Processi aperti e spazi flessibili intorno a comunità di progetto emergenti

In un contesto di incertezza e contrazione delle risorse, alcune domande emergenti, sia in termini di servizi più adeguati, sia di miglioramento della qualità della vita negli spazi urbani, sono accolte e interpretate in modo creativo da soggetti privati, collettivi o associativi, capaci di produrre risposte che, anche se frammentarie, veicolano nuovi modi d’uso, fruizione, consumo e lavoro. Appare oggi rilevante l’assenza di forme/strutture intermedie, dalla geografia variabile e dall’assetto organizzativo leggero, in grado di potenziare l’efficacia di azioni di innovazione urbana promuovendo cambiamenti radicali anche sul piano valoriale. Con questa chiave di lettura il contributo rilegge un caso studio in cui l’autrice è coinvolta entro una nascente comunità di pratiche e progetto nell’area milanese. Tale comunità, composta da un insieme variegato di soggetti associativi, enti e cittadini, attivi nella parte nord-ovest della città, condivide la necessità mettere in moto, in modo critico e autocritico, un pensiero sul proprio territorio e sull’innovazione che essa stessa produce in città, riflettendo sulle forme e gli strumenti di un progetto urbano flessibile e collettivo.