La crescente consapevolezza che l’impatto di eventi disastrosi che possono provocare vari gradi di danneggiamento in un territorio e sulle comunità che lo abitano può essere ridotto rafforzando la loro capacità di risposta a situazioni di crisi, rende fondamentale considerare la pianificazione di opportune attività e procedure finalizzate a organizzare tali sistemi sociali, economici e ambientali per renderli preparati in caso di emergenza (Sendai Framework for Disaster Risk Reduction 2015-2030). In Italia, nel corso degli anni diversi strumenti legislativi sono stati introdotti in materia di pianificazione d’emergenza (D.Lgs. 112/1998, L. 100/2012). Attualmente, per la complessa natura dei cambiamenti che si possono verificare in un ambiente, la pianificazione d’emergenza è da intendersi come un processo operativo, obbligatorio per tutti i comuni, costantemente aggiornato che richiede un livello più articolato di conoscenza relativo ai rischi territoriali e non più solamente - come in passato - alla disponibilità di mezzi e risorse disponibili localmente da utilizzare in momenti di crisi. In questo senso, l’utilizzo di scenari di rischio permette - combinando fattori di pericolosità, esposizione e vulnerabilità caratteristici di un dato territorio - di costruire una sintetica rappresentazione quali-quantitativa dei danni e delle perdite che si possono verificare in uno specifico contesto in conseguenza di un evento pericoloso. In ottica preventiva, gli scenari diventano allora strumenti utili per individuare eventuali criticità territoriali che la disciplina degli usi e degli assetti del suolo deve considerare. Piani e programmi di gestione e pianificazione strategica del territorio devono essere infatti coordinati con i piani di protezione civile al fine di assicurare la coerenza con le strategie operative ivi (D.Lgs. 1/2018). Di fatto, l'indagine conoscitiva promossa dal Dipartimento della Protezione Civile (2012) per acquisire lo "stato dell'arte" in materia di pianificazione d’emergenza nei comuni italiani, mette in luce le attuali criticità sul tema, in particolare lo scarso grado di uniformità nell’utilizzo e integrazione - nei piani comunali - di scenari di rischio che nella maggior parte dei casi considerano esclusivamente i fattori di pericolosità ed esposizione, trascurando quelli di vulnerabilità. Nel caso specifico del sistema delle dighe - annoverate tra le infrastrutture critiche indispensabili per il funzionamento e la sicurezza del sistema economico-finaziario e sociale di un Paese - il Piano Emergenza Dighe (PED) è chiamato a definire strategie operative e azioni da mettere in campo per gestire in modo coordinato, programmato e sicuro ogni situazione di rischio legata alla presenza di una diga nel territorio e – in ottica preventiva – per affiancare gli strumenti di pianificazione urbanistica ordinaria (DPCM 8 luglio 2014). Alla luce delle attuali criticità sul tema e alle potenzialità dei PED, vengono proposte indicazioni metodologiche per l’elaborazione di studi e analisi di rischio a supporto del processo di redazione di Piani Emergenza Dighe ai fini della pianificazione di protezione civile per contrastare situazioni di pericolo e sviluppare misure per fronteggiare tali situazioni mediante allertamento, misure di salvaguardia anche preventive, assistenza e soccorso della popolazione.
La pianificazione d’emergenza in ambiti territoriali a rischio diga
V. Gazzola
2020-01-01
Abstract
La crescente consapevolezza che l’impatto di eventi disastrosi che possono provocare vari gradi di danneggiamento in un territorio e sulle comunità che lo abitano può essere ridotto rafforzando la loro capacità di risposta a situazioni di crisi, rende fondamentale considerare la pianificazione di opportune attività e procedure finalizzate a organizzare tali sistemi sociali, economici e ambientali per renderli preparati in caso di emergenza (Sendai Framework for Disaster Risk Reduction 2015-2030). In Italia, nel corso degli anni diversi strumenti legislativi sono stati introdotti in materia di pianificazione d’emergenza (D.Lgs. 112/1998, L. 100/2012). Attualmente, per la complessa natura dei cambiamenti che si possono verificare in un ambiente, la pianificazione d’emergenza è da intendersi come un processo operativo, obbligatorio per tutti i comuni, costantemente aggiornato che richiede un livello più articolato di conoscenza relativo ai rischi territoriali e non più solamente - come in passato - alla disponibilità di mezzi e risorse disponibili localmente da utilizzare in momenti di crisi. In questo senso, l’utilizzo di scenari di rischio permette - combinando fattori di pericolosità, esposizione e vulnerabilità caratteristici di un dato territorio - di costruire una sintetica rappresentazione quali-quantitativa dei danni e delle perdite che si possono verificare in uno specifico contesto in conseguenza di un evento pericoloso. In ottica preventiva, gli scenari diventano allora strumenti utili per individuare eventuali criticità territoriali che la disciplina degli usi e degli assetti del suolo deve considerare. Piani e programmi di gestione e pianificazione strategica del territorio devono essere infatti coordinati con i piani di protezione civile al fine di assicurare la coerenza con le strategie operative ivi (D.Lgs. 1/2018). Di fatto, l'indagine conoscitiva promossa dal Dipartimento della Protezione Civile (2012) per acquisire lo "stato dell'arte" in materia di pianificazione d’emergenza nei comuni italiani, mette in luce le attuali criticità sul tema, in particolare lo scarso grado di uniformità nell’utilizzo e integrazione - nei piani comunali - di scenari di rischio che nella maggior parte dei casi considerano esclusivamente i fattori di pericolosità ed esposizione, trascurando quelli di vulnerabilità. Nel caso specifico del sistema delle dighe - annoverate tra le infrastrutture critiche indispensabili per il funzionamento e la sicurezza del sistema economico-finaziario e sociale di un Paese - il Piano Emergenza Dighe (PED) è chiamato a definire strategie operative e azioni da mettere in campo per gestire in modo coordinato, programmato e sicuro ogni situazione di rischio legata alla presenza di una diga nel territorio e – in ottica preventiva – per affiancare gli strumenti di pianificazione urbanistica ordinaria (DPCM 8 luglio 2014). Alla luce delle attuali criticità sul tema e alle potenzialità dei PED, vengono proposte indicazioni metodologiche per l’elaborazione di studi e analisi di rischio a supporto del processo di redazione di Piani Emergenza Dighe ai fini della pianificazione di protezione civile per contrastare situazioni di pericolo e sviluppare misure per fronteggiare tali situazioni mediante allertamento, misure di salvaguardia anche preventive, assistenza e soccorso della popolazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.