Negli spazi delle nostre città è oggi possibile riconoscere una molteplicità di espressioni creative e progettuali, portate avanti da ogni persona, che sia pure nel loro carattere eterogeneo ed estemporaneo, sono in grado di rispondere agli stimoli e ai cambiamenti imposti dalle pressioni della contemporaneità. Durante l’esperienza del primo lockdown questa progettualità diffusa è emersa in maniera prepotente e visionaria, rivelando un cambiamento profondo nel rapporto tra gli abitanti e il proprio spazio, aprendo inedite prospettive progettuali dentro e fuori dalla casa. A partire da queste nuove e diverse condizioni si sono generati processi costitutivi dell’architettura e degli spazi abitati che superano il concetto classico di edificare. Abitiamo un’architettura non soltanto per le sue qualità spaziali e materiche, ma anche per la sua capacità di attrarre verso di sé una molteplicità di tecniche, di reti, di piattaforme immateriali e di usi diversi. Ne derivano spazialità sovrapposte e compresenti, su cui è possibile costruire un nuovo ordine e un diverso sistema di nessi logici che ci consentono di espande le nostre esperienze oltre i consueti limiti fisici. La nostra casa non è più soltanto uno spazio domestico, ma è anche luogo di immaterialità, di scambio e di comunicazione. Ma non cambia solo lo spazio in sé, nelle sue geometrie e nei suoi perimetri, quello che soprattutto cambia è la nostra stessa idea di spazio, l’immagine utile che gli attribuiamo in relazione alle nostre azioni.
La domesticità immaginata dello spazio abitato
P. Salvadeo
2022-01-01
Abstract
Negli spazi delle nostre città è oggi possibile riconoscere una molteplicità di espressioni creative e progettuali, portate avanti da ogni persona, che sia pure nel loro carattere eterogeneo ed estemporaneo, sono in grado di rispondere agli stimoli e ai cambiamenti imposti dalle pressioni della contemporaneità. Durante l’esperienza del primo lockdown questa progettualità diffusa è emersa in maniera prepotente e visionaria, rivelando un cambiamento profondo nel rapporto tra gli abitanti e il proprio spazio, aprendo inedite prospettive progettuali dentro e fuori dalla casa. A partire da queste nuove e diverse condizioni si sono generati processi costitutivi dell’architettura e degli spazi abitati che superano il concetto classico di edificare. Abitiamo un’architettura non soltanto per le sue qualità spaziali e materiche, ma anche per la sua capacità di attrarre verso di sé una molteplicità di tecniche, di reti, di piattaforme immateriali e di usi diversi. Ne derivano spazialità sovrapposte e compresenti, su cui è possibile costruire un nuovo ordine e un diverso sistema di nessi logici che ci consentono di espande le nostre esperienze oltre i consueti limiti fisici. La nostra casa non è più soltanto uno spazio domestico, ma è anche luogo di immaterialità, di scambio e di comunicazione. Ma non cambia solo lo spazio in sé, nelle sue geometrie e nei suoi perimetri, quello che soprattutto cambia è la nostra stessa idea di spazio, l’immagine utile che gli attribuiamo in relazione alle nostre azioni.File | Dimensione | Formato | |
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