In non pochi territori del nostro Paese, in particolare nelle aree più dinamiche del Nord, i governi locali, attraverso la loro azione urbanistica, si trovano oggi ad affrontare non solo la difficile questione dello svuotamento del patrimonio produttivo esistente, ma anche una domanda di nuove aree o espansioni industriali, che si lega alla trasformazione del sistema produttivo e logistico e non trova risposta nel riuso degli spazi dismessi, tanto di quelli di piccole dimensioni, obsoleti e marginali, quanto di quelli più ampi, bisognosi di costose bonifiche o incompatibili con il tessuto urbanizzato per la loro localizzazione centrale. La domanda di nuovi spazi per la produzione, dunque, si contrappone e intreccia ai compresenti processi di ritrazione. In contrasto con retoriche diffuse e influenti, essa sollecita una riflessione più generale sul modello di sviluppo economico e territoriale da perseguire e sul significato stesso di “interesse pubblico”, nell’evidente tensione che si crea tra “lavoro” e “ambiente/qualità urbana”, in una stagione segnata da una grave crisi occupazionale. Attraverso l’indagine delle politiche territoriali e di attrattività della Regione Emilia-Romagna e, in particolare, di alcune vicende specifiche (localizzate in aree decentrate, nei capoluoghi, nei distretti industriali), il contributo riflette sull’odierno trattamento delle nuove domande di espansione industriale, evidenziandone i limiti e proponendo un possibile approccio innovativo orientato alla riqualificazione dell’esistente, anche alla luce delle possibilità offerte dalla nuova legge urbanistica regionale (n. 24/2017).
Attrattività, spazi del lavoro e impatti sul territorio: l'Emilia centrale
C. Mattioli;F. Zanfi
2022-01-01
Abstract
In non pochi territori del nostro Paese, in particolare nelle aree più dinamiche del Nord, i governi locali, attraverso la loro azione urbanistica, si trovano oggi ad affrontare non solo la difficile questione dello svuotamento del patrimonio produttivo esistente, ma anche una domanda di nuove aree o espansioni industriali, che si lega alla trasformazione del sistema produttivo e logistico e non trova risposta nel riuso degli spazi dismessi, tanto di quelli di piccole dimensioni, obsoleti e marginali, quanto di quelli più ampi, bisognosi di costose bonifiche o incompatibili con il tessuto urbanizzato per la loro localizzazione centrale. La domanda di nuovi spazi per la produzione, dunque, si contrappone e intreccia ai compresenti processi di ritrazione. In contrasto con retoriche diffuse e influenti, essa sollecita una riflessione più generale sul modello di sviluppo economico e territoriale da perseguire e sul significato stesso di “interesse pubblico”, nell’evidente tensione che si crea tra “lavoro” e “ambiente/qualità urbana”, in una stagione segnata da una grave crisi occupazionale. Attraverso l’indagine delle politiche territoriali e di attrattività della Regione Emilia-Romagna e, in particolare, di alcune vicende specifiche (localizzate in aree decentrate, nei capoluoghi, nei distretti industriali), il contributo riflette sull’odierno trattamento delle nuove domande di espansione industriale, evidenziandone i limiti e proponendo un possibile approccio innovativo orientato alla riqualificazione dell’esistente, anche alla luce delle possibilità offerte dalla nuova legge urbanistica regionale (n. 24/2017).File | Dimensione | Formato | |
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