Negli ultimi anni, sollecitati dall'ambientalismo e dalla consapevolezza ecologica globale, i progetti urbani e di paesaggio che sono intervenuti alla scala della città sulle aree abbandonate hanno condiviso un obiettivo prioritario: quello di preparare i luoghi per trasformazioni future in cui possa trovare spazio un diverso modo di vivere la città come luogo di socialità, di consumo, di partecipazione. Questa nuova visione ecologica globale, indispensabile per precisare meglio l'impegno etico e tecnico di fronte alle questioni ambientali, è oggi ancora più sollecitata dalla proliferazione delle crisi (tra cui la pandemia di Covid19) in diverse regioni del pianeta che richiedono interventi trasformativi efficaci; azioni che sono il risultato di un progetto che ne definisce le finalità, ne riconosce e interpreta le condizioni, verificando al contempo il grado di coerenza logica e tecnica delle possibili diverse proposte operative attraverso quella che Tomás Maldonado definisce consapevolezza critica del processo tecnico. In questa riflessione il suolo ha progressivamente assunto una nuova centralità: in una prima fase nella prospettiva aperta dalla riflessione di Bernardo Secchi e Vittorio Gregotti, concentrati a considerare “ciò che del suolo è corrugazione volontaria, ma anche vera e propria preparazione e organizzazione tecnico-formale della sua superficie [...]: l’uso del suolo, la sua distribuzione funzionale, ma anche le materie, inclinazioni, ricoprimenti, rialzi, bordi, congiungimenti, scavi, riporti (... insomma:) l’architettura della terra.” Più recentemente il suolo è stato riguardato anche in relazione al suo ruolo fondamentale nel consentire la continuità di molti servizi eco-sistemici cruciali per i processi primari, quali la normalizzazione del ciclo del carbonio e dei nutrienti, l'adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici, la cattura e la depurazione degli inquinanti, la filtrazione delle acque dolci, il contrasto ai fenomeni di desertificazione. Recuperando la dimensione operativa delle tradizionali tecniche di costruzione e manutenzione del paesaggio, spesso mutuate dal campo dell'agricoltura, il suolo è oggi riguardato come un'entità vivente in continua mutazione, che si trasforma sia per effetto di azioni esogene (modellato e sigillato, ma anche rivestito, piantumato, dotato di infrastrutture, attrezzato...) sia attraverso processi determinati nel tempo da cambiamenti endogeni, ben descritti nel campo della pedologia e della pedogenesi. Da Günther Vogt, che realizza alla Biennale di Venezia del 2021 un modello concettuale di città formato da blocchi di terreno pressato provenienti da diverse regioni europee nel quale la vegetazione cresce tra le crepe del terreno intorno a tre grandi alberi e l'architettura si trasforma in paesaggio; a CZStudio associati (Paolo Ceccon e Laura Zampieri), che include l'impronta degli spazi funzionali del cantiere di costruzione tra gli elementi da considerare per programmare il successivo innesco di processi di naturalizzazione a partire dalle caratteristiche dei suoli esistenti, come nel Parco Catene a Marghera; a Catherine Mosbach, che nei suoi progetti (ad esempio nel parco del Museo Louvre a Lens) realizza superfici esposte di terra nuda sezionata aperte all'invasione di organismi, in particolare funghi, licheni, muschi, batteri e piante verdi. In queste esperienze, il progetto del suolo è affrontato a diverse scale, da quella microscopica dei microrganismi responsabili di processi biologici essenziali come la biocenosi, a quella macroscopica dell'architettura, della città e del paesaggio, definendo un campo di indagine che si estende tra ciò che è visibile e appartiene all'esperienza dei corpi nello spazio, e ciò che è invisibile e va osservato alla scala microscopica, dove la vita è resa possibile.

