La città contemporanea è concettualmente associabile al deserto per innumerevoli motivi: l’elevato livello di antropizzazione le rende inospitali per la maggiorparte delle specie viventi -animali e vegetali- riducendo enormemente la biodiversità; il consumo di suolo e l’estesa impermeabilizzazione rimandano inoltre al concetto stesso di desertificazione, definito dalla UNCCD come un processo di «degrado delle terre, attribuibile a varie cause, fra le quali variazioni climatiche ed attività umane»; infine il modello urbano richiede una quantità di risorse sproporzionata rispetto alla capacità produttiva e rigenerativa del territorio. Desertificazione e urbanizzazione risultano dunque essere processi correlati, in quanto il secondo è tra le possibili cause del primo e l’urbanizzazione, al pari di fenomeni come l’erosione, la salinizzazione, la siccità, può condurre il suolo ad una condizione di “sterilità funzionale”, cioè ad uno stato di degrado irreversibile che ne compromette le possibilità d’uso e il comportamento naturale. In Italia in particolare, «l’estendersi del processo di desertificazione è in diretto rapporto con la crisi dei centri urbani storici che, a un assetto tradizionale del paesaggio costituito da sistemi abitativi a forte compenetrazione naturale e a basso consumo di risorse, sostituisce un modello basato sula cementificazione massiccia, il dispendio energetico e l’inquinamento ambientale». Il risultato sono dei “deserti urbani” inospitali tanto quanto quelli sabbiosi, da attraversare senza sostare, perché insieme alla natura l’espansione urbana divora anche gli spazi di incontro e relazione, provocando una desertificazione relazionale, oltre che fisica. Proprio in relazione ai centri urbani storici, il presente contributo propone una approccio puntuale e sistemico per la ri-naturalizzazione di aree urbane in cui la disconnessione dal sistema naturale circostante impatta più che altrove e dove le attuali strategie di infrastruttura verde difficilmente trovano applicazione per vincoli morfologici. In assonanza con l’associazione città-deserto, la trasformazione sistematica dei vuoti urbani (in particolare delle corti interne tipiche del tessuto storico di molte città italiane) si presenta come un sistema di giardini-oasi. Oasi, infatti, «non sono le coltivazioni, o un tipo di paesaggio, ma l’insieme di tutte le componenti ambientali e architettoniche frutto di una sapiente organizzazione dello spazio».
Deserti urbani e giardini-oasi: micro-geografia verde per i centri storici
N. Tzortzi;M. S. Lux
2023-01-01
Abstract
La città contemporanea è concettualmente associabile al deserto per innumerevoli motivi: l’elevato livello di antropizzazione le rende inospitali per la maggiorparte delle specie viventi -animali e vegetali- riducendo enormemente la biodiversità; il consumo di suolo e l’estesa impermeabilizzazione rimandano inoltre al concetto stesso di desertificazione, definito dalla UNCCD come un processo di «degrado delle terre, attribuibile a varie cause, fra le quali variazioni climatiche ed attività umane»; infine il modello urbano richiede una quantità di risorse sproporzionata rispetto alla capacità produttiva e rigenerativa del territorio. Desertificazione e urbanizzazione risultano dunque essere processi correlati, in quanto il secondo è tra le possibili cause del primo e l’urbanizzazione, al pari di fenomeni come l’erosione, la salinizzazione, la siccità, può condurre il suolo ad una condizione di “sterilità funzionale”, cioè ad uno stato di degrado irreversibile che ne compromette le possibilità d’uso e il comportamento naturale. In Italia in particolare, «l’estendersi del processo di desertificazione è in diretto rapporto con la crisi dei centri urbani storici che, a un assetto tradizionale del paesaggio costituito da sistemi abitativi a forte compenetrazione naturale e a basso consumo di risorse, sostituisce un modello basato sula cementificazione massiccia, il dispendio energetico e l’inquinamento ambientale». Il risultato sono dei “deserti urbani” inospitali tanto quanto quelli sabbiosi, da attraversare senza sostare, perché insieme alla natura l’espansione urbana divora anche gli spazi di incontro e relazione, provocando una desertificazione relazionale, oltre che fisica. Proprio in relazione ai centri urbani storici, il presente contributo propone una approccio puntuale e sistemico per la ri-naturalizzazione di aree urbane in cui la disconnessione dal sistema naturale circostante impatta più che altrove e dove le attuali strategie di infrastruttura verde difficilmente trovano applicazione per vincoli morfologici. In assonanza con l’associazione città-deserto, la trasformazione sistematica dei vuoti urbani (in particolare delle corti interne tipiche del tessuto storico di molte città italiane) si presenta come un sistema di giardini-oasi. Oasi, infatti, «non sono le coltivazioni, o un tipo di paesaggio, ma l’insieme di tutte le componenti ambientali e architettoniche frutto di una sapiente organizzazione dello spazio».File | Dimensione | Formato | |
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