Il saggio (preceduto da 23 schede curate dall’autrice, delle 200 che sono raccolte nel volume) indaga il rapporto tra Varese e l’architettura o, più propriamente, tra Varese e l’architettura degli interni. Cioè dei luoghi dell’abitare, pubblico e privato, quelli in cui l’uomo può “appropriarsi di un mondo di cose, e quindi interpretarne il significato ed esprimerne la struttura fondamentale” per abitarlo con pienezza. Lo fa a partire dal ruolo dell’industria nelle vicende di architettura e dall’avvio dei programmi a scala sovralocale per la realizzazione di edifici a servizio delle comunità, come quelli raccolti nei grandi complessi di edilizia economica e popolare. Osserva come lo sguardo del professionista milanese sembri cogliere in provincia un “ambiente genuino e naturale”, carico di relazioni con la tradizione e con un paesaggio apparentemente naturale. Con questo sguardo, egli disegna, per committenti emigranti di ritorno o alla scoperta di questo mondo periurbano, abitazioni di villeggiatura, non solo lungo i laghi o i rilievi prealpini, come nella tradizione Liberty del Sommaruga, ma anche nei boschi e nelle brughiere, lontani dai paesi, a immaginare un rapporto nuovo e diretto con la natura e il paesaggio circostante. Propone al pubblico varesino un’architettura che è casa indipendentemente dal suo uso, perché la sua capacità di accogliere, di fare spazio, la rendono aperta e accogliente; un’architettura disegnata attorno al corpo di chi la abita, “d’interni”, in questa accezione, prossima al sentire e al costituirsi dei suoi abitanti.
Interni eloquenti
M. Averna
2023-01-01
Abstract
Il saggio (preceduto da 23 schede curate dall’autrice, delle 200 che sono raccolte nel volume) indaga il rapporto tra Varese e l’architettura o, più propriamente, tra Varese e l’architettura degli interni. Cioè dei luoghi dell’abitare, pubblico e privato, quelli in cui l’uomo può “appropriarsi di un mondo di cose, e quindi interpretarne il significato ed esprimerne la struttura fondamentale” per abitarlo con pienezza. Lo fa a partire dal ruolo dell’industria nelle vicende di architettura e dall’avvio dei programmi a scala sovralocale per la realizzazione di edifici a servizio delle comunità, come quelli raccolti nei grandi complessi di edilizia economica e popolare. Osserva come lo sguardo del professionista milanese sembri cogliere in provincia un “ambiente genuino e naturale”, carico di relazioni con la tradizione e con un paesaggio apparentemente naturale. Con questo sguardo, egli disegna, per committenti emigranti di ritorno o alla scoperta di questo mondo periurbano, abitazioni di villeggiatura, non solo lungo i laghi o i rilievi prealpini, come nella tradizione Liberty del Sommaruga, ma anche nei boschi e nelle brughiere, lontani dai paesi, a immaginare un rapporto nuovo e diretto con la natura e il paesaggio circostante. Propone al pubblico varesino un’architettura che è casa indipendentemente dal suo uso, perché la sua capacità di accogliere, di fare spazio, la rendono aperta e accogliente; un’architettura disegnata attorno al corpo di chi la abita, “d’interni”, in questa accezione, prossima al sentire e al costituirsi dei suoi abitanti.File | Dimensione | Formato | |
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