Il contributo presenta una riflessione sul ruolo del patrimonio costruito e dei centri storici rispetto ai cambiamenti delle dinamiche relative al turismo di prossimità nel periodo immediatamente successivo alla pandemia di COVID-19. In questa fase, le principali destinazioni culturali nei centri storici caratterizzati da una crescente “monocultura” del turismo (ad esempio: Venezia, Firenze) hanno registrato un rilevante calo nelle presenze, con importanti conseguenze. Allo stesso tempo, i flussi di visitatori si sono spostati dai più noti “poli” alle aree “marginali” e, in particolare, ai cosiddetti piccoli “borghi” identificati come la destinazione ideale per il turismo di prossimità. Ricchi di patrimonio culturale, i centri storici nelle aree interne offrono un'alternativa al turismo di massa. Se da un lato questi processi hanno riportato l'attenzione sui piccoli centri, dall’altro hanno messo in evidenza alcune problematiche già esistenti: su tutte la possibile “turistificazione” del patrimonio diffuso e la capacità di carico dei “borghi” nelle aree interne, spesso caratterizzati da scarsità e lontananza dei servizi essenziali e da criticità nelle infrastrutture. Analizzando criticamente e mettendo a confronto la letteratura, le informazioni e i dati a livello nazionale e internazionale, il contributo esamina i possibili rapporti causa-effetto dei processi del turismo post-pandemia sul patrimonio costruito diffuso, investigando casi studio specifici e strumenti di tutela e gestione sia nelle grandi città, sia nei piccoli centri italiani.
Towards a tourism of proximity. Small historical centers as catalysts of new living models
M. C. Giambruno;S. Pistidda;B. Silva;F. Vigotti
2022-01-01
Abstract
Il contributo presenta una riflessione sul ruolo del patrimonio costruito e dei centri storici rispetto ai cambiamenti delle dinamiche relative al turismo di prossimità nel periodo immediatamente successivo alla pandemia di COVID-19. In questa fase, le principali destinazioni culturali nei centri storici caratterizzati da una crescente “monocultura” del turismo (ad esempio: Venezia, Firenze) hanno registrato un rilevante calo nelle presenze, con importanti conseguenze. Allo stesso tempo, i flussi di visitatori si sono spostati dai più noti “poli” alle aree “marginali” e, in particolare, ai cosiddetti piccoli “borghi” identificati come la destinazione ideale per il turismo di prossimità. Ricchi di patrimonio culturale, i centri storici nelle aree interne offrono un'alternativa al turismo di massa. Se da un lato questi processi hanno riportato l'attenzione sui piccoli centri, dall’altro hanno messo in evidenza alcune problematiche già esistenti: su tutte la possibile “turistificazione” del patrimonio diffuso e la capacità di carico dei “borghi” nelle aree interne, spesso caratterizzati da scarsità e lontananza dei servizi essenziali e da criticità nelle infrastrutture. Analizzando criticamente e mettendo a confronto la letteratura, le informazioni e i dati a livello nazionale e internazionale, il contributo esamina i possibili rapporti causa-effetto dei processi del turismo post-pandemia sul patrimonio costruito diffuso, investigando casi studio specifici e strumenti di tutela e gestione sia nelle grandi città, sia nei piccoli centri italiani.File | Dimensione | Formato | |
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