Questo studio delle lezioni tenute dal prof. Rogers negli anni ‘52/’56 ancora assolutamente attuali,costituisce il fondamento di un corso di Elementi d’Architettura. Dare di nuovo voce a chi rappresentò il momento d’iniziazione, vuol dire, però, porre nella prospettiva della competenza milanese elaborata nella modernità, il mio lavoro con gli studenti di oggi. Le lezioni di oggi così potrebbero divenire il punto d’avvio al mestiere per gli architetti di domani. I laboratori che completeranno il ciclo del loro percorso, avranno così radici profonde per spingersi ben dentro i problemi d’oggi e saperli guardare “sub specie architettonica”. Con queste parole di Rogers, ribadisco la sapienza del maestro che sui “fatti” dell’architettura (opere che hanno fatto storia) costruiva un pensiero teorico sull’idea degli stili non intesi come regole che ebbero vigore in un tempo, ma come conquiste dell’arte nel farsi più esperta dei propri mezzi di osservazione e conoscenza del mondo per l’abitare degli uomini. Un’avvertenza. Lo studio, in quanto tale, non è un puro documento. Ho rispettato la lettera delle lezioni, per penetrarne i contenuti. Non ne ho fatto oggetto di uno studio filologico. D’altra parte, nel presentarlo, intendo riattivare la memoria del pensiero di chi, per rinnovare l’architettura moderna, si confrontò con i predecessori, Milizia, Boito, Annoni. Lo fece dicendosi solidale al pensiero di Gropius, perchè condivideva, con Argan, i suoi principi etici. Non so se potesse condividere l’insegnamento della sua scuola. In ogni caso la parola chiave che coniò come blasone, continuità, rifiuta la tabula rasa. Dunque, Rogers cercava di attingere i principi metastorici dell’architettura. Il cui fondamento era l’“analisi” delle opere d’architettura, a partire da quelle più recenti, ma nel contesto di una comparazione essenziale con le più antiche, nella convinzione che fosse necessario “rinnovare” l’idea di modernità non solo nell’Architettura. Nel prendere posizione per la modernità, chiamando a suo mentore Gropius, l’intento era quello di rinnovare la modernità. Il rifiuto della “discontinuità” che considerava sterile, era inteso appunto ad un rinnovamento che potesse attingere ai fondamenti che si dicono metastorici, per indicarne la funzione genetica nella replica. La replica rinnova, tradisce e tramanda. Genesi è la duplice azione interdipendente del costruire sé stessi e edificare. Per costruire sé stessi infatti occorre assimilare il sapere di chi ha fatto prima. Operare un’analisi di ciò che si è osservato. Ma per costruire bisogna concepire un’idea dallo “sperare contra spem”. Un duplice fondamento, in sé stessi e nel mondo genera l’azione del costruire. Questo è il fondamento filosofico dell’Architettura per il quale occorre avere praticato l’arte e il mestiere per farne la teoria. La teoria viene sempre dopo l’aver fatto. E si fa solo al presente. Perciò l’opzione della modernità non fu mai in discussione.

E.N. Rogers al Politecnico di Milano: ripercorrere un'eredità-E.N. Rogers at Politecnico di Milano: retracing a legacy

Contin, A.
2021-01-01

Abstract

Questo studio delle lezioni tenute dal prof. Rogers negli anni ‘52/’56 ancora assolutamente attuali,costituisce il fondamento di un corso di Elementi d’Architettura. Dare di nuovo voce a chi rappresentò il momento d’iniziazione, vuol dire, però, porre nella prospettiva della competenza milanese elaborata nella modernità, il mio lavoro con gli studenti di oggi. Le lezioni di oggi così potrebbero divenire il punto d’avvio al mestiere per gli architetti di domani. I laboratori che completeranno il ciclo del loro percorso, avranno così radici profonde per spingersi ben dentro i problemi d’oggi e saperli guardare “sub specie architettonica”. Con queste parole di Rogers, ribadisco la sapienza del maestro che sui “fatti” dell’architettura (opere che hanno fatto storia) costruiva un pensiero teorico sull’idea degli stili non intesi come regole che ebbero vigore in un tempo, ma come conquiste dell’arte nel farsi più esperta dei propri mezzi di osservazione e conoscenza del mondo per l’abitare degli uomini. Un’avvertenza. Lo studio, in quanto tale, non è un puro documento. Ho rispettato la lettera delle lezioni, per penetrarne i contenuti. Non ne ho fatto oggetto di uno studio filologico. D’altra parte, nel presentarlo, intendo riattivare la memoria del pensiero di chi, per rinnovare l’architettura moderna, si confrontò con i predecessori, Milizia, Boito, Annoni. Lo fece dicendosi solidale al pensiero di Gropius, perchè condivideva, con Argan, i suoi principi etici. Non so se potesse condividere l’insegnamento della sua scuola. In ogni caso la parola chiave che coniò come blasone, continuità, rifiuta la tabula rasa. Dunque, Rogers cercava di attingere i principi metastorici dell’architettura. Il cui fondamento era l’“analisi” delle opere d’architettura, a partire da quelle più recenti, ma nel contesto di una comparazione essenziale con le più antiche, nella convinzione che fosse necessario “rinnovare” l’idea di modernità non solo nell’Architettura. Nel prendere posizione per la modernità, chiamando a suo mentore Gropius, l’intento era quello di rinnovare la modernità. Il rifiuto della “discontinuità” che considerava sterile, era inteso appunto ad un rinnovamento che potesse attingere ai fondamenti che si dicono metastorici, per indicarne la funzione genetica nella replica. La replica rinnova, tradisce e tramanda. Genesi è la duplice azione interdipendente del costruire sé stessi e edificare. Per costruire sé stessi infatti occorre assimilare il sapere di chi ha fatto prima. Operare un’analisi di ciò che si è osservato. Ma per costruire bisogna concepire un’idea dallo “sperare contra spem”. Un duplice fondamento, in sé stessi e nel mondo genera l’azione del costruire. Questo è il fondamento filosofico dell’Architettura per il quale occorre avere praticato l’arte e il mestiere per farne la teoria. La teoria viene sempre dopo l’aver fatto. E si fa solo al presente. Perciò l’opzione della modernità non fu mai in discussione.
2021
Altralinea
9791280178374
Architettura, Continuità,Scuola di Architettura
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1226832
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