Il testo interpreta il tema dell’Estetica contemporanea in relazione al concetto di Paesaggio, in quanto rappresentazione complessa del rapporto tra ‘pratica artistica’ e ‘attività tecnica’, ovvero ‘sfondo’ su cui si confrontano osservazione, interpretazione e sperimentazione dell’architettura. La scrittura si costruisce attraverso un ‘viaggio’ che interpreta i diversi livelli dell’estetica in rapporto alle diverse forme dello sguardo: quello fotografico, che diviene strumento capace di cogliere le trame visibili e invisibili del paesaggio; quello architettonico, in cui la forma torna a prevalere sull’estetica artistica, divenendo categoria fondamentale della pratica architettonica e urbana; quello artistico, in cui l’immagine prevale sul reale, ponendosi non solo come oggetto da osservare, ma anche come soggetto dello sguardo, connesso all’esperienza visiva e dunque all’atto del ‘vedere’, in quanto azione consapevolmente orientata a definire un orizzonte nuovo, cui il paesaggio stesso fa da sfondo. Il testo ‘chiude’ proponendo un osservatorio che guarda all’estetica della ‘fragilità’ come l’orizzonte comune entro il quale elaborare una possibile pratica/teorica del progetto contemporaneo, nella consapevolezza che la fragilità è ormai un fenomeno connaturato nei nostri paesaggi, di cui rappresenta non solo la sfera fisica, ma anche quella sociale, culturale, etica e tecnica. Proprio la fragilità infatti sembra offrire occasioni oggi per ripensare un’estetica del progetto che a partire proprio dalle fratture, dalle debolezze, dalle discontinuità dei nostri territori, dalla sfera dunque del ‘transitorio, del fuggevole, del contingente’, come direbbe Baudelaire, è in grado di aprire nuovi scenari, possibili aperture e probabili orizzonti del progetto, disvelando inediti percorsi esplorativi dell’osservatorio disciplinare e nuovi strumenti operativi.
In forma di racconto: per una possibile "estetica della fragilità". Un viaggio attraverso lo sguardo, la scrittura e l'immagine del paesaggio contemporaneo
Guya, Bertelli
2022-01-01
Abstract
Il testo interpreta il tema dell’Estetica contemporanea in relazione al concetto di Paesaggio, in quanto rappresentazione complessa del rapporto tra ‘pratica artistica’ e ‘attività tecnica’, ovvero ‘sfondo’ su cui si confrontano osservazione, interpretazione e sperimentazione dell’architettura. La scrittura si costruisce attraverso un ‘viaggio’ che interpreta i diversi livelli dell’estetica in rapporto alle diverse forme dello sguardo: quello fotografico, che diviene strumento capace di cogliere le trame visibili e invisibili del paesaggio; quello architettonico, in cui la forma torna a prevalere sull’estetica artistica, divenendo categoria fondamentale della pratica architettonica e urbana; quello artistico, in cui l’immagine prevale sul reale, ponendosi non solo come oggetto da osservare, ma anche come soggetto dello sguardo, connesso all’esperienza visiva e dunque all’atto del ‘vedere’, in quanto azione consapevolmente orientata a definire un orizzonte nuovo, cui il paesaggio stesso fa da sfondo. Il testo ‘chiude’ proponendo un osservatorio che guarda all’estetica della ‘fragilità’ come l’orizzonte comune entro il quale elaborare una possibile pratica/teorica del progetto contemporaneo, nella consapevolezza che la fragilità è ormai un fenomeno connaturato nei nostri paesaggi, di cui rappresenta non solo la sfera fisica, ma anche quella sociale, culturale, etica e tecnica. Proprio la fragilità infatti sembra offrire occasioni oggi per ripensare un’estetica del progetto che a partire proprio dalle fratture, dalle debolezze, dalle discontinuità dei nostri territori, dalla sfera dunque del ‘transitorio, del fuggevole, del contingente’, come direbbe Baudelaire, è in grado di aprire nuovi scenari, possibili aperture e probabili orizzonti del progetto, disvelando inediti percorsi esplorativi dell’osservatorio disciplinare e nuovi strumenti operativi.File | Dimensione | Formato | |
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