Con l’irruzione sulla scena mondiale della pandemia è dive-nuta evidente la stretta relazione tra la fruizione dei beni culturali (e di qualsiasi altra forma di vita associata) e la salu-brità dell’aria che respiriamo. A tale constatazione va aggiunto che la qualità dell’aria all’interno dei siti culturali al chiuso è anche responsabile della conservazione dei medesimi. L’at-tenzione per l’ambiente di conservazione delle opere d’arte ha generato un interessante dibattito, incentrato sullo svi-luppo del concetto di conservazione preventiva. Oggi questa idea richiede l’impegno non solo dei conservatori, ma anche di architetti, ingegneri, fisici atmosferici, chimici e di tutte le altre figure di ricercatori e di professionisti in grado di offrire un contributo al superamento di questa nuova sfida post-pandemica. Infatti, alcuni studi sono già stati intrapresi per indagare l’impatto del covid-19 sul patrimonio culturale1. Lo scopo della ricerca svolta è stato quello di conciliare il comfort e la salute degli operatori e dei visitatori dei siti cul-turali con le esigenze di conservazione del patrimonio cultu-rale, coniugando il contrasto alla diffusione dei rischi pan-demici, al miglioramento delle condizioni di tale patrimonio. Avendo chiari tali obiettivi, la ricerca si è concentrata sul monitoraggio e il controllo del microclima e della qualità dell’aria di un sito museale di eccezionale importanza, il Mu-seo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN)2. La ricerca nasce dall’idea di considerare contestualmente le diverse “facce” di un problema ampio e diversificato per far sì che le aree di ricerca - fisica tecnica, storia dell’architettura, re-stauro e tecnologia costruttiva - si parlino e si interfaccino, allo scopo di definire soluzioni in grado di offrire risposte efficaci sia alle sollecitazioni immediate, rappresentate dai rischi pandemici, sia a quelle di più lunga prospettiva tese a rendere l’ambiente più “sicuro” anche per le opere esposte. Con queste finalità, si è sviluppato un progetto teso a realiz-zare una “camera di decompressione” semplificata, che per le sue caratteristiche può essere assimilata a una capsula di ingresso ad uno specifico spazio. Si tratta di una “porta tec-nologica” in grado di rendere più agevole, semplice e sicuro il controllo degli accessi e, nello stesso tempo, di ridurre considerevolmente l’apporto di elementi inquinanti che, nelle condizioni tradizionali, vengono veicolati dai visitatori. Obiet-tivo del passaggio attraverso tale varco non è solo quello di rilevare la temperatura dei visitatori, come è stato necessario fare durante la pandemia, ma anche quello di “purificarli” dagli agenti inquinanti dei quali essi sono involontari vettori. Si tratta di una misura in grado di ridurre la possibilità che i virus, la cui interazione con la presenza di particolato è ac-certata3, circolino nell’ambiente. Con questa modalità, com-pletamente innovativa, vengono messe in sinergia azioni che hanno un impatto sia sulla salute delle persone, sia sulla con-servazione del patrimonio culturale (fig. 1). L’obiettivo della ricerca è stato quello di sfruttare le sollecita-zioni derivanti dall’emergenza pandemica per introdurre mi-sure che, tenendo conto degli avanzamenti degli studi relativi al microclima degli ambienti museali, possano migliorare anche le condizioni del contesto in cui sono conservate le opere d’arte e quelle degli stessi “contenitori”. In tale prospettiva si può affermare con decisione che il termine κρίσις (crisi), se-condo il significato originale della parola greca, è stato consi-derato come elemento di separazione tra un “prima” e un “dopo”, spingendo i ricercatori verso scelte nuove, esito di un modo alternativo di guardare le cose. L’emergenza è quindi divenuta opportunità, occasione per un generale ripensamento delle modalità di fruizione dei beni. Secondo questo nuovo punto di vista, gli effetti della presenza di polveri negli ambienti museali sono stati affrontati come fattore di rischio sia per l’incremento dei rischi di effetti pandemici che comportava, sia per la conservazione del patrimonio. Sono stati fissati due punti, che sono diventati i fulcri attorno ai quali è stato organizzato il processo di fruizione e conser-vazione del patrimonio: 1. le modalità di fruizione devono garantire ai visitatori un livello di sicurezza più elevato di quello che deve essere garantito al di fuori degli spazi museali; 2 Tutte le scelte operate per raggiungere tale obiettivo devono al tempo stesso garantire un migliore livello di protezione del patrimonio storico e artistico. Questi punti fermi, come è evidente, sono ancora più rile-vanti se solo si pensa alla stretta relazione che esiste tra conservazione del patrimonio culturale e sostenibilità dei flussi turistici.

