avorare seduti in un parco o in un giardino pubblico, mangiare in improvvisati ristoranti all’aperto, studiare sui tavoli all’esterno di bar e locali, usare la bicicletta per andare al lavoro o nel tempo libero: ci siamo abituati senza fatica in questi ultimi due anni ad una nuova vita di strada. Anzi, si può dire che abbiamo riscoperto il piacere di stare all’aperto, dopo che per lunghi mesi siamo stati costretti ad una vita più domestica e casalinga. Fare cose ordinarie in città, può diventare persino straordinario: “fare cose, vedere gente”, mangiare e bere sui marciapiedi, fare tardi nei bistrot e nei locali illuminati fino a tardi. Parigi o Barcellona sembrano nate per questo, per farci stare insieme, per trattenerci a parlare e per accoglierci nella notte. Ma oggi lo sembrano sempre di più anche Bergamo, Ascoli Piceno, Parma, Salerno. Perché l'abitabilità di una città dipende sempre di più dal suo spazio pubblico e bisognerebbe ripensare le città partendo dagli spazi aperti, dalle piazze e dalle strade, dai lungomare, dai vuoti piuttosto che dai pieni. Lo capiamo oggi più di due anni fa.

La rivincita di chi resta in città (e chiede di più)

E. Granata
2022-01-01

Abstract

avorare seduti in un parco o in un giardino pubblico, mangiare in improvvisati ristoranti all’aperto, studiare sui tavoli all’esterno di bar e locali, usare la bicicletta per andare al lavoro o nel tempo libero: ci siamo abituati senza fatica in questi ultimi due anni ad una nuova vita di strada. Anzi, si può dire che abbiamo riscoperto il piacere di stare all’aperto, dopo che per lunghi mesi siamo stati costretti ad una vita più domestica e casalinga. Fare cose ordinarie in città, può diventare persino straordinario: “fare cose, vedere gente”, mangiare e bere sui marciapiedi, fare tardi nei bistrot e nei locali illuminati fino a tardi. Parigi o Barcellona sembrano nate per questo, per farci stare insieme, per trattenerci a parlare e per accoglierci nella notte. Ma oggi lo sembrano sempre di più anche Bergamo, Ascoli Piceno, Parma, Salerno. Perché l'abitabilità di una città dipende sempre di più dal suo spazio pubblico e bisognerebbe ripensare le città partendo dagli spazi aperti, dalle piazze e dalle strade, dai lungomare, dai vuoti piuttosto che dai pieni. Lo capiamo oggi più di due anni fa.
2022
cambiamento, politiche ambientali, casa, vivibilità, politiche urbane
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1234672
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