Il selvatico è da sempre presente nell’immaginario collettivo sulle città. Si potrebbe dire che, nella cultura occidentale, strutturi per negazione l’idea stessa dell’urbano. Ma se nella visione classica esso vive in un tempo e uno spazio altri rispetto alla città (prima della fondazione, dopo il declino, fuori le mura …), negli ultimi anni si sta manifestando in luoghi, forme e dimensioni inattese: bolle di naturalità impreviste, non progettate e non controllate, si aprono nello spazio del quotidiano come occasioni per esperienze e comportamenti differenti, sganciati dai codici riconducibili all’urbano. La letteratura sul tema è ricca e vede impegnati diversi ambiti disciplinari in un fertile scambio di idee tra architettura e antropologia, geografia, estetica, letteratura, arte, fotografia, ecologia, scienze naturali. Questo breve testo si interroga su un tema più circoscritto: lo sguardo e la postura con i quali l’architettura (e in particolare l’architettura del paesaggio) contribuisce a questa ampia riflessione, aprendosi verso contaminazioni oltre i convenzionali confini disciplinari ma tenendo saldamente al centro il progetto, i suoi strumenti concettuali e operativi in relazione al suo essere anticipazione di una condizione futura differente.
Tra foreste e arcipelaghi: nuove figure territoriali degli insediamenti umani
S. Protasoni
2022-01-01
Abstract
Il selvatico è da sempre presente nell’immaginario collettivo sulle città. Si potrebbe dire che, nella cultura occidentale, strutturi per negazione l’idea stessa dell’urbano. Ma se nella visione classica esso vive in un tempo e uno spazio altri rispetto alla città (prima della fondazione, dopo il declino, fuori le mura …), negli ultimi anni si sta manifestando in luoghi, forme e dimensioni inattese: bolle di naturalità impreviste, non progettate e non controllate, si aprono nello spazio del quotidiano come occasioni per esperienze e comportamenti differenti, sganciati dai codici riconducibili all’urbano. La letteratura sul tema è ricca e vede impegnati diversi ambiti disciplinari in un fertile scambio di idee tra architettura e antropologia, geografia, estetica, letteratura, arte, fotografia, ecologia, scienze naturali. Questo breve testo si interroga su un tema più circoscritto: lo sguardo e la postura con i quali l’architettura (e in particolare l’architettura del paesaggio) contribuisce a questa ampia riflessione, aprendosi verso contaminazioni oltre i convenzionali confini disciplinari ma tenendo saldamente al centro il progetto, i suoi strumenti concettuali e operativi in relazione al suo essere anticipazione di una condizione futura differente.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
1_pubbPROTA_Erbario_2022.pdf
accesso aperto
Descrizione: PDF del saggio in volume
:
Post-Print (DRAFT o Author’s Accepted Manuscript-AAM)
Dimensione
136.25 kB
Formato
Adobe PDF
|
136.25 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.