” from Le Corbusier onwards, up to the new techniques of additive manifacturing.

L’invenzione del ferro nella nuova architettura nomade degli ingegneri ha le sue origini proprio nelle forme in fusione in ghisa di inizio Ottocento, ben prima di una sua evoluzione e trasformazione verso la carpenteria in acciaio moderna. Su questo nodo tematico si è innestato il problema della nuova estetica e del ruolo dell’ornato, un aspetto già ben presente nelle prime arti decorative industriali. Tuttavia, questa estetica primigenia, della forma “in fusione”, originaria e in qualche modo mitica rispetto alla concezione architettonica moderna, permane come retaggio in forme diverse e più complesse. Ancora resisterà nel Secondo Dopoguerra e in parte fino ad oggi, negli acciai delle architetture dei nuovi “palazzi di cristallo” o nei cementi armati “gettati” da Le Corbusier in poi, fino alle nuove tecniche di manifattura additiva.