Il capitolo presenta una ricognizione filosofica della "questione dell'alterità", delineandone anche la rilevanza per la semiotica e le scienze del linguaggio. Il fine principale riguarda tuttavia i possibili rapporti fra il "pensiero dell'Altro" e la cultura progettuale. Ci si domanda così quali azioni, mentali e pratiche, devono essere intraprese per conoscere o sperimentare ciò che avvertiamo come Altro; quali strumenti già possediamo e quali possiamo elaborare per riuscire a stabilire una relazione con l’alterità. La relazione con l’Altro, infatti, richiede sforzi cognitivi che ci trovano impreparati, “esercizi di relazione” che vanno appresi, una prassi dialogica che richiede di divenire metodo e che permetta così lo scambio conoscitivo. Comprendere l’alterità comporta il sapere mettere in atto procedure di riconoscimento di ciò che si presenta come altro da me e che proprio per questo si costituisce come una risorsa. Su quest’ultimo punto, in particolare, la cultura del progetto può essere interpellata e coinvolta. Il design, infatti, nei suoi sviluppi più recenti e innovativi, si pone come progetto di forme di convivenza sociale volte al superamento di situazioni di fragilità o di handicap sociale, così come di servizio per utenze spesso escluse se non dimenticate dagli orientamenti economici. Affrontare la questione dell’alterità può così diventare, per le discipline del design, una fase preliminare a ogni attività progettuale, perché è soprattutto in ciò che si presenta come altro da me che possiamo cogliere gli stimoli necessari all’invenzione di strumenti a servizio delle comunità.
Attraverso l'alterità. L'Altro nella cultura del progetto
Salvatore Zingale
2022-01-01
Abstract
Il capitolo presenta una ricognizione filosofica della "questione dell'alterità", delineandone anche la rilevanza per la semiotica e le scienze del linguaggio. Il fine principale riguarda tuttavia i possibili rapporti fra il "pensiero dell'Altro" e la cultura progettuale. Ci si domanda così quali azioni, mentali e pratiche, devono essere intraprese per conoscere o sperimentare ciò che avvertiamo come Altro; quali strumenti già possediamo e quali possiamo elaborare per riuscire a stabilire una relazione con l’alterità. La relazione con l’Altro, infatti, richiede sforzi cognitivi che ci trovano impreparati, “esercizi di relazione” che vanno appresi, una prassi dialogica che richiede di divenire metodo e che permetta così lo scambio conoscitivo. Comprendere l’alterità comporta il sapere mettere in atto procedure di riconoscimento di ciò che si presenta come altro da me e che proprio per questo si costituisce come una risorsa. Su quest’ultimo punto, in particolare, la cultura del progetto può essere interpellata e coinvolta. Il design, infatti, nei suoi sviluppi più recenti e innovativi, si pone come progetto di forme di convivenza sociale volte al superamento di situazioni di fragilità o di handicap sociale, così come di servizio per utenze spesso escluse se non dimenticate dagli orientamenti economici. Affrontare la questione dell’alterità può così diventare, per le discipline del design, una fase preliminare a ogni attività progettuale, perché è soprattutto in ciò che si presenta come altro da me che possiamo cogliere gli stimoli necessari all’invenzione di strumenti a servizio delle comunità.File | Dimensione | Formato | |
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