L’abitare è fatto d’invarianti, azioni in lenta mutazione, e da veloci cambiamenti: nuovi modi di intendere la vita e la famiglia, migliori aspettative di vita, aspetti tutti che chiedono adeguati spazi dell’abitazione. Se il progetto d’architettura riesce a rispondere al singolo committente, con esigenze chiare, o facilmente interpretabili, la risposta è più complessa quando si riferisce a gruppi d’utenti estesi, con necessità e urgenze conflittuali, come quelli dell’edilizia residenziale pubblica. Il problema è stato esplorato, attraverso l’attività didattica e progettuale, nel caso specifico dell’edilizia residenziale pubblica milanese: un patrimonio ampio, costruito entro gli anni ’70, e quindi utilizzato con poca manutenzione, con l’eccezione significativa di alcuni grandi interventi, tra cui quelli dei Contratti di Quartiere. Come riesce l’intervento contemporaneo sull’esistente ad accogliere la temporaneità nell’uso, riferita anche alla famiglia, accolta nell’edilizia sociale il tempo necessario a far fronte a situazioni di disagio, economico o sociale, la flessibilità dimensionale degli alloggi, per nuclei di convivenza di dimensioni variabile, la sostenibilità dell’abitare, riducendo i consumi energetici pur garantendo il comfort? A prendere in carico le fragilità e le differenze sociali come garanzia della qualità dell’abitare e del superamento del degrado; la necessità di servizi, alla persona singola e alla comunità dei residenti, che nei migliori interventi cittadini erano parte integrante dei quartieri? A tradurre bisogni in luoghi disegnati dal progetto, che a tutte le scale, urbana, edilizia e arredativa mostrino cura per la persona che in uno spazio abita; a farsi carico di un progetto capace di prefigurare e sperimentare nuovi modi di abitare?
Prefigurare. Una riflessione sul senso del progetto nel recupero dei quartieri di edilizia economica e popolare a Milano.
M. Averna
2023-01-01
Abstract
L’abitare è fatto d’invarianti, azioni in lenta mutazione, e da veloci cambiamenti: nuovi modi di intendere la vita e la famiglia, migliori aspettative di vita, aspetti tutti che chiedono adeguati spazi dell’abitazione. Se il progetto d’architettura riesce a rispondere al singolo committente, con esigenze chiare, o facilmente interpretabili, la risposta è più complessa quando si riferisce a gruppi d’utenti estesi, con necessità e urgenze conflittuali, come quelli dell’edilizia residenziale pubblica. Il problema è stato esplorato, attraverso l’attività didattica e progettuale, nel caso specifico dell’edilizia residenziale pubblica milanese: un patrimonio ampio, costruito entro gli anni ’70, e quindi utilizzato con poca manutenzione, con l’eccezione significativa di alcuni grandi interventi, tra cui quelli dei Contratti di Quartiere. Come riesce l’intervento contemporaneo sull’esistente ad accogliere la temporaneità nell’uso, riferita anche alla famiglia, accolta nell’edilizia sociale il tempo necessario a far fronte a situazioni di disagio, economico o sociale, la flessibilità dimensionale degli alloggi, per nuclei di convivenza di dimensioni variabile, la sostenibilità dell’abitare, riducendo i consumi energetici pur garantendo il comfort? A prendere in carico le fragilità e le differenze sociali come garanzia della qualità dell’abitare e del superamento del degrado; la necessità di servizi, alla persona singola e alla comunità dei residenti, che nei migliori interventi cittadini erano parte integrante dei quartieri? A tradurre bisogni in luoghi disegnati dal progetto, che a tutte le scale, urbana, edilizia e arredativa mostrino cura per la persona che in uno spazio abita; a farsi carico di un progetto capace di prefigurare e sperimentare nuovi modi di abitare?File | Dimensione | Formato | |
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