Bisognerebbe riscrivere una grammatica del possibile, di quello che si può esi deve fare gratuitamente (e pare surreale pure doverlo scrivere in corsivo)nello spazio pubblico. Perché forse ci siamo dimenticati che le città sono beni comuni e che se perdono questo carattere collettivo e condiviso perdono laloro natura originaria. Nella privatizzazione e commercializzazione deglispazi urbani sta tutta la negazione dell’idea stessa di urbanità che è stata lacifra vincente delle città europee, una dimensione legata all’ospitalità deiluoghi, una predisposizione ad accogliere e facilitare le relazioni umane, loscambio e la comunicazione tra diversi. Una dimensione legata alla qualità della convivenza civile, ad un’idea di cittadinanza inclusiva e tollerante. Ma se perdiamo questa urbanità che cosa rimarrà della nostra secolare cultura civile?
Se non consumi non esisti? Una riflessione sulla città gratuita che tutti vorremmo
elena granata
2024-01-01
Abstract
Bisognerebbe riscrivere una grammatica del possibile, di quello che si può esi deve fare gratuitamente (e pare surreale pure doverlo scrivere in corsivo)nello spazio pubblico. Perché forse ci siamo dimenticati che le città sono beni comuni e che se perdono questo carattere collettivo e condiviso perdono laloro natura originaria. Nella privatizzazione e commercializzazione deglispazi urbani sta tutta la negazione dell’idea stessa di urbanità che è stata lacifra vincente delle città europee, una dimensione legata all’ospitalità deiluoghi, una predisposizione ad accogliere e facilitare le relazioni umane, loscambio e la comunicazione tra diversi. Una dimensione legata alla qualità della convivenza civile, ad un’idea di cittadinanza inclusiva e tollerante. Ma se perdiamo questa urbanità che cosa rimarrà della nostra secolare cultura civile?File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: Città gratuita
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