CapsulART/1 - Attraverso CapsulART: migliorare la conservazione e la salute nei siti artistici e culturali durante gli eventi pandemici

C. Tedeschi;
2023-01-01

Abstract

Con l’irruzione sulla scena mondiale della pandemia è dive-nuta evidente la stretta relazione tra la fruizione dei beni culturali (e di qualsiasi altra forma di vita associata) e la salu-brità dell’aria che respiriamo. A tale constatazione va aggiunto che la qualità dell’aria all’interno dei siti culturali al chiuso è anche responsabile della conservazione dei medesimi. L’at-tenzione per l’ambiente di conservazione delle opere d’arte ha generato un interessante dibattito, incentrato sullo svi-luppo del concetto di conservazione preventiva. Oggi questa idea richiede l’impegno non solo dei conservatori, ma anche di architetti, ingegneri, fisici atmosferici, chimici e di tutte le altre figure di ricercatori e di professionisti in grado di offrire un contributo al superamento di questa nuova sfida post-pandemica. Infatti, alcuni studi sono già stati intrapresi per indagare l’impatto del covid-19 sul patrimonio culturale1. Lo scopo della ricerca svolta è stato quello di conciliare il comfort e la salute degli operatori e dei visitatori dei siti cul-turali con le esigenze di conservazione del patrimonio cultu-rale, coniugando il contrasto alla diffusione dei rischi pan-demici, al miglioramento delle condizioni di tale patrimonio. Avendo chiari tali obiettivi, la ricerca si è concentrata sul monitoraggio e il controllo del microclima e della qualità dell’aria di un sito museale di eccezionale importanza, il Mu-seo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN)2. La ricerca nasce dall’idea di considerare contestualmente le diverse “facce” di un problema ampio e diversificato per far sì che le aree di ricerca - fisica tecnica, storia dell’architettura, re-stauro e tecnologia costruttiva - si parlino e si interfaccino, allo scopo di definire soluzioni in grado di offrire risposte efficaci sia alle sollecitazioni immediate, rappresentate dai rischi pandemici, sia a quelle di più lunga prospettiva tese a rendere l’ambiente più “sicuro” anche per le opere esposte. Con queste finalità, si è sviluppato un progetto teso a realiz-zare una “camera di decompressione” semplificata, che per le sue caratteristiche può essere assimilata a una capsula di ingresso ad uno specifico spazio. Si tratta di una “porta tec-nologica” in grado di rendere più agevole, semplice e sicuro il controllo degli accessi e, nello stesso tempo, di ridurre considerevolmente l’apporto di elementi inquinanti che, nelle condizioni tradizionali, vengono veicolati dai visitatori. Obiet-tivo del passaggio attraverso tale varco non è solo quello di rilevare la temperatura dei visitatori, come è stato necessario fare durante la pandemia, ma anche quello di “purificarli” dagli agenti inquinanti dei quali essi sono involontari vettori. Si tratta di una misura in grado di ridurre la possibilità che i virus, la cui interazione con la presenza di particolato è ac-certata3, circolino nell’ambiente. Con questa modalità, com-pletamente innovativa, vengono messe in sinergia azioni che hanno un impatto sia sulla salute delle persone, sia sulla con-servazione del patrimonio culturale (fig. 1). L’obiettivo della ricerca è stato quello di sfruttare le sollecita-zioni derivanti dall’emergenza pandemica per introdurre mi-sure che, tenendo conto degli avanzamenti degli studi relativi al microclima degli ambienti museali, possano migliorare anche le condizioni del contesto in cui sono conservate le opere d’arte e quelle degli stessi “contenitori”. In tale prospettiva si può affermare con decisione che il termine κρίσις (crisi), se-condo il significato originale della parola greca, è stato consi-derato come elemento di separazione tra un “prima” e un “dopo”, spingendo i ricercatori verso scelte nuove, esito di un modo alternativo di guardare le cose. L’emergenza è quindi divenuta opportunità, occasione per un generale ripensamento delle modalità di fruizione dei beni. Secondo questo nuovo punto di vista, gli effetti della presenza di polveri negli ambienti museali sono stati affrontati come fattore di rischio sia per l’incremento dei rischi di effetti pandemici che comportava, sia per la conservazione del patrimonio. Sono stati fissati due punti, che sono diventati i fulcri attorno ai quali è stato organizzato il processo di fruizione e conser-vazione del patrimonio: 1. le modalità di fruizione devono garantire ai visitatori un livello di sicurezza più elevato di quello che deve essere garantito al di fuori degli spazi museali; 2 Tutte le scelte operate per raggiungere tale obiettivo devono al tempo stesso garantire un migliore livello di protezione del patrimonio storico e artistico. Questi punti fermi, come è evidente, sono ancora più rile-vanti se solo si pensa alla stretta relazione che esiste tra conservazione del patrimonio culturale e sostenibilità dei flussi turistici.
2023
“MANN architettura, storie e restauro”
9791281389069
MANN, Conservazione, benessere nei siti artistici e culturali, eventi pandemici
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1262866
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