A cento anni dalla prima passeggiata dadaista guidata da Gabrielle Buffet, Louis Aragon, André Breton, Paul Eluard, Thomas Franenke, John Hussar, Benja¬min Pèret, Francis Picabia, Georges Ribemont-Dessaignes, Ja¬cques Rigaut, Carla Bodoni, Philippe Soupault e Tristan Tzara viene spontaneo chiedersi se quell’esperienza possa ancora oggi rivelarsi uno strumento per la scoperta e per prendere coscienza di quanto ci circonda. I principi elaborati dagli artisti negli anni Tren¬ta e Quaranta e successivamente ampliati da Guy Débord, Constant e altri a partire dagli anni Cinquanta sono tuttora considerati una ispirazione per urbani¬sti, architetti, geografi, paesaggisti alternativi che si preoccupano delle trasformazioni dello spazio urbano: attraversare a piedi un territorio, provando ad applicare il metodo psicogeografico, può aiutare a riconoscere e forse a comprendere alcuni fenomeni urbani in corso. In verità, come vedremo, nel corso di questo secolo, l’originaria indagine psicogeografica si è arricchita di contenuti e di nuove modalità, ha affrontato paesaggi urbani, naturali e ibridi, ha fatto uso di nuove tecnologie, per esempio del cinema, ha dimenticato in parte il fine artistico e ludico della sua azione, sebbene non abbia mai perduto il suo carattere di esperienza antagonista.
Derive contemporanee
Francesco Repishti
2022-01-01
Abstract
A cento anni dalla prima passeggiata dadaista guidata da Gabrielle Buffet, Louis Aragon, André Breton, Paul Eluard, Thomas Franenke, John Hussar, Benja¬min Pèret, Francis Picabia, Georges Ribemont-Dessaignes, Ja¬cques Rigaut, Carla Bodoni, Philippe Soupault e Tristan Tzara viene spontaneo chiedersi se quell’esperienza possa ancora oggi rivelarsi uno strumento per la scoperta e per prendere coscienza di quanto ci circonda. I principi elaborati dagli artisti negli anni Tren¬ta e Quaranta e successivamente ampliati da Guy Débord, Constant e altri a partire dagli anni Cinquanta sono tuttora considerati una ispirazione per urbani¬sti, architetti, geografi, paesaggisti alternativi che si preoccupano delle trasformazioni dello spazio urbano: attraversare a piedi un territorio, provando ad applicare il metodo psicogeografico, può aiutare a riconoscere e forse a comprendere alcuni fenomeni urbani in corso. In verità, come vedremo, nel corso di questo secolo, l’originaria indagine psicogeografica si è arricchita di contenuti e di nuove modalità, ha affrontato paesaggi urbani, naturali e ibridi, ha fatto uso di nuove tecnologie, per esempio del cinema, ha dimenticato in parte il fine artistico e ludico della sua azione, sebbene non abbia mai perduto il suo carattere di esperienza antagonista.File | Dimensione | Formato | |
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