Il Secondo Salone di Torino Esposizioni di Pier Luigi Nervi fu universalmente ammirato e promosso dalla stampa internazionale per la straordinaria leggerezza della struttura, realizzata con elementi portanti a onda in ferrocemento prefabbricati con uno spessore di solo quattro centimetri. Questa particolare leggerezza è proprio ciò che rende questa volta del tutto unica: un sottilissimo diaframma tra interno ed esterno, che come tale non risponde in nessun modo alle necessità contemporanee di isolamento termico. Ogni ipotesi di riuso della struttura, indipendentemente dalla sua funzione (Biblioteca, Scuola di Architettura o altro), deve quindi partire dall’ovvia constatazione della più totale impossibilità di modificare la volta per renderla isolante, perché ogni aggiunta di ulteriori strati all’intradosso o all’estradosso ne distruggerebbe l’integrità materica e figurativa. Il saggio presenta le ipotesi sviluppate nel 2009 con un gruppo di studenti della Laurea magistrale in Architettura-Costruzione-Città per insediare la nuova Scuola di Architettura del Politecnico di Torino sotto la grande volta di Pier Luigi Nervi. Rimane perfettamente attuale la nostra ipotesi di trasformare il grande salone in una “piazza coperta” ventilata naturalmente, concepita come una galleria pubblica che possa essere attraversata tra corso D’Azeglio e il Parco del Valentino. Ogni nuova funzione dovrebbe essere ospitata in ambienti autonomi dal punto di vista energetico, al riparo della grande volta, ma senza interrompere la percezione globale dello straordinario spazio: per questa ragione i nuovi volumi dovrebbero essere scavati sotto il piano di calpestio originario del salone. E’ infatti impossibile immaginare qualsiasi nuova struttura emergente al di sopra dell’orizzonte di 1,50m dell’occhio umano, perché ciò bloccherebbe la percezione complessiva, come hanno ben dimostrato allestimenti provvisori come la mostra “Trilogia dell’automobile”, allestita dal Museo dell’Automobile nel 2008, per la quale muri divisori alti cinque metri interrompevano l’unitarietà dello spazio. Solo le gallerie laterali al primo piano potrebbero essere trasformate per nuove funzioni senza che venga alterata l’integrità dell’architettura concepita da Pier Luigi Nervi.
L’architettura di Torino Esposizioni come spazio-testo per formare nuovi architetti
Croset
2023-01-01
Abstract
Il Secondo Salone di Torino Esposizioni di Pier Luigi Nervi fu universalmente ammirato e promosso dalla stampa internazionale per la straordinaria leggerezza della struttura, realizzata con elementi portanti a onda in ferrocemento prefabbricati con uno spessore di solo quattro centimetri. Questa particolare leggerezza è proprio ciò che rende questa volta del tutto unica: un sottilissimo diaframma tra interno ed esterno, che come tale non risponde in nessun modo alle necessità contemporanee di isolamento termico. Ogni ipotesi di riuso della struttura, indipendentemente dalla sua funzione (Biblioteca, Scuola di Architettura o altro), deve quindi partire dall’ovvia constatazione della più totale impossibilità di modificare la volta per renderla isolante, perché ogni aggiunta di ulteriori strati all’intradosso o all’estradosso ne distruggerebbe l’integrità materica e figurativa. Il saggio presenta le ipotesi sviluppate nel 2009 con un gruppo di studenti della Laurea magistrale in Architettura-Costruzione-Città per insediare la nuova Scuola di Architettura del Politecnico di Torino sotto la grande volta di Pier Luigi Nervi. Rimane perfettamente attuale la nostra ipotesi di trasformare il grande salone in una “piazza coperta” ventilata naturalmente, concepita come una galleria pubblica che possa essere attraversata tra corso D’Azeglio e il Parco del Valentino. Ogni nuova funzione dovrebbe essere ospitata in ambienti autonomi dal punto di vista energetico, al riparo della grande volta, ma senza interrompere la percezione globale dello straordinario spazio: per questa ragione i nuovi volumi dovrebbero essere scavati sotto il piano di calpestio originario del salone. E’ infatti impossibile immaginare qualsiasi nuova struttura emergente al di sopra dell’orizzonte di 1,50m dell’occhio umano, perché ciò bloccherebbe la percezione complessiva, come hanno ben dimostrato allestimenti provvisori come la mostra “Trilogia dell’automobile”, allestita dal Museo dell’Automobile nel 2008, per la quale muri divisori alti cinque metri interrompevano l’unitarietà dello spazio. Solo le gallerie laterali al primo piano potrebbero essere trasformate per nuove funzioni senza che venga alterata l’integrità dell’architettura concepita da Pier Luigi Nervi.File | Dimensione | Formato | |
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