Il grande desiderio di riallineare le nostre vite

Le grandi dimissioni debbono almeno in parte essere lette incrociando questa nuova domanda di senso. È vero che i numeri delle cosiddette “grandi dimissioni” italiane sono inferiori a quelle americane, ma sono comunque numeri significativi che ci raccontano che qualcosa si è rotto in un meccanismo che si pensava ormai ben oliato. Qualcuno lascia il posto di lavoro, anche se a tempo indeterminato, nella seconda parte della vita e sceglie di andare a vivere altrove, lontano dalla grande città, tornando a sud dopo anni al nord, riappropriandosi di una storia familiare interrotta, delle terre, dei vigneti, delle cascine, dei poderi, delle case di montagna. Qualcun altro rinuncia al lavoro perché la formula da remoto, che per qualcuno diventa occasione per gestire meglio la conciliazione tra casa e lavoro, tra figli e lavoro, diventa ingestibile, demotivante e in qualche forma persino fonte di depressione e alienazione.