The Landscape Project in Terrains Vagues

S. Protasoni
2023-01-01

Abstract

Negli ultimi anni, sollecitati dall'ambientalismo e dalla consapevolezza ecologica globale, i progetti urbani e di paesaggio che sono intervenuti alla scala della città sulle aree abbandonate hanno condiviso un obiettivo prioritario: quello di preparare i luoghi per trasformazioni future in cui possa trovare spazio un diverso modo di vivere la città come luogo di socialità, di consumo, di partecipazione. Questa nuova visione ecologica globale, indispensabile per precisare meglio l'impegno etico e tecnico di fronte alle questioni ambientali, è oggi ancora più sollecitata dalla proliferazione delle crisi (tra cui la pandemia di Covid19) in diverse regioni del pianeta che richiedono interventi trasformativi efficaci; azioni che sono il risultato di un progetto che ne definisce le finalità, ne riconosce e interpreta le condizioni, verificando al contempo il grado di coerenza logica e tecnica delle possibili diverse proposte operative attraverso quella che Tomás Maldonado definisce consapevolezza critica del processo tecnico. In questa riflessione il suolo ha progressivamente assunto una nuova centralità: in una prima fase nella prospettiva aperta dalla riflessione di Bernardo Secchi e Vittorio Gregotti, concentrati a considerare “ciò che del suolo è corrugazione volontaria, ma anche vera e propria preparazione e organizzazione tecnico-formale della sua superficie [...]: l’uso del suolo, la sua distribuzione funzionale, ma anche le materie, inclinazioni, ricoprimenti, rialzi, bordi, congiungimenti, scavi, riporti (... insomma:) l’architettura della terra.” Più recentemente il suolo è stato riguardato anche in relazione al suo ruolo fondamentale nel consentire la continuità di molti servizi eco-sistemici cruciali per i processi primari, quali la normalizzazione del ciclo del carbonio e dei nutrienti, l'adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici, la cattura e la depurazione degli inquinanti, la filtrazione delle acque dolci, il contrasto ai fenomeni di desertificazione. Recuperando la dimensione operativa delle tradizionali tecniche di costruzione e manutenzione del paesaggio, spesso mutuate dal campo dell'agricoltura, il suolo è oggi riguardato come un'entità vivente in continua mutazione, che si trasforma sia per effetto di azioni esogene (modellato e sigillato, ma anche rivestito, piantumato, dotato di infrastrutture, attrezzato...) sia attraverso processi determinati nel tempo da cambiamenti endogeni, ben descritti nel campo della pedologia e della pedogenesi. Da Günther Vogt, che realizza alla Biennale di Venezia del 2021 un modello concettuale di città formato da blocchi di terreno pressato provenienti da diverse regioni europee nel quale la vegetazione cresce tra le crepe del terreno intorno a tre grandi alberi e l'architettura si trasforma in paesaggio; a CZStudio associati (Paolo Ceccon e Laura Zampieri), che include l'impronta degli spazi funzionali del cantiere di costruzione tra gli elementi da considerare per programmare il successivo innesco di processi di naturalizzazione a partire dalle caratteristiche dei suoli esistenti, come nel Parco Catene a Marghera; a Catherine Mosbach, che nei suoi progetti (ad esempio nel parco del Museo Louvre a Lens) realizza superfici esposte di terra nuda sezionata aperte all'invasione di organismi, in particolare funghi, licheni, muschi, batteri e piante verdi. In queste esperienze, il progetto del suolo è affrontato a diverse scale, da quella microscopica dei microrganismi responsabili di processi biologici essenziali come la biocenosi, a quella macroscopica dell'architettura, della città e del paesaggio, definendo un campo di indagine che si estende tra ciò che è visibile e appartiene all'esperienza dei corpi nello spazio, e ciò che è invisibile e va osservato alla scala microscopica, dove la vita è resa possibile.
2023
Transitional Landscapes
9788822908094
Paesaggio, luoghi degradati, progetto di suolo, wilderness, ecologia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1263655
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